Senso civico e rispetto delle regole per resistere nella guerra contro il virus

Dei sacrifici che ci fanno sentire minacciati nella nostra libertà ma che servono per il bene comune

Ho ancora vivo nella memoria il ricordo di quando a marzo scorso ho sentito il premier Conte che annunciava il lockdown completo del nostro Paese. Sembra passato tanto tempo, ma si tratta di appena sette mesi fa. Abbiamo fatto tanti sacrifici, poi l’estate sembrava aver portato via con il caldo anche questo maledetto virus. Se penso che oggi, ad ottobre, siamo praticamente nella stessa situazione di marzo e rischiamo di nuovo di chiudere tutto… mi vengono i brividi.

Di solito si dice che l’esperienza renda più consapevoli, eppure io sento ancora adesso molte persone affermare che il coronavirus in realtà non esiste, o che è poco pericoloso. Ed in molti fanno fatica a seguire le regole che ci vengono imposte nell’interesse di tutti, come quella di indossare sempre la mascherina o rimanere a distanza gli uni dagli altri. Ebbene, io credo che non si debba mentire a sé stessi ma applicare una buona dose di realismo e di pragmatismo.

Il virus si sta di nuovo propagando a macchia d’olio. Le decisioni del governo sono una prima risposta, un primo tentativo di arginarne la diffusione: chiudere i ristoranti, le scuole e vietare gli assembramenti. E’ vero, significa renderci meno liberi di fare quello che vorremmo fare. E questo non è certamente facile da accettare. Ma ciò che ci viene chiesto è solo di fare un piccolo sforzo per poter uscire da questa situazione il prima possibile.

In fondo si tratta di sacrifici non impossibili: ci viene richiesto di stare a casa il più possibile e di non avere contatti con sconosciuti. Vorrei che le persone non prendessero sottogamba la situazione come la prima volta, ma anzi avessero la voglia di rispettare le regole per riuscire a mantenere l’espansione del contagio. Soprattutto tra noi ragazzi è importante che passi un messaggio di prudenza, se siamo noi i primi a rispettare le regole, di conseguenza lo faranno tutti. Si tratta anche di senso civico e di rispetto della libertà degli altri: se rispetto le regole non violerò il diritto alla salute di chi sta intorno a me.