Prof. Sannino a Interris.it: “La seconda ondata finirà a marzo-aprile. Bisognava intervenire prima”

Intervista di Interris.it al professor Francesco Sannino, membro della Royal Danish Academy of Science, della Finnish Academy of Science e docente all’Università Federico II, di Napoli

Non esiste argomento più importante nella discussione internazionale. Quanto durerà ancora la seconda ondata della pandemia che sta funestando l’umanità? Interris.it ha raggiunto telefonicamente in Danimarca il professor Francesco Sannino, membro della Royal Danish Academy of Science, della Finnish Academy of Science e professore all’Università Federico II di Napoli. Le sue parole a Interris.it sugli studi realizzati in pandemia sono chiare e nette: “I nostri risultati erano pubblici già dall’inizio di agosto. Le misure dovevano essere prese prima“.

Seconda ondata e serie storiche

Nel ventesimo secolo, ricostruisce l’Iss, si sono verificate tre pandemie influenzali: nel 1918, 1957, e 1968. Che sono “identificate comunemente in base alla presunta area di origine”. Spagnola, Asiatica e Hong Kong. Si sa che sono state causate da tre sottotipi antigenici differenti del virus dell’influenza A, rispettivamente: H1N1, H2N2, e H3N2. Sebbene “non classificate come pandemie”, tre importanti epidemie si verificarono anche nel 1947 e nel 1976. Le epidemie maggiori “non mostrano una periodicità. O caratteri prevedibili“. E differiscono l’una dall’altra. Esistono prove scientifiche. Le pandemie, con modifiche dell’ emagglutinina, originano da “riassortimento genetico con virus dell’influenza A degli animali”.

Ondata
Foto © Gonzalo Fuentes per Reuters

Professor Sannino, quando calcola che possa terminare la seconda ondata di contagi e perché?

“Con le misure di distanziamento sociale che abbiamo avuto sinora la seconda onda in Europa durerà fino a marzo-aprile 2021”.Come funziona il modello matematico per determinare l’andamento dei contagi da Covid?

“Il modello matematico è basato sugli stessi principi usati nella fisica teorica delle interazioni fondamentali. In particolare organizza le curve pandemiche intorno alle simmetrie temporali. Ed include le interazioni con altre regioni del mondo”. Osservando le curve dei contagi nei paesi europei quali considerazioni di possono fare?

“La prima che mi viene in mente è che i governi europei non si sono preparati per la seconda onda pandemica. Come avrebbero dovuto e potuto fare. I nostri risultati erano pubblici già dall’inizio di agosto. Le misure dovevano essere prese prima. E non dopo che comincia l’andamento esponenziale”. Dal punto di vista matematico in che situazione è l’italia dal punto di vista della pandemia?

“E’ ancora presto per previsioni precise per l’Italia. Visto che la seconda onda è cominciata più tardi rispetto alla Francia. Ma è ragionevole assumere che la durata sarà simile. Tra circa un mese potremo essere più precisi”.

L’esempio della Spagnola

Un esempio storico è richiamato dall’Iss. Si conosce per un arco di tempo di 150 anni curva della mortalità per età dell’influenza. Ha sempre avuto una forma ad U. Con mortalità più elevata tra i molto giovani e gli anziani. Invece la curva della mortalità della Spagnola del 1918 è stata a W incompleta, simile cioè alla forma ad U, ma con in più un picco di mortalità nelle età centrali tra gli adulti tra 25 e 44 anni. I tassi di mortalità per influenza e polmonite tra 15 e 44 anni. Ad esempio furono più di 20 volte maggiori di quelli degli anni precedenti. E quasi metà delle morti furono tra i giovani adulti di 20–40 anni, un fenomeno unico nella storia conosciuta. Il 99% dei decessi furono a carico delle persone con meno di 65 anni, cosa che non si è più ripetuta. Né nel 1957 e neppure nel 1968. I fattori demografici non sono in grado di spiegare questo andamento.

I precedenti

Un terzo della popolazione mondiale fu colpito dall’infezione durante la pandemia di Spagnola del 1918–1919. “La malattia fu eccezionalmente severa. Con una letalità maggiore del 2,5% e 100 milioni di decessi”. I virus imparentati a quello del 1918 non diedero più segnali di sé fino al 1977. Quando il virus del sottotipo H1N1 riemerse negli Usa. Causando una pesante epidemia nell’uomo. Da allora virus simili all’ A/H1N1 continuarono a circolare in modo endemico o epidemico negli uomini e nei maiali. Ma senza avere la stessa patogenicità del virus del 1918. Dal 1995, a partire da materiale autoptico conservato, furono isolati e sequenziati frammenti di Rna virale del virus della pandemia del 1918. Fino ad arrivare a “descrivere la completa sequenza genomica di un virus e quella parziale di altri 4”.