Bassetti: “In Italia serve lo ius culturae”

Lo ha detto chiaro e tondo il capo della Chiesa italiana: “Serve lo ius culturae”. Una proposta che riaccende il dibattito politico sulla concessione della cittadinanza alla conclusione di un determinato ciclo di studi.  Nella chiesa di San Francesco Saverio del Caravita a Roma, il cardinale Gualtiero Bassetti ha presentato il rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes intitolato “Non si tratta solo di migranti”. Secondo il leader dell’episcopato nazionale lo ius culturae è da promuovere, perché “l'integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo, sarebbe un contenitore vuoto”.

Svolta normativa necessaria

L'Italia con 5.255.503 cittadini stranieri regolarmente residenti nel proprio territorio (l'8,7% della popolazione), si colloca al terzo posto nell'Unione Europea, dopo Germania e Regno Unito, e seguita da Francia e Spagna per presenze di migranti. Il porporato, conversando con i giornalisti, ha soppesato le parole. “In Italia serve lo “ius culturae”, auspicabile da un punto di vista normativo “perché l'accoglienza non è un contenitore vuoto, lo si deve riempire. L'integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo, sarebbe un contenitore vuoto”. Abbandonata sul finire della scorsa legislatura a causa delle divisioni interne alla maggioranza, la questione della concessione della cittadinanza agli immigrati torna d'attualità, riferisce l’Agi, e si profila l'ipotesi di un accordo tra i partiti della maggioranza, da verificare sui testi che si discuteranno in Commissione. Il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, il grillino Giuseppe Brescia annuncia che dal 3 ottobre ripartirà l'iter del provvedimento sul cosiddetto ius culturae, vale a dire la concessione della cittadinanza agli immigrati nati nel nostro paese o giunti successivamente, che abbiano superato positivamente almeno un ciclo di studi.

L’iter parlamentare

Il provvedimento, come ha spiegato lo stesso Brescia, che sarà anche relatore, era stato incardinato quasi un anno fa, dopo la richiesta, allora in quota opposizione, di Leu. La proposta portava allora la firma di Laura Boldrini, ora entrata nel Pd, e relatore era stato nominato Roberto Speranza, oggi ministro della Sanità. “In commissione arriveranno altre proposte di altri gruppi – osserva Brescia – tra cui anche quella del Movimento 5 stelle, e le esamineremo. Personalmente credo che lo ius culturae possa rappresentare una soluzione ragionevole, anche perché mette al centro le nostre scuole come potente fattore di integrazione. Spero che la politica tutta maggioranza e opposizione, si dimostri all'altezza di un dibattito che chiama in causa diritti e doveri, appartenenza e inclusione”. Un annuncio, quello di Brescia, che è arrivato, ricostruisce l’Agi, al termine di una giornata iniziata appunto con le dichiarazioni del presidente della Cei: “Più che di ius soli io parlerei di ius culturae”. Parole rilanciate e fatte proprio in breve tempo dal capogruppo del Pd al senato, Andrea Marcucci, per il quale è “giusto portare finalmente all'approvazione lo ius culturae”. Sempre nel Pd, più netta la posizione di Matteo Orfini: “Ecco il primo piccolo passo avanti: il 3 ottobre alla Camera comincerà la discussione sullo ius culturae. Si può fare. E si può fare subito”.