“Gli Sgusciati”, un esempio di inclusione per le persone con autismo

L'intervista di Interris.it a Cristina Iannantuoni, presidente dell'associazione 'La Tenda' di Novate Milanese

Un momento del conferimento a 'La Tenda' del premio di virtù civica 'Panettone d'oro' (© ‘La Tenda’ Onlus)

Il presupposto fondamentale dell’inclusione delle persone con disabilità e fragilità è l’accoglienza, il ‘fare posto’ affinché l’altro possa trovare un luogo dove sentirsi accolto e sostenuto nel valorizzare competenze e capacità e nel migliorare gradualmente la qualità della propria vita.

L’esperienza di Novate Milanese

In provincia di Milano, precisamente a Novate Milanese, questi principi sono stati fatti propri dall’associazione ‘La Tenda’ Onlus che, da ormai ventitré anni, svolge diverse attività di inclusione in favore dei più fragili nell’ambito dell’assistenza sociale e sociosanitaria, sostenendo percorsi volti all’autosufficienza e alla valorizzazione delle persone con disabilità. Inoltre, lo scorso febbraio, per il proprio operato, l’associazione è stata insignita del premio alla virtù civica ‘Panettone d’Oro’. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Cristina Iannantuoni, presidente de ‘La Tenda’ nonché madre caregiver.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha “La Tenda” Onlus?

“La Tenda” Onlus è nata nel 2000 su iniziativa di un gruppo di famiglie che frequenta la locale parrocchia e compie delle esperienze di catechesi e amicizia. In particolare, a seguito di un evento molto triste, in cui era mancata Cinzia, una nostra giovanissima amica, che aveva il desiderio di fare qualcosa in favore dei bisognosi. Così facendo, si è costituita questa associazione di volontariato e la prima missione de ‘La Tenda’, è stata l’apertura di una casa – accoglienza, tutt’ora esistente, destinata a mamme e bambini e chiamata ‘Casa Cinzia’, in ricordo della nostra amica. Attualmente si chiama casa di avviamento all’autonomia ed è una modalità di accoglienza più leggera. In essa si accolgono donne, in alcuni casi coi loro bambini, che provengono da situazioni molto difficili, come ad esempio violenza, abbandono o tratta. L’obiettivo è aiutare queste mamme a recuperare una dignità di vita, attraverso ad esempio la ricerca del lavoro e l’inserimento dei loro bambini all’asilo oppure a scuola, dando loro la capacità di tornare a vivere all’interno della società”.

Come si svolge il progetto “Gli Sgusciati per l’autismo”? Chi sono i beneficiari?

“Il progetto nasce nel 2011, per la volontà di alcuni genitori a cui, in seguito, se ne sono aggiunti altri. In particolare, abbiamo chiesto all’allora presidente e fondatore dell’associazione Luciano Lombardi, la volontà di gettarsi in questa nuova avventura completamente diversa dall’assistenza alle mamme in difficoltà. la disponibilità c’è stata e quindi, abbiamo dato vita al progetto “Gli Sgusciati” In cui, inizialmente, raccontavamo la nostra esperienza genitoriale un po’ speciale. Gradualmente poi abbiamo strutturato maggiormente il progetto e, nel 2015, grazie alla collaborazione del professor Lucio Moderato, un luminare in materia di autismo, recentemente scomparso e già direttore per i servizi sull’autismo di Fondazione Sacra Famiglia, abbiamo avuto modo di dare forma, in maniera sempre migliore al progetto. Attualmente è strutturato in questo modo: c’è un gruppo di ragazzi maggiorenni, dai dai venti ai trent’anni di età che frequentano il centro svolgendo, ogni giorno, varie attività, di tipo laboratoriale o occupazionale, dalle ore nove alle sedici. Riempiamo la loro giornata con molte attività diverse, con la speranza che ciò li aiuti a diventare sempre più autonomi e capaci. Abbiamo poi un gruppo di otto bambini piccoli, che hanno ricevuto da poco la diagnosi di autismo, per i quali si fanno interventi più mirati a livello terapico, con l’ausilio di alcune psicologhe che li incontrano mediamente una o due volte alla settimana, portando a termine degli interventi individualizzati di tipo psicoeducativo. Oltre a ciò, abbiamo uno sportello di ascolto psicologico per le famiglie attraverso uno specifico percorso in quanto, ci siamo resi conto che, il bisogno di ascolto per le famiglie è molto forte e, su questo versante, il sollievo e il supporto, sono molto importanti. Inoltre, per i ragazzi più grandi, organizziamo degli specifici incontri, anche al sabato e alla domenica, definiti ‘incontri di sollievo’, con l’obiettivo di permettere a loro di non stare solamente con i genitori, svolgere altre attività di socialità, come il mangiare una pizza o bere un aperitivo”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, puoi aiutare la vostra azione?

“In riguardo al futuro abbiamo molte idee. Il tema del cosiddetto ‘Dopo di Noi’ il riguardo alle persone con disabilità è estremamente importante. I ragazzi diventano adulti e i genitori anziani, dobbiamo interrogarci su come sarà il dopo, quando purtroppo i genitori non ci saranno più. Come associazione ci poniamo questa domanda e ci piacerebbe molto avere a disposizione degli spazi in più per attuare un’esperienza di vita indipendente. Questo sarebbe il nostro sogno, ma bisognerebbe trovare uno spazio adeguato. Oltre a ciò, avere degli ulteriori spazi, ci permetterebbe di accogliere nuovi utenti. Per coloro che desiderano aiutarci ci sono diversi modi, come ad esempio le donazioni o la possibilità di destinarci il 5×1000, le cui modalità sono riportate sul nostro sito”.