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Padre Pio: un santo che appartiene tanto al passato quanto al presente

Tra gli italiani noti in tutto il mondo (sono molti, di ogni epoca e di ogni mestiere) spicca il nome di Francesco Forgione, frate cappuccino meglio noto col suo nome da religioso: padre Pio da Pietrelcina. La sua fama ha superato i confini nazionali mentre era in vita e ora, come santo della Chiesa Cattolica ossia universale, la sua devozione si estende in tutto il mondo.

La storia di padre Pio affascina chiunque inizi a documentarsi e ad approfondire i drammi e le gesta di cui, suo malgrado, si rese protagonista fin dalla sua infanzia. Una storia straordinaria ricca di eventi straordinari che molti, anche all’interno della Chiesa, vollero ridimensionare e contestualizzare faticando (o rifiutando) di riconoscervi l’intervento divino.

Ad attirare la curiosità (a volte morbosa e dunque meritevole di una giusta lettura degli eventi) sono i numerosi fatti soprannaturali che si raccontano sul santo mistico nato a Pietrelcina nel 1887. In primis le stimmate ma anche il dono della bilocazione, la cardiognosi e la chiaroveggenza. Storie ed eventi che facilmente potrebbero venir catalogate come favole ma che la Chiesa – dopo dettagliate indagini e un lungo processo canonico – ha riconosciuto come vere.

Sul frate del Gargano esiste oggi una bibliografia sconfinata tra agiografie, testimonianze, saggi storici, inchieste e profili spirituali. Ma senza il background della fede in cui Pio è cresciuto e ha operato non è facile oggi comprendere a pieno la sua figura e la sua missione, tantomeno raccontarla ai più giovani o a coloro che mai hanno avuto modo di conoscerla.

Quello che oggi si potrebbe definire l’ennesima pubblicazione su padre Pio è invece uno strumento adatto per far conoscere il santo a chi non aprirebbe facilmente una agiografia, per quanto dettagliata o rigorosa. Si tratta del libro “Pio. Un santo della madonna” pubblicato dall’editore Berica nella collana Uomo Vivo. Il testo (161 pagine) è firmato “Mienmiuaif”, nome d’arte di Giuseppe Signorin e Anita Baldisserotto, una coppia di sposi cattolici della provincia di Vicenza che ha all’attivo vari libri di spiritualità e di un CD di musica cristiana. A scrivere questa volta è il marito (anche se la moglie viene citata in ogni capitolo) che offre ai lettori un ritratto sui generis del frate cappuccino più famoso del mondo.

Lo fa con una narrativa calzante, con un tono leggero e ricco di ironia, mescolando esperienza personali e rimandi all’attualità, alla cultura e alla società contemporanea. Il tono scherzoso tuttavia non sottrae spazio a meditazioni e approfondimenti su temi importanti come la Santa Eucaristia, la devozione alla Vergine Maria, il peccato, l’inferno, il demonio, i miracoli, le mortificazioni, il senso della sofferenza e il sacrificio. Temi tutti legati in maniera inscindibile alla vita del santo. Non toglie spazio neanche – ed è la cosa più importante – alla biografia del santo: la storia di Pio viene fedelmente proposta al lettore alieno (alieno perché estraneo o perché avverso a storie di questo tipo) pur tra mille digressioni, citazioni colte, peripezie familiari, film di Hollywood, rimandi letterari e giochi di parole.

L’autore è cosciente di procedere a pennellate e di scegliere gli argomenti in maniera arbitraria. Il suo intento è quello di presentare la figura del santo, non di offrirne una biografia completa (come già ce ne sono sul mercato). “Questo libro ritrae Pio per come lo percepisco, Pio ripreso dalla mia personalissima angolatura. È un libro assolutamente di parte; il che non significa che sia falso o non documentato. Semplicemente non è questo il focus. Qui sto solo cercando di abbozzare uno schizzo necessariamente limitato e sfocato della sua luminosissima figura”.

Con un linguaggio immediato e plastico padre Pio – che possedeva uno spiccato senso dell’umorismo – viene definito l’Usain Bolt dei santi, un super santo, primatista di rosari, asceta di prima categoria, deejay della Madonna, figlio (del Creatore) dei fiori. Ma allo stesso tempo l’autore cerca di sfatare quella “iconografia kitsch” che fa di padre Pio un “fenomeno da baraccone”, un “gurù”, una figura pop che possiamo trovare attaccata al frigorifero, su un calendario o al supermercato stampato su un cero votivo nel reparto casalinghi.

Di Pio viene sottolineato il suo carattere bonario e accogliente, la sua misericordia verso i penitenti, per respingere la vulgata che dipinge il santo cappuccino come un uomo burbero e senza cuore che “trattava male” le persone. Il suo zelo non poteva permettere che le anime a lui affidate si perdessero a causa del peccato, era dunque pronto a stanare le astuzie del nemico e a sbugiardare i falsi penitenti che si avvicinavano a lui per curiosità o con cattive intenzioni.

Di certo ciò che resta evidente alla lettura (rapida e piacevole) del libro è la fedeltà e l’amore a Dio che mossero Pio in ogni istante e circostanza della sua (pur difficile e sofferta) vita terrena. È questo il focus per comprendere la sua missione (e anche, eventualmente la “durezza” del suo carattere). Pio non piaceva agli uomini perché Pio non desiderava piacere agli uomini ma solo a Dio, a Lui servire e a Lui offrirsi. Pochi sanno (e nel libro è ben spiegato) della lettera di sostegno che Pio scrisse a papa Paolo VI, travolto dalle polemiche interne ed esterne alla Chiesa dopo la pubblicazione della Lettera Enciclica Humanae Vitae. A papa Montini Pio offrì la sua preghiera e le sue sofferenze, ringraziandolo per il coraggio e la “parola chiara e decisa” espressa tramite l’enciclica.

Sono alcuni stralci di un libro che torna a presentare padre Pio come un santo che appartiene tanto al passato (un’epoca ormai andata) quanto al presente. La sua attualità sta nella sua vita offerta a Dio, nella sua devozione nel celebrare la Santa Messa, nel suo zelo per le anime, nella sua fedeltà alla preghiera, nel suo tenere sempre in mano il rosario. “Padre Pio è il santo che Dio ci ha mandato come promemoria” contro un “cristianesimo decaffeinatoche ha perso la bussola e che si è “scordato della croce e della salvezza delle anime”.

Miguel Cuartero Samperi

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