La mia maturità al tempo del Coronavirus (VIDEO)

La testimonianza ad Interris.it di Adriano Candelori, studente del quinto anno di liceo che racconta l’Esame di Stato

Tutti ricordiamo con una certa nostalgia l’ultimo anno del liceo. Gli ultimi mesi immersi nella paura dell’esame, nel timore di perdere gli amici nel tempo. L’esame di stato che segna la nostra maturità è, per molti, un fondamentale spartiacque nella vita. Un test che si vive insieme ai propri compagni di classe tra risate, abbracci, lacrime e canti. Nell’era del Coronavirus tutto ciò è semplicemente cancellato e si comincia a ripensare l’importanza della scuola. Da questo assunto inizia il racconto a Interris.it di Adriano Candelori, uno studente del liceo James Joyce di Ariccia.

Verso la maturità

“A settembre ero certo che quella che mi accingevo ad affrontare, più che un semplice ultimo anno scolastico, sarebbe stata un’esperienza di cui mi sarei ricordato per tutta la vita. Insomma, l’ultimo, grandioso anno di liceo. Durante questa quarantena, riporto spesso la mente al primo giorno di scuola, quando mi immaginai sette mesi dopo, colmo d’ansia prima di affrontare il famoso esame di maturità. Mi vedevo già a giugno, in circolo con i compagni di classe a fare tutte le ipotesi possibili sul testo della prima prova, mentre qualcuno già intonava ‘Notte prima degli esami’ di Antonello Venditti. Invece, lo scenario è completamente diverso. Come è noto, il Coronavirus, così piccolo e così letale, ha stravolto i piani di tutti i ragazzi della mia età”.

L’ultimo inatteso giorno di scuola

“Chi sono io? Sono Adriano Candelori, ho 18 anni, frequento il liceo linguistico James Joyce di Ariccia e sono spaventato. Non si tratta di quella paura innocua che tutti provano prima di un qualunque esame, ma della paura che un’esperienza di vita sia stata cancellata per colpa di un maledetto virus. Quel 4 marzo, lo abbiamo trascorso tutti come un qualsiasi giorno di scuola: campanella, lezione, ricreazione, campanella. E invece, quel 4 Marzo non è stato solo ’un giorno’ ma ‘l’ultimo giorno di scuola’ per una generazione di Millennials. Chi se lo sarebbe mai immaginato. Se ci ripenso provo rabbia e frustrazione. Anche se, devo ammetterlo, ero contento nell’accogliere l’emanazione del decreto governativo che annunciava la chiusura delle scuole. Di quelle ore, ricordo un’immensa sensazione di sollievo: ‘finalmente un po’ di pace’, come se, per un attimo, mi fossi liberato da un macigno enorme che schiacciava la mia libertà da diciottenne. Adesso se mi guardo indietro, mi accorgo che tutto ciò è cambiato. La felicità, la gioia e la trepidazione hanno lasciato spazio al rammarico, al dispiacere ed alla consapevolezza di essere una generazione molto sfortunata perché un’esperienza così ricca di valori nessuno potrà restituircela. Immedesimarsi in chi sta vivendo questa situazione non è facile”.

La scuola al tempo del Coronavirus

Dopo quel fatidico 4 Marzo ci siamo adeguati alle nuove disposizioni. Abbiamo iniziato a frequentare lezioni online, attenendoci alle regole della DAD, didattica a distanza. L’inizio è stato entusiasmante, come tutti ero anch’io incuriosito da questa nuova classe virtuale. Niente voti, poche interrogazioni, e professoresse più accondiscendenti. Poi sono iniziati ad emergere i primi problemi per noi maturandi. Milioni di domande che non ricevono risposta. Nessuno è in grado di sciogliere i nostri dubbi, nel nostro piccolo ci sentiamo tutti parte dell’emergenza che ha convolto la nostra nazione. La percezione che noi maturandi abbiamo è che quello che andremo ad affrontare sarà un esame con poca valenza pratica visto che comprenderà una sola prova orale e di conseguenza superarla sarà teoricamente più facile. Effettivamente questa è la realtà ma bisogna essere prudenti, e valutare le conseguenze che questo vantaggio, se così possiamo chiamarlo, ha nell’immediato presente e che avrà in futuro. Molte persone ritengono la nostra generazione fortunata, poiché circola la convinzione che noi tutti passeremo la prova con il minimo sforzo, ma come già detto ci sono delle controindicazioni che sicuramente saranno dannose per noi studenti. In questi mesi ho rivalutato il potere della scuola e l’importanza che essa aveva nella mia vita”.

Ripensare l’istruzione, la scuola, il liceo

Il liceo è qualcosa che va oltre i temi, oltre le interrogazioni, oltre i voti. È l’esperienza più bella di cui un adolescente possa godere, e l’esame di maturità ne è parte integrante, non a caso alla parola esame è accostata ‘maturità’. Credo che per maturità s’intenda una crescita personale oltre a quella didattica. Prima di considerarmi uno dei tanti alunni che sono passati tra quei corridoi sono Adriano, e Adriano, come tutti i maturandi dell’anno corrente, avrebbe preferito studiare il doppio a patto di vivere le emozioni dell’esame, perché qualunque cosa fosse successa ne sarei uscito vincitore morale, e come premio avrei ottenuto una crescita personale che mai nessuno potrà restituirmi. Ora che la ‘vittoria’ è praticamente assicurata non ha più lo stesso sapore. Ci sono, come sempre, anche aspetti positivi in questo periodo di quarantena. Io personalmente ho imparato a riflettere. Non è una cosa che molti sanno fare. Ho riflettuto su come è cambiata la mia considerazione di scuola prima e dopo il lockdown. È proprio vero che capisci l’importanza delle cose solo quando le perdi. Mi sono accorto che avrei voluto tanto affrontare in maniera diversa la scuola. Avrei voluto vivere piuttosto che cercare di sopravvivere. Vivere e amare. Amare la quotidianità che ormai non tornerà. Questi mesi e questa maturità mancata costituiranno per me il vuoto più grande nella mia vita adolescenziale. Il mio consiglio a tutti gli alunni che torneranno a scuola a settembre è di godervi questo meraviglioso mondo, non sprecate tempo ad odiare chi sta dietro alla cattedra, fatelo per voi, per una vostra crescita personale perché quando vi accorgerete del vero valore della scuola sarà, forse, troppo tardi”.