Fca-Psa, la fusione che fa bene agli operai

Una grande novità dell'accordo Fca-Psa è l'ingresso, nel consiglio di amministrazione, di rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori. È il cosiddetto “modello tedesco“, che ha accolto il parere positivo delle principali sigle di sindacato che guardano, in modo del tutto positivo, al rafforzamento delle relazioni sindacaliInterris.it ha chiesto a Giuseppe di Taranto, professore ordinario di storia dell'economia e dell'impresa alla Luiss, i principali temi di riforma previsti dalla fusione.

Professore, Bentivogli ha parlato della fusione come di un grande piano di politica industriale: perché?
“Sappiamo bene che oggi il mercato delle auto è in crisi. Fra l'altro, noi non siamo tra i maggiori costruttori di auto, poiché al primo posto si colloca la Germania con la Volkswagen. Per questi motivi, la fusione è un aspetto molto positivo. Nell'era della globalizzazione contano molto le dimensioni, perché permettono di ridurre i costi unitari ed essere competitivi sul mercato. C'è, poi, un altro aspetto: Peugeot, di proprietà del gruppo Psa, si sta specializzando in auto elettriche e può aiutare Fca a entrare in un settore ritenuto dominante per il futuro”.

Perché i lavoratori saranno tutelati? Ha senso dire che con i lavoratori nel cda cade un elemento novecentesco?
“La fusione fra i due gruppi favorirà il miglioramento delle relazioni industriali perché consentirà l'apporto fra capitale e lavoro. Si tratta di una teoria economica incentrata sulla cosiddetta 'cogestione'. In questo periodo in cui le multinazionali giocano al ribasso dei salari, far partecipare i lavoratori è un elemento innovativo”.

Perché si parla di modello tedesco? Quale sarà il ruolo dei sindacati?
“Si parla di modello tedesco perché quello, appunto, della cogestione è uno strumento utilizzato inizialmente in Germania. In seguito è stato abbandonato, per cui il fatto che sia stato ripreso è un notevole passo in avanti. Sono certo che porterà a risultati molto positivi: si  tratta di un segnale che si dà alla controparte del capitale, cioè al modo operaio, che ne ha bisogno”.