“Donne Crocifisse”: la risonanza pubblica dell'invito di don Aldo

Ha colto nel segno Don Aldo Buonaiuto, sacerdote dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII con il suo libro Donne Crocifisse, edito da Rubbettino, da ieri disponibile in tutte le librerie e online. Nelle intenzioni dell'autore, passare in rassegna le storie impensabili delle donne vittime della tratta non è un atto di cronaca fine a sé stesso, ma ha lo scopo di smuovere le coscienze personali in prima istanza e sensibilizzare i governi su una piaga che, spesso, tarda a definirsi in maniera chiara: “È semplicemente disdicevole, oltreché affatto risolutivo, ipotizzare che un Paese come l'Italia pensi di risolvere il problema del mercato delle schiave del sesso trasferendole in ambienti legalizzati e trasformando lo Stato nel grande 'protettore' ovvero nel pappone ufficiale di queste figlie” ha affermato perentorio don Aldo. 
Una denuncia che non è caduta invano, come dimostra la risposta del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, all'appello contenuto nel libro: “Bisogna battersi con più determinazione e coraggio contro la piaga della prostituzione, la tratta di tante giovani donne oggi ridotte in schiavitù nell'indifferenza della società e spesso delle istituzioni”. E lo conferma il successo mediatico che ha fatto della semplice pubblicazione di un libro l'occasione per un dibattito franco e urgente sul problema. 
La trama iniqua delle donne vittime di tratta non ha lasciato indifferente Papa Francesco, il quale ha voluto curare personalmente la prefazione del libro, che è stato pubblicato in anteprima sul quotidiano Repubblica, in seguito ripresa dallo stesso portale media vaticano Vatican NewsNon poteva non esordire con l'intervento del Pontefice in prima pagina il quotidiano vaticano L'Osservatore Romano, ribadendo la sensibilità del Santo Padre su un tema così delicato. Sul quotidiano La Stampa, il giornalista Giacomo Galeazzi ha rintracciato l'azione di don Aldo come l'ennesima, lodevole tappa di un “cammino particolare” iniziato negli anni Novanta dal “prete della tonaca lisa”, don Oreste Benzi, che ha fatto della Comunità Papa Giovanni XXIII, una casa di accoglienza per le prositute bisognose di rinascita. Il quotidiano digitale Open Online, diretto dal giornalista Enrico Mentana, ha, invece, posto l'accento sulla ferma condanna del sacerdote verso “tutte le moderne forme di schiavitù”, incluse le professioni dei sex workers, di coloro che scelgono “liberamente” di fornire prestazione sessuale. Come, d'altronde, confermato da una sentenza emessa lo scorso marzo dalla Consulta, “vendere il proprio corpo non è mai un atto totalmente libero, ma un'azione spesso determinata da fattori che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell'individuo”. Interpellato dalla giornalista Ester Palma sul Corriere della Sera, don Aldo Buonaiuto ha proposto in Italia un modello analogo a quello nordico, che contempla la corresponsabilità penale della tratta aò cosidetto “cliente”: una soluzione che – a detta dell'autore – serve a “cambiare la mentalità di chi compra una ragazza o una bambina per la strada pensando di non fare in fondo niente di male”. Anche il quotidiano cattolico francese La Croix ha ripreso la notizia, soffermandosi sulla ferma condanna di Papa Francesco. Dello stesso tenore, il portale d'informazione castigliano Religión Digital, che ha ripreso le dure parole del Pontefice sul fenomeno della tratta, riproposte anche dal portale internazionale Cope e dall'agenzia internazionale Zenit.