COMO, LA NOSTRA CALAIS: ALL’ADDIACCIO, CENTINAIA DI PROFUGHI VERSO NORD

Como è una piccola e solitaria città di provincia lombarda, finora nota per lo splendido lago e i paesaggi di quiete. Negli ultimi giorni, invece, alcuni opinionisti l’hanno paragonata a città di frontiera, come Ventimiglia in Svizzera o addirittura Calais, nel passo a nord della Francia, sul Canale della Manica, sulla cosiddetta via Francigena, che conduceva anticamente dall’Europa centrale a Roma. Oggi, invece, da Roma e dal resto d’Italia in molti cercano un passaggio per migrare verso il Nord, verso il Regno Unito o ancora più su.

Al confine con la Svizzera, con il Canton Ticino, Como è diventato il luogo disperato per la speranza dei migranti che, giunti sulle nostre coste salvandosi miracolosamente alla furia del mare e degli sfruttatori della tratta umana, cercano di lasciare questo nostro ormai povero Paese per dirigersi verso il Settentrione europeo. Da una decina di giorni, la stazione comasca di San Giovanni è il cuore, affaticato, di un flusso di migranti, perlopiù eritrei, somali e gambiani, moltissimi i bambini, ammassati all’addiaccio, intenzionati ad attraversare il confine, nascondendosi sui treni o perfino a piedi lungo i binari o ai bordi delle autostrade.

I residenti e gli operatori umanitari denunciano la situazione come ormai insostenibile, soprattutto nelle ore serali, quando i migranti che si preparano ad affrontare la notte fuori, nei pressi della stazione, sono oltre un centinaio.

Secondo i dati dell’Amministrazione federale delle Dogane svizzere, nei primi sei mesi di quest’anno, sono stati 3.600, i migranti che hanno oltrepassato il confine del Ticino. Il picco è stato nella penultima settimana di giugno, con 1.123 passaggi. La maggior parte sono stati rimandati in Italia, dove hanno cercato riparo proprio alla stazione di Como.

Le associazioni di volontariato e la Caritas si sono attivate per rispondere alla situazione di emergenza umanitaria che si è creata, in parte anche prevista, in quanto si sono intensificati i controlli a Ventimiglia e al Brennero da alcune settimane e la stazione centrale di Milano è sovraffollata da mesi.

Non è facile gestire la situazione, perché si tratta di persone che arrivano con l’idea di raggiungere la Germania e non sono intenzionate a fermarsi a Como; quindi, possiamo limitarci alla prima accoglienza: un pasto, una coperta, in caso di necessità una medicina, ma poco più”, ha dichiarato all’agenzia di informazione Sir Roberto Bernasconi, il direttore della Caritas diocesana. “Credo, però, che il tema vada messo subito nell’agenda delle istituzioni, perché è sempre meglio essere pronti a nuovi arrivi”, ha aggiunto. A seguito del tam tam sui Social Network, è scattata una rete di solidarietà e molti comaschi hanno portato in stazione vestiti, cibo, acqua, aiuto.