Cosa serve alla Sanità italiana

E'possibile identificare il caso di malasanità avvenuto a Napoli non più tardi di tre giorni fa come lo specchio di un sistema sanitario nazionale in crisi? L'episodio partenopeo si erge come monito per un servizio che necessita al più presto di interventi mirati per un miglioramento complessivo, affrontando in modo urgente questioni impellenti come l'incremento del personale, del parco mezzi e l'esigibilità dei nuovi Lea. Ora, con i fondi istituiti nella Legge di bilancio 2019, ci si chiede se il contributo istituito possa sopperire alle carenze o risentire della necessaria connessione con la crescita economica prevista dalla Manovra. In questo si inserisce la Fondazione GIMBE, la quale ha stilato un piano di salvataggio del Sistema sanitario nazionale in 12 punti, strumento per le forze politiche nel quale convergere le esigenze per il risanamento del Ssn, e l'Osservatorio per un monitoraggio costante. In Terris ne ha parlato con il dottor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.

 

 Nei giorni scorsi si è assistito a un nuovo grave caso di   malasanità, l'ultimo di una serie di episodi che parlano di un   sistema sanitario che, in troppi casi, accusa forti deficit nei   servizi primari (igiene, mezzi, personale): la questione è   riconducibile esclusivamente a un problema di fondi?
“I soldi pubblici per la sanità sono sempre meno, in parte sono spesi male e i sistemi di controllo e verifica a vari livelli non sempre adeguati. In particolare, tre sono le ragionevoli certezze che derivano dalle analisi indipendenti effettuate dalla Fondazione GIMBE. Innanzitutto, negli anni 2010-2019 il definanziamento a cui è stata sottoposta la sanità raggiunge la ragguardevole cifra di 37 miliardi di euro e l’aumento medio del fondo sanitario nazionale è stato dell'1% per anno, inferiore all’inflazione media annua (1,19%), lasciando di fatto invariato il potere di acquisto di Regioni e aziende sanitarie. In secondo luogo, circa il 20% della spesa sanitaria pubblica (oltre 20 miliardi) non produce alcun ritorno in termini di salute, in quanto assorbita da 6 categorie di sprechi che si annidano a tutti i livelli: sovrautilizzo di prestazioni inefficaci e inappropriate, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi di beni e servizi sanitari e non sanitari, conseguenze del sottoutilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare all’interfaccia ospedale-territorio. Infine, il livello di governance tra Stato e Regioni e tra queste e le aziende sanitarie presenta numerose falle che portano a episodi inaccettabili che conquistano la scena mediatica ma che non sono affatto rappresentative della qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale”.

Nel testo della Legge di Bilancio si parla di 4,5 miliardi per la Sanità pubblica. Secondo lei sono sufficienti per sopperire almeno nell'immediato alle carenze del sistema? Dove si interverrà?
“La legge inviata in Parlamento conferma il miliardo già assegnato per il 2019 dalla precedente legislatura e prevede un aumento di 2 miliardi nel 2020 e di 1,5 miliardi nel 2021, per un incremento complessivo di 4,5 miliardi nel triennio. Tuttavia, le risorse assegnate per il 2020 e per il 2021 sono subordinate alla stipula, entro il 31 gennaio 2019, scadenza assolutamente irrealistica, di un’Intesa Stato-Regioni per il Patto per la Salute 2019-2021 che contempli varie 'misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi'. Oltre all’incremento del fabbisogno sanitario nazionale standard 2019-2021, la Legge di Bilancio prevede risorse finalizzate a specifici obiettivi: al fine di ridurre le liste di attesa 150 milioni nel triennio, esclusivamente destinati all’implementazione e ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche dei sistemi di prenotazione elettronica, ma non per aumentare l’offerta di prestazioni. Per la Medicina generale e per le Scuole di specializzazione sono state stanziate risorse per finanziare ulteriori borse di studio: un intervento rilevante per ridurre gradualmente l’attuale imbuto formativo e ringiovanire il capitale umano. Infine, è previsto un incremento di 2 miliardi per il programma di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico, che ovviamente non vanno a gravare sul fondo sanitario nazionale”.

Cosa manca?
“Dalla manovra restano fuori alcune indifferibili priorità per evitare il collasso della sanità pubblica come i rinnovi contrattuali che, in assenza di risorse vincolate, costringeranno le Regioni ad attingere al fondo sanitario; lo sblocco del turnover del personale sanitario per fronteggiare la verosimile emorragia di professionisti del Ssn conseguente all’applicazione della 'quota 100'; l’esigibilità dei nuovi Lea ancora impossibile sulla maggior parte del territorio nazionale considerato che i nomenclatori tariffari sono ancora 'ostaggio' del Mef per mancata copertura finanziaria; l’eliminazione del superticket. Considerato che il testo della Legge di Bilancio 2019 approda in Parlamento con un paniere triennale per la sanità più ricco delle aspettative è giusto dare merito alla Ministra Grillo di avere sensibilizzato l’intero esecutivo sui bisogni della sanità. Tuttavia, la risoluzione di alcune criticità che rischiano di far precipitare lo 'stato di salute' del Ssn non può essere ulteriormente rinviata: ecco perché la Fondazione GIMBE ha proposto di destinare interamente ai rinnovi contrattuali il miliardo già previsto dalla precedente legislatura e anticipare al 2019 almeno un miliardo per sdoganare i nuovi Lea ed avviare l’eliminazione del superticket e lo sblocco del turnover”.

Al momento le stime segnalano un Pil in ribasso. C'è il rischio, secondo lei, che i fondi promessi alla Sanità pubblica possano risentire di un'eventuale rallentamento nella crescita economica?
“Assolutamente sì, perché i 3,5 miliardi previsti per il 2020-2021 sono inevitabilmente legati ad ardite previsioni di crescita economica. In particolare, la Nota di aggiornamento del Def 2018 azzarda una crescita del Pil del 3,1% nel 2019 che schizza al 3,5% nel 2020 per poi tornare al 3,1% nel 2021, ma contiene l’aumento percentuale della spesa sanitaria a 0,8% nel 2019, 1,9% nel 2020 e 2% nel 2021. Questo primo dato certifica che la crescita della spesa sanitaria nel triennio 2019-2021 rimane ben al di sotto di quella stimata per il Pil nominale; inoltre, considerato che l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale dei prezzi al consumo, la restrizione in termini di spesa reale è ancora più marcata. Rispetto al Def 2018, quella 2019 aumenta dello 0,1% per anno il rapporto spesa sanitaria/Pil (6,5% nel 2019 e 6,4% nel 2020 e nel 2021), ma non conferma l’attesa inversione di tendenza annunciata dal Premier Conte in occasione del discorso per la fiducia”.

Qual è il ruolo di GIMBE nel contributo all'ottimizzazione della Sanità pubblica?
“La Fondazione GIMBE è un’organizzazione no-profit indipendente che da oltre 20 anni favorisce la diffusione e applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività di ricerca, formazione e informazione scientifica, al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità della sanità pubblica. Nel marzo 2013 la Fondazione GIMBE ha lanciato la campagna #salviamoSSN e dal 2016 pubblica annualmente il 'Rapporto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”, per diffondere e consolidare la consapevolezza che la sanità pubblica è una conquista sociale irrinunciabile da preservare alle future generazioni. Nel 2016, la Fondazione ha istituito l’Osservatorio GIMBE sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale per monitorare in maniera continua e sistematica responsabilità e azioni di tutti gli stakeholder, con il fine ultimo di ottenere il massimo ritorno in termini di salute del denaro pubblico investito in sanità. A partire dal novembre 2017, la Fondazione GIMBE ha pertanto ripetutamente esortato tutte le forze politiche in campo alle consultazioni elettorali dello scorso marzo a mettere nero su bianco proposte convergenti per la sanità pubblica, sottolineando che se è vero che non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn, è altrettanto certo che manca un preciso programma politico per il suo salvataggio. Per questo la Fondazione GIMBE ha elaborato un 'piano di salvataggio' del Ssn”.

In cosa consiste?
“Questi i punti:

1. Salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali.
2. Certezze sulle risorse per la sanità: stop alle periodiche revisioni al ribasso e rilancio del finanziamento pubblico.
3. Maggiori capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel pieno rispetto delle loro autonomie.
4. Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perché i bisogni sociali sono strettamente correlati a quelli sanitari.
5. Ridisegnare il perimetro dei Lea secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia e rivalutare la detraibilità delle spese mediche secondo gli stessi criteri.
6. Eliminare il superticket e definire criteri nazionali di compartecipazione alla spesa sanitaria equi e omogenei.
7. Piano nazionale contro gli sprechi in sanità per recuperare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi.
8. Riordino legislativo della sanità integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione.
9. Sana integrazione pubblico-privato e libera professione regolamentata secondo i reali bisogni di salute delle persone.
10. Rilanciare le politiche per il personale e programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari.
11. Finanziare ricerca clinica e organizzativa: almeno l’1% del fondo sanitario nazionale per rispondere a quesiti rilevanti per il Ssn.
12. Programma nazionale d’informazione scientifica a cittadini e pazienti per debellare le fake-news, ridurre il consumismo sanitario e promuovere decisioni realmente informate.

I 12 item del 'piano di salvataggio' del Ssn sono stati utilizzati sia per il monitoraggio dei programmi elettorali di tutte le forze politiche in occasione delle ultime consultazioni, sia per l’analisi del Contratto per il Governo del Cambiamento”.