Sciopero metalmeccanici, Bentivogli (Fim Cisl): “Il Governo deve gestire la crisi sanitaria e custodire la vita dei lavoratori”

Intervista al Segretario Generale Fim Cisl, Marco Bentivogli, per approfondire le cause che hanno portato allo sciopero dei metalmeccanici

Insicurezza e paura di essere contagiati sul posto di lavoro. E’ questo il clima che si respira un po’ in tutte le aziende d’Italia a causa del diffondersi del contagio da coronavirus, ma ancora di più in Lombardia, la regione più colpita e che ieri ha visto diminuire i contagi, ma ha registrato 402 nuovi decessi. Questa incertezza ha portato i metalmeccanici lombardi ad annunciare lo sciopero. La categoria, infatti, a una settimana dalla firma del protocollo fra Governo e le parti sociali per definire le misure di contenimento del contagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro, aveva chiesto un ulteriore stretta. Per fare chiarezza sulla vicenda, In Terris ha intervistato il dottor Marco Bentivogli, Segretario Generale Fim Cisl.

Dottor Bentivogli, perché si è deciso di scioperare?
“Il diritto alla salute viene prima di ogni cosa. Ci sono state imprese che sono state rigorosissime e che spesso hanno detto, ‘ragazzi non ci sentiamo comunque di farvi rischiare e han fermato’.  Ma in queste settimane c’è stato chi, ignorando le indicazioni del DCPM e le richieste delle nostre RLS e RSU ha pensato, in questa situazione di emergenza di continuare a lavorare come nulla fosse. Già la scorsa settimana, per questi atteggiamenti irresponsabili, c’erano state mobilitazioni. La strategia che abbiamo deciso di mettere in campo è quella della mobilitazione e degli scioperi, caso per caso con intelligenza, laddove è necessario a supporto della sicurezza dei lavoratori. Vorrei fosse chiaro: noi non vogliamo fermare il Paese per il gusto di farlo. Scioperiamo, solo dove le imprese non capiscono che devono fermarsi, utilizzando la cassa integrazione e dove non hanno provveduto a dare garanzie di sicurezza ai lavoratori. Caso a parte la Lombardia, dove la situazione è drammatica e ci sono molti lavoratori contagiati bisogna intervenire in maniera più decisa per questo mercoledì 25 abbiamo dichiarato uno sciopero regionale. Ad Alzano e Nembro mi auguro che non sia vero che è stata ritardata la chiusura della zona rossa per pressioni di qualche imprenditore. Se non ci fermiamo ora sarà difficile ripartire e si ripartirà più tardi”.

Cosa chiedono i lavoratori al governo?
“Chiedono maggiore attenzione, ricordo che fino a qualche giorno fa il governo parlava di tutti tranne che dei lavoratori. Una distanza quella della politica dal lavoro che, non lo dico con polemica ma non è nuova purtroppo. Ora ci si sta rendendo conto che le fabbriche e i lavoratori sono un anello fondamentale per il Paese, proprio per questi vanno tutelati. Sono disponibili a lavorare ma a condizioni di massima sicurezza possibile e solo dove in quelle aziende veramente strategiche”.

Oltre alle condizioni di lavoro senza le adeguate tutele, nel mirino c’è anche il decreto della Presidenza del Consiglio. Perché?
“Il Governo continua a sbagliare le modalità comunicative, con annunci a cui segue quando va bene, dopo 24 ore il Decreto. Già l’11 marzo quando il presidente del Consiglio disse: “restate a casa” e contemporaneamente agli operai andate a lavorare. E’ successo nuovamente anche questa volta . Peggio, sabato con l’annuncio alle 23.30 che tutto chiudeva e un’attesa di 24 ore per avere il decreto. Nel quale si sono allargate le maglie rispetto alle intenzioni dichiarate nel confronto con le confederazioni. Nelle prime bozze, autorizzando le produzioni dei codici Ateco 24 e 25, si dava possibilità di stare aperte a circa il 60% delle imprese metalmeccaniche, oltre a quelle dell’aerospazio. Solo grazie alle proteste di Cgil Cisl Uil quei due codici sono stati tolti, ma restano comunque troppe deroghe”.

Sarebbe stato più opportuno puntare su una chiusura totale dell’Italia per 15 giorni?
“Parlare di cosa avrebbe avuto più senso o meno oggi è un esercizio di polemica inutile. Tutti hanno sottovalutato questa emergenza sanitaria, ora bisogna agire nel massimo della responsabilità per evitare il propagarsi del contagio, chiudere tutte le dove non è necessario e soprattutto rispettando la vita”.

Cosa dovrebbe fare in più lo Stato?
“Gli interventi varati fino ad oggi, nonostante la situazione di grande emergenza e il caos a livello comunicativo sono importanti, in parte hanno risposto alle nostre richieste. Bisognava far prima forse. Bisogna mantenere aperto il canale di dialogo e confronto  con le organizzazioni sindacali. Questi primi interventi dovranno sicuramente essere potenziati, specie sul fronte del sostegno al reddito e creando canali di liquidità garantita alle imprese. L’Europa, dopo una partenza discutibile, ora sta dando una grossa mano, mantenere il dialogo con tutti i stati dell’Unione è fondamentale, bisogna lavorare sul doppio binario di gestire la crisi sanitaria e dall’altro tenere in vita il paese e L’Europa. Un compito difficilissimo che possiamo, solo insieme possiamo farcela. Come sindacato stiamo facendo la nostra parte e non ci tireremo indietro per far ripartire le fabbriche quando il peggio sarà passato”.