Pergolizzi (Legambiente): “Ecco come si può ripartire dagli ultimi”

Rischi e opportunità della ricostruzione post-pandemia nell'analisi per Interris.it del coordinatore dell'Osservatorio sulla legalità

“Ora la molla deve essere legata alla presa di coscienza del pericolo che l’umanità corre, quindi al senso di responsabilità di ciascuno, e solo in secondo luogo dare spazio alle esigenze (legittime) del profitto”, afferma a Interris.it Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio sulla legalità di Legambiente.La finanza sostenibile e la green economy stanno vivendo un boom in tempo di pandemia. Mai tanta solidità patrimoniale e raccolta di risparmi nelle banche etiche. E’ un primo segno dell’umanizzazione dell’economia richiesta da papa Francesco?

“La crescita della finanza sostenibile è comunque anteriore allo scoppio della pandemia, tra poco sapremo se e quanto questo shock incrementerà questo segmento della finanza. In realtà la finanza arriva dopo altri settori, sfruttando un’onda lunga che porta necessariamente verso investimenti più green, sia per ragione economiche che, seppure ancora marginalmente, di responsabilità sociale. In generale molti settori nati dalle fonti fossili, come quello energetico, da tempo si stanno convertendo, quindi ci sono buone speranze. Come ha recentemente spiegato ai media italiani il premio Nobel Joseph Stiglitz, l’energia pulita crea 3 volte più occupati dei fossili: “ogni milione di dollari di spesa genera 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle infrastrutture per le energie rinnovabili, 7,72 nell’efficienza energetica, ma solo 2,65 nei combustibili fossili”. Bisogna uscire dal dogma della scelta razionale nelle scelte economiche (assunte per definizione come ciniche e amorali) che devono invece avere una razionalità sociale ed ecologica, citando un grande economista come John Dryzek. L’economia è un sottoinsieme della società e non viceversa, e, soprattutto, deve imparare a rispettare i limiti e le fragilità del pianeta”.In che modo l’emergenza Covid-19 è un’occasione per ripensare il nostro modello economico?

“Come tutte le crisi, anche questa dovrebbe spingerci a ripensare il nostro modello di sviluppo. L’inquinamento ambientale e il saccheggio della biodiversità sono due delle concause che hanno contribuito alla diffusione del Covid 19, così come i tagli alla sanità e l’ingiustizia sociale. occorre dunque agire affrontando le radici del problema, che stanno in quella che abbiamo imparato a definire ‘normalità'”.Diventare più eco-sostenibili favorirà la ripresa economica post-pandemia?”

“L’economia circolare è una realtà da tempo, il suo valore economico è stimato aggirarsi intorno ai 30 miliardi di euro l’anno. Seppure in maniera ancora timida la gran parte delle policy su scala europea e a cascata a livello nazionale stanno andando nella direzione della sostenibilità. Muoversi in questo contesto significa eliminare inefficienze e sprechi e liberare risorse da settori obsoleti per orientarli verso nuove opportunità, finalmente valorizzando (e non semplicemente sfruttando) le risorse ambientali. Basti pensare alle prospettive in merito alla valorizzazione della frazione organica dei rifiuti, che possono essere trasformati in compost, biogas e biocarburanti, anidride carbonica (per industria alimentare), e così via: insomma, ciò che prima andare a perdersi in discarica (con notevoli costi sociali e ambientali) oggi può diventare valore aggiunto, sotto varie forme”.Questo periodo di emergenza ha evidenziato tutte le vulnerabilità del nostro attuale sistema, a partire dalla globalizzazione, che ha favorito la pandemia. Quale lezione si può trarne in termini di programmazione economica per la fase 3? 

“La globalizzazione va completamente ripensata, visto che non più fare a meno del rispetto dell’ambiente e dei diritti di tutti gli abitanti del pianeta. Il mercato globale può avere un futuro solo se si dà nuove regole, nel rispetto di tutte le comunità. La corsa al dumping socio-ambientale deve essere lasciata alle spalle. Prima della globalizzazione delle merci serve una globalizzazione dei diritti. Se la diversità è un bene, così come la libertà di commerciare è un bene, allo stesso tempo ciò deve avvenire nel rispetto delle comunità, non nella sopraffazione di queste. Anche grazie a questa emergenza è giunto il momento di diventare maturi e pensare al futuro in maniera più lucida ed etica”.