“Prove come il Covid ci danno la misura di noi stessi”. Intervista alla “custode del silenzio” Antonella Lumini

Intervista all’eremita metropolitana e "custode del silenzio" Antonella Lumini. Animatrice di incontri di spiritualità nel monastero di Valledacqua sui Monti Sibillini, vive una realtà eremitica di silenzio e preghiera a Firenze

Natività

“L’autoisolamento precauzionale può divenire l’occasione per un’importante verifica del proprio stato interiore. Ma anche del proprio equilibrio psichico. Perché le prove, in qualche modo, ci danno la misura di noi stessi. Ed è sempre importante conoscere le proprie reazioni”, afferma l’eremita metropolitana Antonella Lumini.Silenzio

Silenzio contro il Covid

Animatrice di incontri di spiritualità nel monastero di Valledacqua sui Monti Sibillini, , Antonella Lumini vive una realtà eremitica di silenzio e preghiera a Firenze. La “custode del silenzio” spiega a Interris.it: “La soluzione non è certo prendersela con le autorità o divenire negazionisti, ma comprendere se siamo in grado oppure no di fronteggiare la realtà, di guardarla in faccia”.SilenzioPerché l’uomo moderno è così spaventato dal silenzio?

“Il silenzio mette a nudo, fa da specchio dell’anima e, poiché c’è molto vuoto e sofferenza psichica, il silenzio li fa emergere e questo spaventa. Insieme il silenzio cura, purifica, rigenera, ricrea connessione con l’ordine divino impresso nel profondo, riaccende nell’anima la memoria della luce, la fiamma dell’amore che mai può estinguersi. Dona il coraggio della verità. Per conoscerlo va però sperimentato e dove impera il rumore, vivere il silenzio, è un’impresa molto difficile. Queste notti da coprifuoco possono trasformarsi in una opportunità da non perdere”.Ex malo bonum dicevano i latini. E’ possibile che dalla gravosa prova collettiva della pandemia possa scaturire un ritorno a una spiritualità più intima e profonda?

“Sì, dal male può scaturire un bene, ugualmente ogni eccesso richiede come antidoto l’eccesso contrario. Quando tutto si proietta verso l’esterno si crea immensa dispersione, viene meno il radicamento. Come un albero che sviluppasse una chioma immensa e avesse piccolissime radici. Lo sbilanciamento sarebbe grande. Questo è quanto si sta verificando nelle società occidentali in cui l’eccessivo consumismo, che ha invaso ogni campo della vita, porta sempre più ad uscire da se stessi”.SilenzioA cosa si riferisce?

“Stimoli, informazioni, seduzioni di ogni genere, soprattutto nell’era digitale, stanno oscurando fortemente l’anima. Il continuo aumento di patologie psichiche ne è la riprova. Pertanto la situazione che stiamo vivendo, imponendo di rallentare i ritmi, di restare più con se stessi, diviene segno di cambiamento, un’occasione propizia per riportare al centro il bisogno profondo di spiritualità.

Perché tante persone senza motivi pratici per uscire di casa hanno così difficoltà a privarsi per un periodo della dimensione sociale della vita?

“Si è ormai creata una vera e propria dipendenza, una pericolosa assuefazione a un vasto mondo che ruota tutto all’esterno come se l’aspetto sociale fosse l’unica dimensione che attira. Ciononostante cresce il senso di solitudine, c’è molta sofferenza interiore, vuoto. La dimensione sociale produce omologazione, raramente favorisce relazioni profonde. Le persone si sentono sole anche quando sono in compagnia. Si considera la solitudine come dimensione da rifuggire, in realtà essa ci rivela come stiamo con noi stessi e questo fa paura. La solitudine è una grande opportunità per intraprendere una conoscenza profonda del nostro mondo interiore, per fare emergere i talenti, le potenzialità autentiche”.L’uomo è un essere relazione, ma non c’è una mancanza di sopportazione e un insofferenza eccessive nei confronti di una condizione di necessaria rinuncia come quella dell’autoisolamento precauzionale per ragioni sanitarie?

“Il fatto che certe rinunce stiano creando così tanta insofferenza collettiva fa comprendere quanto grande sia il grado di dipendenza da certe consuetudini della vita sociale e quanto invece sia faticoso il rapporto a se stessi. Certamente la perdita del lavoro, la chiusura di tante attività produttive, costituiscono un vero dramma sociale, ma su altri fronti rimane l’immagine di una società viziata in cui tutti pretendono, in cui certe parole come rinuncia, senso del limite, sacrificio, non si possono quasi neppure pronunciare. Ma insofferenza e insoddisfazione emergono proprio dove tutto è scontato e dovuto. Dove c’è solo pretesa e non c’è da conquistare più niente”.Stordirsi di “rumori” è un modo per non riflettere su se stessi?

“Rimanere sempre connessi con le voci assordanti del mondo permette di fuggire da noi stessi. Questo incrementa processi di rimozione su vasta scala cosicché, sia a livello individuale che sociale, siamo sempre più distanti dalla radice e dalla verità. Si accumulano pesi che ricadono su tutti e rallentano l’evoluzione spirituale, provocano conflitti, generano pericolose derive di ribellione e di odio che possono comportare regressioni a stati remoti della coscienza. Quando le contraddizioni sono sempre più stridenti e i disagi insostenibili può scatenarsi quello stato di lotta di tutti contro tutti che divide e spegne il connaturato anelito al bene. Ma è proprio in tali situazioni che l’opera spirituale, sempre in atto, si fa più sentire richiamando al silenzio, risvegliando le coscienze. C’è solo da affidarci e acconsentire”.