Acque italiane invase dai pesticidi

Nel 67% delle acque italiane superficiali sono presenti pesticidi, così come nel 33% di quelle sotterranee. I limiti sono superati rispettivamente del 23,9% e nel 8,3% dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. Così si legge nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018 dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) presentato ieri a Roma nell'auditorium del Ministero dell’Ambiente.

A farla da padrone è il glifosato, insieme al suo metabolita Ampa, è l’erbicida che presenta il maggior numero di casi di superamento dei limiti degli standard di qualità ambientale (Sqa) nel 24,5% dei siti monitorati, percentuale che sale al 47,8% per il metabolita. “L’ambiente naturale reagisce molto lentamente, soprattutto il sottosuolo dove mancano il sole e gli organismi decompositori e dove l'acqua si muove al ritmo di un metro l'anno”, spiega Pietro Paris, responsabile del settore Sostanze pericolose di Ispra. “In molti campioni abbiamo trovato neonicotinoidi, erbicidi con una grandissima persistenza recentemente vietati dall'Unione europea perché letali per le api. E ancora, a 25 anni dalla revoca, l'atrazina e i suoi metaboliti”.

Molto colpita la Val Padana, ma la lettura è superficiale perché – spiega Paris – “nelle regioni del Nord sono stati realizzati più del 50% dei monitoraggi, dalla Calabria non è arrivato nessun dato, pochissimi dalla Puglia”. In Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Bolzano, in Piemonte e nel Veneto la presenza di pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale: oltre il 90% dei punti delle acque superficiali; in Emilia Romagna e Toscana più dell’80%, oltre il 70% in Lombardia e nella provincia di Trento. Nelle acque sotterranee il dato è particolarmente elevato in Friuli Venezia Giulia (81%), Piemonte (66%) e Sicilia (60%). 

Il direttore generale di Ispra, Alessandro Bratti, disegna una situazione complessa e individua le strade da percorrere: “Con il nostro lavoro denunciamo forti impatti ambientali e una notevole quantità di sostanze chimiche nelle acque. Uno degli obiettivi è di uniformare le metodiche di analisi in tutta la penisola perché oggi la tutela del cittadino non è omogenea ed è un problema anche per le imprese. Inoltre è necessario incrementare la lotta integrata in agricoltura, riducendo sempre più i pesticidi, che devono rimanere solo l'ultima delle soluzioni possibili”.