Di mamma in mamma: ecco la rete di solidarietà tra madri

La pandemia ha posto l’accento sui casi di vulnerabilità. In particolare, il lockdown ha dimostrato l’importanza del nucleo familiare. L’Associazione Pianoterra si occupa della protezione del rapporto tra madre e figlio. La loro convinzione è che “migliorando le condizioni di partenza di una vita si possano prevenire problemi di salute e sviluppo legati alla povertà e alla marginalità”, racconta a Interris.it Ciro Nesci, presidente dell’associazione.

Come nasce la vostra associazione e perché?

“L’Associazione Pianoterra onlus nasce a Napoli nel 2008 per sostenere le famiglie che vivono in condizioni di precarietà sociale ed economica, di marginalità e di isolamento. Oggi opera non solo a Napoli, ma anche a Roma e nel comune di Castel Volturno. I nostri interventi sono rivolti principalmente alla coppia madre-bambino, nella convinzione che migliorando le condizioni di partenza di una vita si possano prevenire problemi di salute e sviluppo legati alla povertà e alla marginalità ed evitare che si trasmettano da una generazione all’altra, in un circolo vizioso difficile da spezzare. Nei nostri interventi stabiliamo con le famiglie prese in carico un patto di reciproco impegno e responsabilità, rispondendo ai bisogni più urgenti e materiali e avviando al contempo percorsi personalizzati di cura e sostegno che abbiano come scopo la riconquista dell’autonomia. Non lavoriamo mai da soli, ma in rete con moltissimi attori territoriali appartenenti a mondi diversi – istituzioni, servizi socio-sanitari e per la famiglia, enti del terzo settore, privati – nella convinzione che debba essere la comunità nel suo insieme a prendersi cura delle sue componenti più fragili e vulnerabili”.

Il Coronavirus ha creato diverse problematiche nelle famiglie. Ora c’è ancora più bisogno di sostegno?

“La pandemia di coronavirus ha messo da mesi in ginocchio tutto il mondo, ma ha fatto sentire i suoi effetti in modo più drammatico sulle fasce di popolazione più fragili, le cui condizioni di vita erano già da prima segnate da grandissima precarietà e disagio. Sono bastati pochissimi giorni di lockdown perché presso i nostri servizi si sia iniziato a registrare richieste di sostegno e aiuto. La crisi economica per queste famiglie si è trasformata in impossibilità di fare la spesa, di pagare l’affitto o la luce, di comprare i pannolini o il latte in polvere per i neonati.  A peggiorare con l’emergenza socio-sanitaria è stata anche la condizione di isolamento in cui vivono spesso le famiglie che sosteniamo. Il lockdown e le misure di distanziamento sociale adottate per rallentare la diffusione dei contagi hanno accresciuto il rischio di invisibilità per persone già ai margini, e in particolare per le madri con bambini piccoli”.

In che modo, contribuite al rapporto tra madre e figlio?

“I nostri interventi ruotano spesso attorno alla coppia madre-bambino poiché siamo convinti che sia importante intervenire possibilmente già prima che un bambino venga al mondo, o comunque nelle sue primissime fasi di vita, quando la figura della madre è centrale. Nei nostri servizi supportiamo le future mamme e le mamme a costruire una relazione di ascolto e responsività con i loro piccoli a partire soprattutto dal riconoscimento delle loro risorse personali. Le accompagniamo a individuare ed esprimere bisogni e necessità, condividiamo con loro conoscenze e strumenti per seguire la crescita dei bambini, offriamo loro supporto psico-educativo che consenta loro di modulare ansie e preoccupazioni e diventare più consapevoli delle esigenze dei bambini, diamo spazio alla creatività e al gioco con laboratori e attività espressive mamma-bambino”.

Cos’è il progetto OASI?

“Il progetto OASI è un intervento integrato, multidimensionale e sinergico di ricostruzione del sé: inserimento professionale e tutela dei diritti che hanno come destinatari 150 donne vittime di violenza di genere residenti nel Comune di Napoli. All’interno del progetto, che vede come capofila il Comune di Napoli oltre al coinvolgimento di un ampio partenariato formato da enti del terzo settore e soggetti privati, Pianoterra interviene mettendo in campo la sua esperienza soprattutto nel caso di donne con figli esposte a un forte rischio di maternità fragile. Le attività previste dal progetto, avviato formalmente alla fine del 2019, non sono potute partire a causa dell’emergenza sanitaria, ma stiamo lavorando per superare queste difficoltà”.

Come vi siete mossi durante la pandemia? Avete continuato le vostre attività?

“La pandemia ha cambiato in modo radicale le nostre modalità di intervento. Durante il lockdown abbiamo sospeso qualsiasi forma di intervento in presenza, attivando però immediatamente forme innovative e alternative di relazione con i nuclei familiari che seguiamo con i nostri servizi, con l’obiettivo di mantenere un contatto, sia pure a distanza, e continuare a monitorare le situazioni più difficili. In rete con altri soggetti presenti sul territorio abbiamo attivato azioni di sostegno materiale e grazie a generose donazioni ricevute durante le prime settimane di emergenza siamo riusciti a raggiungere più di 1800 nuclei familiari tra Napoli, Castel Volturno e Roma con azioni di sostegno materiale”.

Avete cambiato la modalità di svolgimento del vostro lavoro?

“Dovendo svolgere da remoto un lavoro che si è sempre contraddistinto per una forte prossimità fisica, nel periodo del lockdown i cellulari e le varie app di messaggistica sono stati strumenti fondamentali per arrivare alle famiglie prese in carico, consentendo alle nostre operatrici e ai nostri operatori di effettuare chiamate e video-chiamate quotiane. I canali social sono stati validi alleati per la diffusione di contenuti informativi sull’emergenza sanitaria in corso, la condivisione di video-tutorial su tematiche legate alla salute materno-infantile e alla puericultura e la proposta di attività ludico-ricreative. Grazie a questi canali ci è stato possibile offrire un supporto ai bambini in età scolare alle prese con la didattica a distanza, supportati anche, ove necessario, con la fornitura di dispositivi digitali. Da maggio abbiamo parzialmente ripreso i nostri servizi in presenza, con incontri individuali o in piccoli gruppi. Prima di procedere alla riapertura abbiamo adeguato in modo rigoroso tutti i nostri spazi e le nostre procedure alle nuove norme per contenere i rischi di contagio da coronavirus e garantire il massimo della sicurezza sia agli utenti dei nostri servizi che al personale”.

La comunità è essenziale. “Di mamma in mamma” è un progetto che va in questo senso?

“’Di mamma in mamma’ è un progetto che mette in relazione mamme che vivono in condizioni difficili con altre mamme (ma non solo) disposte a creare una rete di solidarietà attraverso la raccolta e la distribuzione di generi di prima necessità per l’infanzia. Con questa iniziativa, una delle azioni più efficaci messe in campo da Pianoterra, non solo sosteniamo donne in difficoltà, ma possiamo donare nuova vita a vestiti, giochi e altri oggetti, evitando sprechi e promuovendo un’educazione al riuso in contrasto con l’esasperato consumismo che ci circonda. ‘Di mamma in mamma’ non è affatto un mercatino dell’usato. Cataloghiamo tutti gli articoli che riceviamo in dono e chiediamo alle mamme che vogliono usufruire della distribuzione di compilare un elenco preciso di ciò di cui hanno bisogno. Solo in un secondo momento avviene la distribuzione vera e propria. In questo modo evitiamo sprechi e diamo l’opportunità alle mamme di frequentare l’associazione con continuità e alle operatrici di seguirle e di monitorarne difficoltà o miglioramenti”.