Gender e politiche familiari: ecco chi è von der Leyen

Donna, sette figli, luterana praticante. Bastano questi tre aspetti del profilo di quello che si appresta a diventare il nuovo presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, per aspettarsi a Bruxelles una svolta a favore di vita e famiglia e una riscoperta delle radici cristiane dell’Europa? La risposta da parte dell’associazionismo pro-life italiano è netta: no, anzi.

L'allarme di Pro Vita e Famiglia

L’associazione Pro Vita e Famiglia e il Congresso Mondiale delle Famiglie hanno lanciato l’allarme per il passato politico della von der Leyen, condito da posizioni progressiste in merito a nozze omosessuali e ideologia gender. Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vicepresidente delle due organizzazioni, affermano che da “ministro degli Affari sociali, delle Donne, della Famiglia e della Salute della Bassa Sassonia nel 2003 e riconfermata dopo da Angela Merkel, ha proposto e diffuso il cosiddetto ‘Gender mainstreaming’, che significa cercare di cancellare la distinzione sessuale tra uomo e donna e l’eterosessualità come norma”. Non solo. Brandi e Coghe spiegano che la von der Leyen, da ministro della Difesa tedesco, “si era lamentata non solo delle discriminazioni di gay e transessuali nell’esercito, ma anche del loro esiguo numero tra le truppe”.

La posizione sulle adozioni omosessuali

Correva l’anno 2005 quando la von der Leyen divenne ministro della Famiglia. In Italia montava la polemica sulle cosiddette pacs, una prima forma di unione civile che fu poi respinta dal voto in Parlamento. Il neo-ministro tedesco rilasciò un’intervista a Famiglia Cristiana, nella quale spiegava che “in Germania esiste la possibilità, per coppie dello stesso sesso, di essere parzialmente riconosciute dallo Stato al fine di veder regolati i diritti e i doveri degli interessati. Non è prevista, invece, alcuna possibilità di adozione. I cristiano-democratici riconosceranno lo status quo, ma non intendono andare oltre tale legislazione”. Il tempo passa, e le idee possono cambiare. Nel 2017, infatti, il Bundestag approvò la legge che consente a coppie dello stesso sesso di sposarsi ed anche di adottare bambini: la Merkel, pur votando contro, lasciò ai deputati della Cdu libertà di coscienza. La von der Leyen – si legge anche su Wikipedia – fu tra i pochi parlamentari cristiano-democratici a votare a favore. Già nel 2013, del resto, sembrava abbandonare la posizione della maggioranza del partito sul tema delle adozioni agli omosessuali. “Non conosco studi – spiegava all’emittente radiofonica Deutschlandfunk – che affermino che i bambini cresciuti da coppie omosessuali crescano diversamente rispetto ai bambini (cresciuti, ndr) in matrimoni eterosessuali”.

Le politiche familiari

Se sulle questioni antropologiche, dunque, le posizioni della von der Leyen appaiono alquanto progressiste, l’altro piatto della bilancia, quello dell’attenzione alle politiche familiari, appare piuttosto carico di iniziative incoraggianti. Appena nominata ministro della Famiglia, si fece promotrice della battaglia per consentire alle donne tedesche di conciliare famiglia e lavoro. Fu pronta ad affrontare le perplessità dell’allora ministro delle Finanze, Peer Streinbruck, su come trovare i fondi per questo tipo di misure: asili nido gratis ed aumento del congedo parentale da 12 a 14 mesi (al 67% dello stipendio) se l’altro genitore usufruisce di una parte del periodo. Alla fine prevalse lei, tanto che la rivista Politico nel 2014 le riconobbe la caratura e l’ascesa con questa descrizione: “Nel giro di un paio di mesi von der Leyen passò dall’essere una sconosciuta al novero dei dieci politici più importanti del Paese, secondo i sondaggi”.