Garante Privacy contro “padre” e “madre”

Nell'agosto scorso il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha dato disposizione affinché sul sito del Viminale venisse ripristinata la dicitura “madre” e “padre” in sostituzione di “genitore 1” e “genitore 2” sul modulo per richiedere la carta d'identità elettronica. Ora però l'iniziativa del segretario della Lega, il quale si era rivolto al Garante per la Privacy affinché si pronunciasse, è stata bloccata dalla stessa Autorità.

Le motivazioni e la reazione di Salvini

Secondo il Garante – come si legge nel pronunciamento datato 31 ottobre scorso – “la modifica in esame è suscettibile di introdurre, ex novo, profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, è presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica 'padre' o 'madre'. Ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta (l'assenso) di entrambi i genitori del minore (documento valido per l'espatrio)“. L'Autorità ipotizza casi in cui la responsabilità genitoriale e la trascrizione nei registri dello stato civile dei figli seguono una sentenza di adozione in casi particolari, la trascrizione di atti di nascita formati all'estero, il riconoscimento in Italia di provvedimenti di adozione pronunciati all'estero, la rettifica di attribuzione del sesso, oppure quando a registrare sia direttamente il sindaco. In questi casi, il rilascio del documento “potrebbe essere impedito dall'ufficio – in violazione di legge – oppure, potrebbe essere subordinato a una dichiarazione non corrispondente alla realtà, da parte di uno degli esercenti la responsabilità genitoriale. Infatti, nella richiesta del documento, nella ricevuta rilasciata dall'ufficio e, soprattutto, nel documento d’identità rilasciato per il minore, il dato relativo a uno dei genitori sarà indicato in un campo riportante una specificazione di genere non corretta, non adeguata o non pertinente alla finalità perseguita”. In pratica, sostituendo il termine 'genitori' con 'padre' e 'madre', si “rischierebbe di imporre in capo ai dichiaranti”, al momento della richiesta del rilascio del documento di identità del minore, “il conferimento di dati inesatti o di informazioni non necessarie di carattere estremamente personale, arrivando in alcuni casi a escludere la possibilità di rilasciare il documento”. Il ministro Salvini si dice tuttavia intenzionato a non retrocedere. “Noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà”, ha commentato.

Gruppi pro-famiglia: “Gli italiani sono con Salvini”

“Chi non dice la verità non può garantire alcun diritto, al massimo può contribuire a farne perdere”: con queste parole Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente i presidenti di Pro Vita e Generazione Famiglia (associazioni tra le organizzatrici del Family Day) si scagliano contro il parere negativo del Garante Privacy alla sostituzione dell'indicazione di 'genitore 1' e 'genitore 2' con 'padre' e 'madre' nella carta di identità elettronica per i figli minorenni. “Massimo sostegno a Matteo Salvini” dichiarano poi i presidenti Toni Brandi e Jacopo Coghe, che “vada avanti come ha detto, la maggioranza degli italiani è con lei ed era ora che qualcuno la rappresentasse”. Per i due presidenti “è proprio quella modifica sulla carta d’identità che esporrebbe a un vero e grande rischio, quello di non tutelare i bambini, il che si tradurrebbe nella possibilità di darli in pasto ai capricci degli adulti che li richiedono”. “Difendere il concetto di mamma e papà – hanno concluso Brandi e Coghe – è la semplice realtà delle cose. Ogni bambino ha bisogno di madre e padre come gli stessi membri del Garante della Privacy avranno sperimentato in tenera età. Bernanos diceva: 'Il primo segno di corruzione in una società che è ancora viva è che il fine giustifica i mezzi', beh siamo esattamente arrivati al punto di nascondere la verità per giustificare quella che è a tutti gli effetti la compravendita di un bambino come fosse un prodotto”.