L’ora della responsabilità per la gioventù antivirus

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E’ trascorso solo un mese e le vite di tutti sono state letteralmente stravolte, in particolare quelle di noi ragazzi: abituati a svegliarci presto, anche un po’ a malincuore, per saltare giù dal letto, prepararci e andare a scuola tra il desiderio di incontrarci tra amici e l’ansia per le interrogazioni. Per poi  tornare a casa, alle prese con i compiti da fare e le attività extra scolastiche. La nostra quotidianità era scandita tra la scuola e i weekend in cui si organizzava qualche uscita tra noi ragazzi. Ad un tratto tutto questo non c’è stato più, un annuncio in tv da parte del Presidente del Consiglio e regole via via più restrittive hanno portato all’imperativo categorico e morale di restare in casa.

All’inizio i miei compagni erano un po’ scettici, ci dividevamo tra chi era preoccupato magari perché i genitori sono medici o operatori dell’informazione e quindi avevano il polso della situazione più preciso e chi, invece, sottovalutava quel che stava accadendo e prendeva la chiusura delle scuole come l’occasione per una mini-vacanza. Nessuno si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi chiuso in casa a tempo indeterminato. In un primo momento, nonostante fossi preoccupata di tutta la situazione, ero felice al pensiero di non andare più a scuola o di fare attività che a volte mi sembravano noiose. Ma con il passare del tempo tutte le piccole abitudini a cui ero abituata mi mancavano, tra cui vedere i miei compagni a scuola o uscire, anche banalmente  per fare una passeggiata.

Ad un tratto è come se avessi capito quanto fosse importante tutto ciò che davo per scontato e venissero fuori difficoltà mai immaginate, come vivere tutti “sotto lo stesso tetto”. Ma poi parlando con i miei amici, confrontandomi con le loro esperienze, abbiamo cominciato non solo a mettere a fuoco quel che davvero conta nella vita, ma anche a farci forza e a pensare che tutte queste restrizioni servono per aiutarci gli uni con gli altri, soprattuto noi giovani stando in casa è come se salvassimo le vite dei nostri nonni e genitori che sono più esposti di noi. E questo possiamo farlo semplicemente stando in casa. E’ vero possono esserci più tensioni nel condividere gli stessi spazi ogni giorno, senza un momento per sé. Però si riscoprono anche i legami affettivi, recuperi il tempo perso e capisci che il bene cura tutto.

Io ho 17 anni, questa estate divento maggiorenne ed in questi giorni mi chiedo chissà come sarà ad agosto. Sono pochi mesi, ma al momento è imprevedibile sapere come starà il mondo. Spesso gli adulti ci rimproverano di essere superficiali, ma questa esperienza ci sta cambiando dentro: stiamo vivendo qualcosa di terribile, di mai visto, che – ci diciamo tra noi ogni tanto – finirà nei libri di storia. Non eravamo pronti, nessuno lo era, ma oggi non ci sentiamo più i ragazzi di un mese fa: c’è un tempo per essere allegri, per essere spensierati e un tempo per essere seri e profondi. Prima commentavamo i video su Instagram, ora il bollettino della Protezione civile delle 18.00. Prima il problema era quale foto profilo scegliere, ora le immagini delle bare di Bergamo trasportate dai militari nelle altre regioni sono parte di noi. Lì c’è una parte d’Italia, ragazzi e non. Ed per quella parte che sapremo rialzarci, anche e soprattutto per chi non ce l’ha fatta.