Rivoluzione digitale e tecnologica: cosa ci aspetterà nei prossimi anni

Smart working per una gestione migliore della vita familiare/privata e professionale, ma anche app per la consegna della spesa a domicilio e videochat per restare in contatto con i propri cari

lavoro

“La digitalizzazione è quella frontiera ancora del tutto inesplorata che anche in questo periodo ci ha fatto toccare con mano i limiti della nostra società nel periodo di lock down. In particolare in rapporto alla necessità della tutela delle donne mamme e lavoratrici, la digitalizzazione aiuta o penalizza? La digitalizzazione è chiaro che se impostata come strumento per migliorare la qualità del lavoro, per garantire anche un impatto ambientale diverso aiuta a migliorare l’organizzazione della vita di tutti, ma allora bisognerebbe saper gestire anche il diritto alla disconnessione e tanti altri aspetti…” sono le parole di Liliana Ocimn, responsabile del Coordinamento Nazionale Donne e del Settore Emigrazione – Immigrazione per la Cisl – INAS, che con Interris mette in luce quello che definisce uno dei grandi limiti di questo periodo, la digitalizzazione.

Ormai se non sei connesso, in particolare in tempi di pandemia, sei fuori dal mondo ed il problema è proprio questo: non tutti sono ancora connessi, dai bambini in età scolare alle mamme lavoratrici, ma quali sono le tutele per queste fasce?

La digitalizzazione nei principali ambiti della vita quotidiana ha subito un’accelerazione importante che difficilmente andrà ad esaurirsi, segnando un futuro post Coronavirus delle donne italiane ancor più tecnologico e digitale. La fotografia è scattata dalla ricerca Mastercard, realizzata in collaborazione con AstraRicerche, “Paying digital, living digital: evoluzione dello stile di vita degli italiani prima e dopo il Covid-19” e riportata dal sito futuresemplice.net.

I dati

Rispetto agli uomini, infatti, nel rapporto delle donne con la tecnologia emerge chiaramente il lato pragmatico del genere femminile, maggiormente orientato alla concretezza e al raggiungimento di obiettivi. Non a caso sono quindi il risparmio di tempo e il raggiungimento di risultati altrimenti non ottenibili che spingono le donne all’adozione di nuovi prodotti e servizi tecnologici, rispettivamente per il 74% e il 68% (vs il 66% e il 64% degli uomini). Inoltre, le donne non sono particolarmente attratte dalla tecnologia per i suoi caratteri di novità e di possibilità di sperimentazione, invece, al terzo posto tra gli obiettivi degli uomini (44%).

Donne e tecnologia

Pertanto, le donne si mostrano più prudenti e meno istintive nell’adozione dei nuovi prodotti e servizi digitali, tanto da preferire che una tecnologia si affermi prima di adottarla, ed essere così sicure che funzioni correttamente, senza spiacevoli inconvenienti che possano mettere a rischio i vantaggi di velocità e facilità d’uso (il per il 54% delle donne vs il 45% degli uomini). Le donne sono infatti le utenti che si fidelizzano di più, ed utilizzano i prodotti il più a lungo possibile (nel 7% delle risposte), non solo per godere di una convenienza economica, ma anche perché le tecnologie diventano per loro più familiari e perfettamente integrate alle loro necessità.

Il rovescio della medaglia della digitalizzazione

Entro il 2030, 107 milioni di donne (se non si attiveranno fin da ora) perderanno il lavoro. É il risultato di una recente ricerca di McKinsey Global Institute, che ha analizzato le economie di stati come Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Canada, Uk, Germania, Francia, Sud Africa e Messico. Prendendo in considerazione la rivoluzione digitale e tecnologica che ci aspetterà nei prossimi anni, è stata fatta una previsione a dir poco preoccupante: 107 milioni di donne perderanno il lavoro entro il 2030, più di 40 milioni – dal 7 al 24% delle occupate totali ora nel mondo –  dovranno cambiarlo. Anche gli uomini non sono da meno e rischieranno anche loro bruschi cambiamenti, ma il diffondersi di Intelligenza Artificiale (AI) e dell’automazione, le minori competenze digitali che purtroppo oggi le donne hanno, rischiano di diventare il volano per aumentare nuovamente e esponenzialmente il gap salariale con gli uomini.

Eppure il binomio donne e informatica, negli anni ’80 non sembrava così strano se pensiamo che nel 1984 il 37% dei laureati in informatica era di sesso femminile. Il problema nasce perché oggi siamo a solo il 17,6%, meno della metà! In pratica, questi numeri cosa ci stanno dicendo? Che ci si prospetta un futuro tecnologico, in cui saranno sempre più richieste competenze digitali legate al coding, alla programmazione che concretamente è lo “sviluppo software” la scrittura di programmi per far eseguire ai personal computer o ai robot delle operazioni precise, ma questo settore non è per nulla ‘riservato’ o meglio, scelto, da donne per le quali al contrario, sarebbe un’ottima opportunità professionale: perché? Intelligenza Artificiale, Digitalizzazione, donne e informatica: il futuro è il coding? No, non è futuro, è già il nostro presente.