Prof. Marco Impagliazzo: “Cosa dovremmo imparare dal testamento spirituale di Benedetto XVI”

L'intervista di Interris.it al prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, che spiega quali insegnamenti apprendere dalle parole del testamento spirituale di Benedetto XVI

Rimanete saldi nella fede. Non lasciatevi confondere“. Sono le parole che il Papa emerito Benedetto XVI, ha scritto nel suo testamento spirituale, diffuso lo scorso 31 dicembre a poche ore di distanza dalla sua morte. Parole semplici ma con un grande significato. “E’ un appello rivolto a tutti per rimanere saldi in quella fede che ci viene trasmessa e che noi dovremmo trasmettere a chi ci è vicino”, spiega a Interris.it il professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità Sant’Egidio.

L’intervista

Professore, qual è l’eredità che ci ha lasciato il Papa Emerito Benedetto XVI?

“Lui ci ha insegnato che dobbiamo fondare le nostre azioni su quanto ci dicono la Chiesa e le Sacre Scritture. Il suo studio e il suo amore per la Bibbia, percorso che si è concluso con la trilogia su Gesù di Nazaret, ci mostrano in maniera chiara ed evidente di come la nostra fede sia fondata sulla Parola di Dio che Benedetto XVI ha amato, conosciuto e studiato, e sulla tradizione della Chiesa di cui il Papa emerito è stato un interprete eccezionale, richiamandoci sempre all’universalità della Chiesa, sfuggendo a qualsiasi chiusura particolaristica, etnicistica, ricordandaci sempre che la Chiesa Cattolica è Chiesa universale”.

A poche ore dalla morte di Joseph Ratzinger, è stato diffuso il suo testamento spirituale. Sono poco più di due pagine. Il primo ringraziamento lo rivolge a Dio. Cosa dovremmo imparare da queste sue parole?

“Molte cose. Soprattutto dovremmo comprendere che noi non facciamo capo a noi stessi, ma la nostra fede è un donodell’amore di Dio, da una grande storia di salvezza. Non siamo noi a decidere come essere cristiani, ma dobbiamo vivere a partire da ciò che ogni giorno ci viene insegnato. Nessun uomo è un’isola, nessuno fa capo a sé stesso, ogni uomo, in particolare il cristiano che è sempre collegato al Signore, alla sua Parola, al suo Spirito e ai fratelli”.

Sempre leggendo il testamento mi ha colpito una frase del Papa emerito: “Rimanete saldi nella fede, non lasciatevi confondere”. Sembrerebbe un appello rivolto a tutti noi… 

“E’ un appello che sento vero e importante: oggi molti non sanno più che cos’è il cristianesimo, magari perché non si sono mai avvicinati alla Chiesa o non conoscono la verità di Dio. Papa Benedetto si è posto il problema di milioni di persone che conoscono una ‘caricatura’ del cristianesimo. Quello che il Papa emerito ha scritto nel suo testamento spirituale, è un appello rivolto a tutti per rimanere saldi in quella fede che ci viene trasmessa e che noi dovremmo trasmettere a chi ci è vicino”.

Qual è l’insegnamento più grande che Papa Ratzinger ci ha dato?

“Mi vengono in mente quelle sue prime parole pronunciate dopo essere stato eletto come Pontefice: ‘Siamo tutti umili operai nella vigna del Signore’. Con questa frase ha aperto il suo pontificato, iniziando a percorrere la via dell’umiltà, del lavoro spirituale quotidiano, sempre a disposizione degli altri. Sono elementi, questi, che ci rendono dei cristiani aperti. Io credo che il Papa ci abbia insegnato che ogni giorno si debba lavorare umilmente nella Chiesa, lavorare ogni giorno umilmente affinché i poveri siano rispettati e affinché ci sia l’amore nella nostra società”.