La Locanda dei girasoli nasce dall’iniziativa di un gruppo di genitori di ragazzi e ragazze con la sindrome di Down. Per dare loro “un futuro di autonomia e dignità”. Il ristorante avrà circa 150 coperti. L’affitto verrà pagato dalla riapertura effettiva dell’attività. E sarà, in virtù del bando, calmierato al 60%. L’assegnazione durerà 6 anni più 6. “Vogliamo anche fare attività culturali e musica dal vivo“, conclude Rimicci. “Coniughiamo l’amore per la cucina di qualità con l’
inclusione sociale e lavorativa di giovani con
sindrome di Down. Sindrome di Williams. E altre disabilità cognitive”, spiegano i volontari. La Locanda dei Girasoli intende
proporre ai suoi clienti menu stagionali. Preparati con grande attenzione. Cura dell’aspetto qualitativo. E raffinatezza nella
presentazione.
Sindrome di Down
L’obiettivo della Locanda dei Girasoli è quello di
promuovere l’inserimento lavorativo di giovani con sindrome di Down. Nobilitando e dando dignità alla persona. Attraverso un
percorso individuale di formazione e di
inserimento lavorativo. Il progetto è promosso dalla cooperativa I Girasoli.
Nonostante le difficoltà, prima della pandemia era riuscito a garantirsi l’autosufficienza. Grazie all’impegno e alla dedizione dei ragazzi. E al supporto di numerosi
sostenitori. L’iniziativa amalgama solidarietà e professionalità.
Attraverso l’attivazione di percorsi integrati di formazione. E riesce a creare posti di lavoro finalizzati all’integrazione lavorativa e territoriale. Dando vita ad un
esempio concreto di imprenditoria sociale.
Ristorazione inclusiva
L’operato dei
Girasoli, entrati nella onlus
Sintesi, si ispira ai principi base del movimento cooperativo. Nel quale
mutualità, solidarietà, rispetto della persona, democraticità consentono di mantenere un bilancio in attivo. E di proporre un
modello produttivo nuovo e replicabile. Azzerare le differenze, sottolineano i promotori del progetto, è possibile solamente
ad una condizione. Cioè non ponendosi l’obiettivo di eliminare lo “svantaggio”. Quanto piuttosto abbattendo le
barriere culturali che lo trasformano in emarginazione, solitudine e abbandono. Valorizzando le
specificità di ciascun individuo.
Dopo la pandemia