Don Buonaiuto: “Chi va a prostitute è complice della mafia”

Il fenomeno della prostituzione sulle strade italiane. Se n'è parlato stamattina a Storie Italiane, trasmissione su Rai Uno. Ospite don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e animatore spirituale dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII da sempre impegnato nel sostegno alle vittime della tratta, il quale ha ribadito che “questo non è il mestiere più antico del mondo, è l'ingiustizia più insopportabile del mondo“. A suo avviso “è troppo nobile chiamare clienti coloro che sfruttano queste ragazze. Sono degli sfruttatori, così dobbiamo chiamarli”. Il prete di strada ha ricordato che “come Comunità Papa Giovanni XXIII da anni ci occupiamo di dare sostegno a queste ragazze e conosciamo benissimo il racket che c'è dietro questo fenomeno”.

“Chi va a prostitute è complice di una mafia”

Don Aldo ha poi respinto il tentativo di rinchiudere in una categoria sociale i clienti delle prostitute. “Ci sono persone di ogni ceto”, ha detto. E sono sempre più spudorate. “Una volta – ha raccontato – almeno quando vedevano un prete sulla strada, cambiavano rotta, ora invece restano insospettiti senza vergogna“. Don Buonaiuto ha stigmatizzato i clienti citando Papa Francesco, per cui “la prostituzione è un crimine contro l'umanità”, perché “dietro ogni donna che si prostituisce, c’è una schiava”. Queste donne – ha proseguito – “sono schiave di un racket, di una mafia criminale”. Ad esempio – il racconto di don Buonaiuto – “loro non scelgono dove sostare, devono pagare 'il mattone' in cui si fermano a prostituirsi”. Il sacerdote ha ricordato che quella del sesso “è la terza industria più grande del mondo, dove le donne vengono considerate oggetti”. Chi va a prostitute, pertanto, è “complice di questa mafia”.

Don Buonaiuto è tornato a dire che per stroncare il fenomeno va proposto il modello nordico, lanciato in Svezia e ripreso anche in Francia, che chiede di disincentivare la domanda, punendo il cliente. “In Italia c’è una proposta che giace in Parlamento”, la denuncia del sacerdote. E c'è, nella società civile, una petizione dal nome Questo è il mio corpo per chiedere al Parlamento di approvare questa legge.

Il gesto eroico di Carlo Castagna

Nel corso della trasmissione, si è parlato anche della morte di Carlo Castagna, l'uomo che nel 2006 perse moglie, figlia e nipotino di due anni nella strage messa in atto dai vicini di casa. Che lui ebbe la forza di perdonare. Secondo don Aldo Buonaiuto“c’è una santità ordinaria” che si è manifestata nel gesto di perdono di Carlo Castagna. “La fede in Gesù – ha proseguito don Buonaiuto – gli ha dato la forza di andare oltre quel crimine, quella ferocia, e di vedere oltre quell’atto le persone da perdonare. Oggi, in una società così violenta, Carlo insegna ai giovani la nobiltà della persona, la dignità di un questo gesto eroico e santo“.