Adolescenti nelle grinfie dell'azzardo

Non solo gli adulti. Anche gli adolescenti e perfino i bambini finiscono nelle grinfie del gioco d'azzardo. Un “affare” che lo scorso anno ha bruciato 107 miliardi di euro, quanto tre o quattro finanziarie. Eppure, il rischio è estremamente sottovalutato, soprattutto tra i giovanissimi. Sono i dati, presentati nel Palazzo del Vicariato, emersi dalla ricerca condotta dalla Caritas, in collaborazione con l'Ospedale Bambino Gesù. Tra le cause principali che avvicinano i minorenni, tra i 13 e i 17 anni, al gioco d'azzardo ci sono app e siti dedicati, facilmente accessibili dai più giovani. Proprio per riconoscere e gestire il problema della dipendenza, l'Ospedale ha redatto una guida utile soprattutto a genitori ed insegnanti che “spesso non sono in grado di riconoscere i segnali lanciati dai giovani a rischio”. Ma non solo, per ricevere il sostegno e l'aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù è attivo un indirizzo e-mail dedicato: iogioco@opbg.net.

Elisa Manna ha illustrato alcune delle cifre rilevate: negli ultimi 4 anni sono passati da 10 a 17 milioni i giocatori d'azzardo, un milione ha tra 15 e 19 anni e 580.000 sono studenti minorenni. Decisivo il ruolo della pubblicità: l'80,6% dei giovani è venuto a conoscenza di siti, virtuali o fisici, di gioco attraverso la pubblicità. Uno dei problemi principali è la scarsa percezione del rischio: i giovani sono convinti di poter controllare il gioco.  A Roma due ragazzi su tre tra i 13 e i 17 anni giocano d'azzardo almeno una volta l'anno nonostante i divieti per legge. In particolare i ragazzi romani conoscono gratta e vinci (94,8%), Lotto e Superenalotto (90%), lotterie (89%), scommesse sportive (86,8%), slot machine (86,8%) e il bingo (84,1%). Secondo gli intervistati i giochi maggiormente praticati tra i minorenni sono le scommesse sportive (88,3%), seguito dal Gratta e vinci (48%), più praticato dalle ragazze. Lo smartphone è il principale strumento per giocare d'azzardo.

“Dobbiamo sottolineare la strisciante pericolosità, per i singoli e per la società, dell'azzardo – ha detto mons. De Donatis – Iniziative come questa servono far comprendere che una cultura della tolleranza e dell'indifferenza che accetta supinamente questo stato di fatto, favorisce l'usura, la povertà e la schiavitù, soprattutto delle persone socialmente e fisicamente più fragili”. E proprio il neuropsichiatra infantile Stefano Vicari ha sottolineato come i bambini siano ormai esposti alla dipendenza ed ha insistito sulla necessità di una prevenzione fatta in famiglia, dai genitori che devono riappropriarsi degli spazi educativi. Il professore ha anche ribadito come sia “altamente diseducativo dare smartphone e tablet ai bambini prima dei 12 anni“.

Le conclusioni sono state affidate al direttore della Caritas, mons. Enrico Feroci, che ha ricordato come “Roma è la capitale europea dell'azzardo“. Due gli aspetti messi in luce da mons. Feroci: quello “educativo e pedagogico“, perché si fa sempre più strada il messaggio che “si possono risolvere i problemi con un colpo di fortuna, anziché con il lavoro, l'impegno e lo studio” e quello della “innocuità socialmente accettata” dell'azzardo. Quanto alla pubblicità, mons. Feroci ha affermato che sono stati diversi i tentativi di vietarla o quanto meno limitarla attraverso un intervento legislativo ma finora, purtroppo, sono rimasti inascoltati.