Maternità e lavoro: quali tutele?

La denatalità è la più grande crisi all'interno dell'emergenza Coronavirus. Troppe mamma che si dimettono e troppe coppie che in preda alla difficoltà economiche non sono pronte a mettere al mondo dei figli. Cosa deve cambiare?

Nel 2019 sono state oltre 37mila le neo-mamme lavoratrici che hanno presentato le dimissioni mentre pochi giorni fa il Consiglio d’Europa ha richiamato l’Italia per
la violazione della parità tra uomo e donna sul lavoro. Ma perché la donna deve sempre scegliere tra casa e lavoro? InTerris per approfondire l’argomento ha incontrato la dottoressa Liliana Ocmin, responsabile del Coordinamento Nazionale Donne e del Settore Emigrazione – Immigrazione per la Cisl – INAS. “Purtroppo nel nostro Paese c’è un concreto mancato sostegno ai diritti di maternità delle donne. Ci sono infatti pochi servizi per i bambini da 0 a 3 anni, non raggiungiamo neanche la metà dei servizi offerti a livello europeo rimanendo molto al di sotto della media. Poi c’è anche un problema culturale perché la cura anche degli anziani cade tutto sulle spalle delle donne” spiega la Ocmin.

Le proposte della Cisl

“Noi abbiamo anche formulato delle proposte sul come risolvere il problema. Sicuramente uno dei temi è quello di garantire come diritto universale l’asilo nido a tutte le mamme, anche perché questo genererebbe altro lavoro – sottolinea la responsabile del coordinamento Cisl -. Il lavoro delle donne è generatore di altro lavoro. Ogni persona che lavora genera altri cinque posti di lavoro. Ecco perché ci dev’essere una forte spinta all’occupazione femminile, che non solo risolverebbe la crisi, ma ridurrebbe il rischio di povertà della famiglia quando lavora solo un super reddito, cioè il padre, e questo viene compromesso”.

Come si presenterà la situazione nei prossimi mesi durante la crisi economica generata dalla pandemia ancora in corso?
“Dopo il Covid-19 si rischia che la natalità scenderà ancora e questo implica delle conseguenze sul ricambio generazionale oltre che un impoverimento sulla mancanza di una prospettiva come paese. Per questo c’è bisogno di un maggiore sostegno per la famiglia, con politiche fiscali più vicine a quello che è il fulcro della nostra società. Altra cambiamento radicale che ci dev’essere è l’approccio culturale alla maternità. Questa non dev’essere vista come un mantra delle donne o come un problema. Abbiamo bisogno di cambiare questo luogo comune. Tutto ciò perché negli anni abbiamo constatato che la donna che lavora e si realizza è una donna poi più propensa ad avere figli“.

Stati generali e occupazione femminile

C’è ancora molto da fare per la parità di genere e di tutte le questioni aperte, questo problema è stato al centro della conferenza stampa organizzata dalla vice presidente della Camera Maria Elena Spadoni (M5s) e intitolato “Stati Generali e occupazione femminile: il ruolo delle donne nel rilancio del Paese“. L’iniziativa è stata promossa dall’onorevole Spadoni alla luce degli Stati Generali organizzati alcune settimane fa dal governo e per affrontare il tema sono state chiamate a intervenire due note esperte impegnate nella promozione della parità di genere, uno dei tre pilastri del Piano Colao per la ripartenza dell’Italia.

Si smette di lavorare dopo la nascita dei figli

Spadoni ha posto l’accento sui dati dell’Ispettorato del lavoro sulle donne che hanno smesso di lavorare dopo la nascita dei figli ma ha anche messo in evidenza alcune notizie positive: “la Ministra del Lavoro Catalfo insieme al Presidente Conte è al
lavoro per scongiurare le espulsioni dal mercato del lavoro al termine della CIG e in questi giorni è arrivato in Aula alla Camera, l’assegno unico per le famiglie, il primo pilastro del Family Act approvato dal Governo lo scorso 11 giugno, che punta a
dare sostegno alle famiglie e alla natalità”.

C’è bisogno di parità di genere

Rivoluzione verde, innovazione e digitalizzazione, parità di genere e inclusione sono i tre pilastri evidenziati come prioritari dal documento Colao presentato al Presidente del Consiglio e agli Stati generali”, ha detto Linda Laura Sabbadini, direttrice
centrale dell’Istat e professoressa di Psicologia sociale all’Università degli Studi di Milano «Bicocca», oltre che componente del comitato tecnico scientifico Colao,
che durante la conferenza ha discusso di parità di genere e rilancio occupazione femminile. “Per la prima volta in un documento strategico viene affermato che la parità di genere deve essere asse strategico – ha aggiunto discutendo di parità di genere e rilancio dell’occupazione femminile -. É fondamentale che il Governo faccia proprio questo obiettivo soprattutto nelle misure di rilancio dell’occupazione femminile, la battaglia contro gli stereotipi di genere e quella contro la violenza sulle donne”.