Copyright, Strasburgo dice sì alla riforma

C'è l'ok di Strasburgo alla controversa legge sul copyright che, in gran parte, rinnoverà la normativa sul diritto d'autore al fine di salvaguardare la libertà di espressione, in particolare sulla rete, ma anche di pareggiare il livello di trattativa tra aziende web e creatori. Sono stati tre anni di lavori, con le associazioni di editori, giornalisti, case cinematografiche a insistere affinché fosse approvata una nuova legge a tutela delle loro creazioni nelle riproduzioni sul web (specie da parte di aziende come il social Facebook e il motore di ricerca come Google). La nuova normativa consentirà in larga parte ai creatori di poter negoziare direttamente con i giganti del web, arrivando a rientrare perlomeno in misura maggiore rispetto alle somme relativamente esigue versate finora per il copyright.

La nuova normativa

Una direttiva, quella approvata dall'Europarlamento, che ha incontrato non pochi ostacoli, primo fra tutti l'insistenza da parte delle aziende del web sui rischi derivanti dalla possibile restrizione della libertà concessa dalla rete, non solo per il cambiamento del potere contrattuale degli editori e creatori, ma anche per altri punti della nuova normativa definiti poco chiari. La maggioranza, al di là dello scetticismo perdurato negli ultimi tre anni, alla fine è stata tutto sommato corposa, visti i 348 sì contro i 274 no (36 gli astenuti). Tra i contenuti principali del testo, la responsabilità diretta delle piattaforme del web dei contenuti caricati sui loro siti (aggregatori di notizie compresi), fatta eccezione per gli snippet (ovvero estratti di articoli) per i quali è comunque prevista una limitazione di lunghezza.

Gli esclusi

Fuori dalle disposizioni della legge anche il caricamento di contenuti su enciclopedie online senza fini commerciali (ad esempio Wikipedia, che nella giornata di ieri aveva oscurato la sua pagina italiana per manifestare il proprio dissenso su alcuni contenuti del testo) o su piattaforme come GitHub e iCloud. Per quanto riguarda la creazione di nuovi portali, le cosiddette start-up, saranno previste normative meno rigide, con esclusione dall'applicazione per tutti quei contenuti creati e utilizzati a fini di insegnamento o ricerca.