Chi nasce al Sud vive 10 anni di meno

Nel Sud d'Italia l'aspettativa di vita è molto inferiore rispetto a quella del Centro-Nord. I dati parlano chiaro: dai tre ai dieci anni in meno. Una disparità tra Settentrione e Meridione che ha molteplici cause, alcune delle quali ormai radicate da decenni nel territorio e dunque difficili da estirpare. Differenze che tagliano il Belpaese in due parti: un Nord ricco e benestante e un Sud più povero (anche culturalmente) e dove si muore prima. Molto prima. Ma le differenze non sono solo relative all'aspettativa di vita che, invece, è il risultato finale di molteplici fattori. Il rapporto Istat 2019, con dati che si riferiscono al 2017, bene fotografa la forbice tra Nord e Sud d'Italia in diversi settori. In primis la povertà. Nel 2017 è cresciuta sia la povertà assoluta (colpisce il 6,9% delle famiglie residenti) sia quella relativa (12,3% delle famiglie). Il rapporto conferma il forte svantaggio del Mezzogiorno, con il 10,3% delle famiglie in povertà assoluta e quasi un quarto in povertà relativa.

Criminalità

Se nel 2017 sul piano nazionale migliorano quasi tutti gli indicatori legati alla criminalità – confermato il trend discendente per gli omicidi volontari (0,59 per centomila abitanti) e la diminuita incidenza dei furti denunciati (2.090,8 per centomila abitanti) e delle rapine (50,5 per centomila abitanti) – rimangono però forti differenze a livello territoriale. L’incidenza maggiore di omicidi si registra nel Mezzogiorno, con la Puglia al primo posto; per le rapine il primato negativo spetta alla Campania, con un valore circa doppio rispetto alle regioni che la seguono (Lombardia, Lazio e Piemonte). Il Centro-nord presenta, però, i tassi più elevati per i furti denunciati, 2.343,1 per centomila abitanti, rispetto a circa 1.600 nel Mezzogiorno.

Lavoro

Nel 2018 il tasso di occupazione dei 20-64enni è salito al 63%, un valore di poco superiore a quello del 2008, anno pre crisi. Ma, nonostante i dati positivi, si conferma il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Quest'ultimo presenta al contrario il valore più elevato di lavoro sommerso: è pari al 18,6%, con un massimo del 22,3% in Calabria. Il lavoro sommerso, oltre a essere maggiormente diffuso nelle unità produttive più piccole, è caratterizzato da forti specificità settoriali: nell’agricoltura è irregolare oltre un quinto degli occupati. Sempre secondo il rapporto Istat, nel 2018 il tasso di disoccupazione si riduce per il quarto anno consecutivo, attestandosi al 10,6%, più alto di 4,5 punti percentuali rispetto al minimo del 2007. Ma anche in questo caso rimangono forti le differenze regionali, con un valore del Mezzogiorno superiore di oltre tre volte a quello del Nord-est.

Unioncamere

Le divergenze spingono molti giovani ad emigrare al Nord. Lo evidenzia la fotografia scattata dall’indagine Unioncamere sulle imprese giovanili tra il 2011 e il 2018: un under 35 su dieci si sposta dal Sud al Nord per avviare una nuova impresa. Sono 41mila i giovani imprenditori del Mezzogiorno che hanno scelto di spostarsi altrove, con una media di un giovane su 10. Le Regioni con maggiore mobilità sono Molise (22,8%), Calabria (21,6%) e Basilicata (19,7%). Secondo la mappa tracciata da Unioncamere, inoltre, la Lombardia è la meta preferita dai giovani imprenditori che arrivano dalla Calabria, dall’Emilia-Romagna, dal Piemonte, Sardegna, Sicilia e Puglia, mentre dall’Abruzzo, dalla Toscana e dall’Umbria si spostano in Lazio. Al fine di colmare il divario, il Governo ha avviato il bonus “Resto al Sud”, un incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali avviate dagli under 46 nelle regioni del Mezzogiorno. 

Sanità e salute: 10 anni di vita in meno

In Italia la spesa sanitaria pubblica supera di poco i 2.500 dollari pro capite (in Ppa) a fronte degli oltre 3.000 spesi in Francia e Regno Unito e dei 4.000 in Germania. I tumori e le malattie del sistema circolatorio sono le patologie per cui è più frequente il ricovero ospedaliero: nel 2016 in Italia i decessi per tumori e malattie del sistema circolatorio sono rispettivamente 25,3 e 29,6 ogni diecimila abitanti. Nel Mezzogiorno la mortalità per tumori si conferma inferiore alla media nazionale (anche se la Campania presenta i tassi di mortalità più elevati tra quelli regionali) mentre è più elevata quella per malattie del sistema circolatorio, dovute principalmente da cattive abitudini quali fumo, alcool e obesità. Nel Centro-nord è più alta la quota di consumatori di alcol, nel Mezzogiorno quella di persone obese, nel Nord-ovest la percentuale di fumatori. Da quanto emerge dalla Relazione 2019 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini, realizzata dal Cnel, il divario Nord-Sud, tranne poche eccezioni, è sempre più accentuato. Il rapporto parla di “disparità che si registrano nell’offerta di servizi e nei risultati di salute raggiunti a livello territoriale e sociale”. In particolare, “secondo le statistiche dell’Istat si registra ad esempio che tra Milano e Napoli sussiste una differenza di quasi tre anni in termini di speranza di vita, mentre se consideriamo le fasce sociali più povere del Sud e quelle più ricche del nord la differenza arriva a dieci anni“. Un dato allarmante è l'offerta di servizi e l’ammontare delle risorse destinate alla salute che differiscono in maniera notevole tra aree diverse. La spesa sanitaria pubblica pro capite, per esempio, pari in media a 1.838 euro annui, è molto più elevata al Nord rispetto al Sud: si va dai 2.255 euro a Bolzano ai 1.725 euro in Calabria, con una forbice di 530 euro pro capite.

Il commento del prof. Giovanni Spera

Interris.it ha chiesto un approfondimento sulle cause del divario dell'aspettativa di vita tra Nord e Sud al geriatra ed endocrinologo Giovanni Spera, già ordinario di medicina interna alla “Sapienza” di Roma, tra i massimi esperti in Italia di gestione degli anziani e prevenzione delle malattie della terza età, nonché – tra i numerosi incarichi – Direttore del Master di I° livello in “Prevenzione e terapia di Sovrappeso, Obesità e Disturbi dell’Alimentazione” presso l’Università La Sapienza di Roma dal 2005 al 2010. “L'aspettativa di vita è una presa d'atto di una situazione, ma non si ha la sicurezza dei meccanismi che portano a tali risultati; possiamo però estrapolarli indirettamente, studiando i fattori che incidono sulla mortalità“, esordisce il prof. Spera. “Questi fattori – prosegue – sono l'ambiente inteso come wellness ambientale (la possibilità di vivere in maniera più o meno sana), la sanità, l'inquinamento e il tipo di alimentazione, sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo. E' da sottolineare che la maggior quantità di cibo coincide sempre con la peggior qualità degli alimenti. Questo a causa di un semplice meccanismo economico: chi ha problemi relazionali tende a mangiare di più ma al contempo cerca di contenere le spese acquistando cibo-spazzatura, molto più economico di quello sano”. Rilevante per l'aspettativa di vita è anche la presenza in loco di adeguate strutture sanitarie: “E' un fatto – dice l'endocrinologo – che il bilancio delle aziende sanitarie del Sud sia profondamente in rosso rispetto a quelle del Nord che in alcuni casi sono in guadagno. Questo significa non solo che al Nord ci sono più strutture, ma anche che funzionano meglio di quelle del meridione, dove esiste una cronica carenza di personale e – dati alla mano – i casi di decessi sono molto superiori a quelli delle regioni centro-settentrionali. Basta guardare le statistiche di sopravvivenza post-operatoria o l'accesso ai farmaci salva vita o ancora la gestione delle malattie croniche in età avanzata per vedere numeri nettamente divergenti tra Nord e Sud”. “In sintesi, la possibilità ma anche la rapidità di poter accedere a delle cure adeguate così come a un buon servizio di pronto soccorso e di reparto, fanno la differenza tra la vita e la morte. Pensiamo alla gestione dell'infarto: la velocità e l'accuratezza delle cure sono essenziali alla sopravvivenza”. Un altro aspetto citato dal professore è il peso che ha l'alimentazione sulla buona salute del cittadino. “La mortalità maggiore al Sud è da legare anche al fattore umano, vale a dire al comportamento individuale della persona. Per esempio nel Meridione la causa dei mali legati all'invecchiamento sono l'obesità e il diabete che portano a malattie cardio-circolatorie gravi. Questi fattori scatenanti sono molto più presenti al Sud che al Nord: le Regioni con la maggior incidenza di persone obese sono la Campania e la Calabria, con cifre nettamente superiori – per esempio – al Trentino o al Piemonte. L'obesità, spesso sottovalutata dai pazienti, porta al diabete e a tutta una serie di problematiche legate al cuore, alla circolazione sanguigna e alle infiammazioni croniche varie. L'alimentazione – sottolinea il prof. Spera – ricade interamente sulla responsabilità individuale dei cittadini, non sulle spalle dello Stato che (oltra a campagne di sensibilizzazione) può fare ben poco”. “In Italia – aggiunge – abbiamo un'aspettativa di vita altissima, al pari del Giappone, perché mediamente gli italiani sono 'protetti' a livelli costituzionali e genetici perché favoriti da uno stile di alimentazione, la dieta Mediterranea, più sana di quella del Nord Europa. Perciò, tutto quello che noi importiamo dall'America o dal resto d'Europa come nuovi stili o mode alimentari ci fa male: paradossalmente, più andiamo avanti, peggio mangiamo; mentre il resto del mondo guarda alla dieta mediterranea come elisir di lunga e sana vita”. L'alimentazione ha però una stretta correlazione con la ricchezza perché la povertà incide pesantemente sulla qualità del cibo in tavola e dunque sulla salute. “I popoli delle altre Nazioni occidentali mangiano meglio di noi – spiega il prof. Spera – perché hanno maggior potere di acquisto e si possono permettere di comprare cibo fresco. Mentre molti italiani (anche a causa della grave crisi economica) non possono permettersi di comprare frutta e verdura al mercato rionale sotto casa, dove ci sono ottimi prodotti del territorio, ma sono costretti a comprare il cibo al supermercato perché costa meno. Purtroppo, proviene da Paesi esteri ed ha una qualità nettamente inferiore al nostro”. Quali le soluzioni possibili? “Da parte del singolo cittadino, cercare di alimentarsi nel miglior modo possibile e fare attività fisica. Ma spesso non c'è la possibilità economica di seguire una vita sana e a volte non c'è neppure la cultura per farlo”. “Come italiano – conclude il prof. Spera – sono profondamente contrariato e avvilito di come il nostro Sud, perla d'Italia, sia stato letteralmente abbandonato da Governi, industrie e istituzioni ormai da decenni. Basti pensare all'inquinamento dell'aria e del sottosuolo dovuto alle discariche abusive e alla mala gestione della cosa pubblica, anche in ambito turistico. Il Sud si sta svuotando di persone e di investimenti; ciò nonostante, continua ad essere depredato di quelle grandi ricchezze che sono l'agricoltura, la natura, l'arte, il cibo, la cultura e il turismo che possiede. Io mi auguro in un cambio di paradigma della politica e della società italiana: il nostro Sud ha le potenzialità di diventare un paradiso terrestre per la bellezza dei luoghi e la capacità di attrazione e accoglienza che hanno le persone. Vorrei che fossero riconosciute e valorizzate le sue ricchezze grazie all'intervento concreto dello Stato a supporto dei cittadini meridionali, con forti investimenti sul territorio, così che le persone non siano costrette a lasciare le proprie terre per emigrare a Nord“.