Padre Corsini: “In pandemia gli studenti non devono arrendersi di fronte alle difficoltà”

Intervista di Interris.it a padre Giancarlo Corsini, Guardiano della Basilica Santuario San Giuseppe da Copertino, sul ritorno in classe degli studenti e sull'eredità spirituale del loro protettore celeste

Scuola - Istruzione Studenti Liceo Prati AgF Bernardinatti Foto

Nel giorno della festa liturgica del Santo protettore degli studenti, padre Giancarlo Corsini, Guardiano della Basilica Santuario San Giuseppe da Copertino, lancia attraverso Interris.it un accorato appello a non arrendersi. Una sollecitudine, quella di padre Corsini, che scaturisce da una lunga esperienza pastorale.

L’appello del padre Guardiano Corsini

Padre Giancarlo Corsini, originario di Osimo in provincia di Ancona e città in cui è vissuto e morto San Giuseppe da Copertino, dopo quindici anni di sacerdozio a San Benedetto del Tronto, dal 2009 è ad Ancona con i Frati Minori Conventuali fino a diventarne il provinciale: “Premesso che la situazione che stiamo vivendo è molto particolare, dovuta all’emergenza sanitaria, credo che il messaggio e l’eredità principali che gli studenti possono ricevere da san Giuseppe da Copertino sia non arrendersi di fronte alle avversità della vita, ma affrontarle con fiducia nel Signore e coraggio”.In questi giorni gli studenti tornano in classe dopo il lockdown. Da San Giuseppe da Copertino, loro protettore, quale eredità spirituale ricevono?

” Al tempo di san Giuseppe le avversità erano dovute alla situazione sociale del suo tempo e alla sua personale difficoltà nello studio, oggi sono molto diverse, ma simile può essere la modalità con cui ci si pone di fronte ad esse. Il santo di Copertino ci invita, e invita tutti cin particolare, a non arrendersi mai, a guardare con ottimismo e fiducia alla vita e al futuro, certi che Dio provvede sempre ai suoi figli, a confidare nel Signore Gesù e nella sua Madre santissima, a saper cogliere il positivo che è nascosto, ma presente, in ogni esperienza della vita”.

La scuola è il cuore pulsante del Paese, ha detto il presidente del Consiglio nel videomessaggio agli studenti per la riapertura delle scuole. In un momento così difficile, qual è la lezione che arriva ai giovani dalla santità del loro patrono?

“Il messaggio e la lezione che arrivano ai giovani da san Giuseppe è di vivere con serenità, facendo tutto ciò che è doveroso fare, certi che Dio non fa mancare la sua benedizione e soprattutto riesce a far trovare le strade giuste per poter trasformare ogni limite in una risorsa. Stiamo vivendo una situazione che sta mettendo alla prova tutti e che ci mette una certa preoccupazione per il futuro: ognuno, ci direbbe il santo copertinese, cerchi di fare il meglio che può, di trarre fuori da ogni ostacolo la spinta ulteriore per andare avanti, e poi affidiamoci al Signore, che certamente è sempre provvidente verso i suoi figli”.Quali sono i motivi di attualità di questa figura esemplare per fedeltà ai valori del Vangelo?

“Indubbiamente san Giuseppe per alcuni aspetti può essere sentito come lontano da noi, sia perché vissuto nel XVII secolo, sia per i doni particolari di cui è stato gratificato da Dio, doni soprannaturali della sua grazia, presenti in modo così sovrabbondante da lasciare un po’ sgomenti. Ma ogni santo, proprio perché tale, ha sempre qualcosa da dire ad ogni uomo e donna di ogni tempo e luogo. San Giuseppe ci ricorda il valore e l’importanza nella vita cristiana dell’umiltà, della semplicità di cuore, dell’obbedienza, della fiducia in Dio e in Maria, della preghiera, della gioia, della serenità nelle relazioni umane, della ricerca dell’essenziale nella vita. Tutte realtà che non riguardano solo chi si consacra al Signore nella vita religiosa, ma che, in modo diverso, possono essere vissute da tutti, perché attirano il cuore verso ciò che è bello”.

Il Capo dello Stato tra i giovani
Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2018/2019 a Portoferraio

Come vivrebbe oggi San Giuseppe da Copertino un tempo straordinario come la pandemia?

“È molto difficile da dire, si rischia di fare delle forzature, o di far dire o fare a san Giuseppe quello che a noi piacerebbe che dicesse o facesse. Si può dire in generale che, da buon francescano, accetterebbe con pazienza questa situazione, sottomesso ad ogni umana creatura (san Francesco), senza fare liti o dispute con alcuno, soprattutto con grande forza d’animo e fiducia. Nei momenti della sua vita in cui si è trovato in difficoltà e in uno stato di smarrimento interiore, è bastato a san Giuseppe guardare al crocifisso non per risolvere tutto, ma per ritrovare quella fiducia in Dio che lo ha sempre accompagnato e che lascia anche a noi come messaggio”.