Sobrietà della Chiesa in una società che ha bisogno di testimonianza

La sobrietà dei ministri della solidarietà nei mille luoghi della crisi italiana. Al servizio pastorale e caritativo delle nuove povertà create dalla pandemia e dalla delocalizzazione delle attività produttive

La sobrietà come stile di servizio, secondo la testimonianza di Madre Teresa e di papa Francesco. A partire da un frammento di vita. Un giorno, infatti, uno dei tanti poveri per i quali la santa di Calcutta si prodigava quotidianamente le disse: “Tu, madre, sei una di noi”. La Santa degli ultimi condivideva pienamente l’agonia delle persone che assisteva. Ripeteva che le suore devono stare il più vicino possibile ai poveri, per toccare il loro cuore: “Non dobbiamo dare testimonianza a parole, ma con i gesti e i fatti“. Come quando, nel 1988, Madre Teresa si recò nell’Armenia colpita dal devastante terremoto che causò 25 mila vittime.

Testimonianza

Mai quanto in tempi di difficoltà socio-economica generalizzata, la  sobrietà della Chiesa è funzionale all’efficacia del suo messaggio. Sono ovunque  e numerosi quei presuli e parroci che, sul modello di Papa Francesco e di Madre Teresa, ogni giorno danno l’esempio. Sostegno di testimonianza, vicinanza e condivisione nelle difficoltà del popolo di Dio. Ministri della solidarietà nei mille luoghi della crisi italiana, al servizio pastorale e caritativo delle nuove povertà create dalla pandemia e dalla delocalizzazione delle attività produttive. Sono i pastori della “Chiesa povera per i poveri” la cui porta è sempre aperta per tutti coloro che chiedono di parlare al vescovo o al parroco per chiedergli di farsi portavoce di chi non ha voce. In territori nei quali chiese e spazi di assistenza danno speranza e ausilio agli indigenti che incontrano il  volto umile e solidale della Chiesa “ospedale da campo”. 

Sobrietà

“Uno stile di vita sobrio fa bene a noi e ci permette di condividere meglio con chi ha bisogno. La sobrietà è una delle condizioni fondamentali per una vita felice”, insegna papa Francesco. Secondo il Pontefice, “in una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Gesù ci chiama a un comportamento sobrio“. Cioè “semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale”. E, sottolinea Jorge Mario Bergoglio, “in un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio“.

Stile e contenuto

Afferma Francesco: “Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera”. E, secondo il Papa, “il Bambino Gesù  ci insegna che cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, perché per Lui e la sua famiglia non c’è posto in albergo. Trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per animali“. Eppure, da questo nulla, “emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne”. E aggiunge, Francesco, “da questo Bambino, che porta impressi nel suo volto i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre, scaturisce per tutti noi suoi discepoli, come insegna l’apostolo Paolo, l’impegno a ‘rinnegare l’empietà’ e la ricchezza del mondo, per ‘vivere con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12)”.