Pensieri sparsi sulla libertà

Lei è la donna più bella, quella più amata, più desiderata, quella che a molti manca, quella che altri non hanno mai conosciuto. Quella donna che auguri a tutti di incontrare, di conoscere, di assaporare, tanto bella e deliziosa, quanto sottile e fragile, un po’ come un foglio di carta, e basterebbe uno spiffero di vento per spazzarla via, una lama non troppo affilata per ridurla in tanti piccoli coriandoli, ma un semplice pastello colorato per renderla qualcosa di unico, di bello.

Lei è molto versatile, ha tante qualità molto diverse, eppure come spesso capita, non vengono riconosciute tutte queste sue sfaccettature, molte vengono ignorate, direttamente o indirettamente, volontariamente o involontariamente. Spesso viene violata, e a volte quasi mai rispettata. Però è una donna forte, questo glielo si deve riconoscere, ed è forte perché non è sola, perché ci sono persone che tengono a lei, che la ritengono vitale, che combattono per conoscerla o per scorgerla da lontano.

Se l’ho mai incontrata? Si, ho avuto questo onore. Io ho conosciuto questa straordinaria donna, e quando mi stava vicina mi sentivo invincibile, mi sentivo viva, sentivo il mondo sotto i piedi, passo dopo passo, un manto morbido che accoglieva le piante dei miei piedi, le avvolgeva, e mi faceva sentire inclusa, voluta. Posso dire che eravamo molto amiche, avevamo un bel rapporto, ci sostenevamo a vicenda, lei mi assicurava sicurezza, mi permetteva di essere quello che ero, di pensare quello che pensavo, di credere in ciò in cui credevo. Se sapevo che lei mi era accanto e che mi sosteneva non avevo motivo di sentirmi sopraffatta, schiacciata da due mura che si facevano sempre più piccole, sempre più strette, sempre più buie. Non avevo motivo di sentirmi oppressa da canoni, da imposizioni, da pensieri che mi stavano stretti, che non mi lasciavano vivere la mia vita in maniera serena e tranquilla, che non mi lasciavano dormire, che non mi lasciavano tregua, che non mi facevano respirare.

Ricordo il periodo il nel quale mi è stata accanto come uno dei più felici della mia vita, è stata una compagna fedele, come ho detto quella donna che tutti vorrebbero nella loro vita.

Poi però iniziai ad allontanarmi da lei, senza accorgermene, anzi se vogliamo dirla tutta non fui propriamente io a distaccarmi, eppure da un giorno a l’altro iniziai a vederla sempre meno, sempre più lontana, quasi offuscata, era qualcosa che la stava portando via da me, qualcosa o qualcuno me la stava strappando dalle mani, qualcosa o qualcuno la prese per mano al posto mio e la condusse lentamente lontano da me, ed io la vedevo farsi sempre più piccina, sempre più lontana, ma non potevo fare nulla. Se ne stava andando. Non la rincontrai mai più.

La mia esistenza divenne tutto quello che durante la giovinezza evitai come la peste, e la parte peggiore era che ne ero pienamente cosciente, avevo la consapevolezza che mi stavano intrappolando, che stavano costruendo la mia prigione, che stavano ergendo tutt’attorno a me due alte mura, che mattone dopo mattone, diventavano sempre più alte, ed sembrava che ad ogni fila di mattoni mi veniva negato qualcosa: prima fila, non puoi muoverti, seconda fila, non puoi parlare, terza fila, non puoi esprimere emozioni, ultima fila non puoi essere te stessa, ultima fila, non vedevo più la luce sopra la mia testa, non sentivo più il soffice sotto ai piedi. Fu in quel momento che realizzai che non potevo tornare indietro, capii che nel momento in cui persi di vista quella donna, persi tutto, e presi atto del fatto che lei era come l’aria: ci si accorge di quanto vale nel momento in cui viene a mancare, ed io mi sentivo soffocare.

Il mio ultimo desiderio, prima che mi tolgano anche la facoltà di pensare ed elaborare una mia idea, è che tutti si impegnassero alla ricerca di questa donna, che la cercassero negli angoli più remoti, e che lottassero per lei, affinché nessuno ve la possa portare via. Lei, questa donna, si chiama Libertà.