La Luce di Maria ai tempi del Covid-19: nella rete, un’esperienza di fede e di preghiera

L'esperienza del portale che, nel mondo del web, anima devozione e senso comunitario

La luce di Maria nasce da un ispirazione ricevuta a Medjugorje
La luce di Maria nasce da un ispirazione ricevuta a Medjugorje

Web e preghiera, due mondi tutt’altro che in antitesi se convogliati in un’esperienza capace di unirli. Ancor di più se questa risulta essere frutto di un’ispirazione illuminante, alimentata dalla fede e dalla speranza. Nasce da questo “La Luce di Maria“, una pagina Facebook che si fa comunità e un sito che si rende veicolo di un’informazione animata dalla devozione nella Madonna di Medjugorje. Un’esperienza illuminante in una rete troppe volte veicolo di discordia e persino di odio, per dimostrare non solo quanta forza risiede nel pregare assieme ma anche di quanto la nostra società abbia bisogno di riscoprirne la bellezza, soprattutto in tempi complicati come quelli che stiamo vivendo. Particolarmente intenso il Rosario della mezzanotte, per il quale sono 1500 i fedeli collegati in diretta, raccolti in preghiera assieme a uno dei fondatori per la meditazione e contemplazione del Vangelo del giorno: “Siamo felici – ha spiegato a Interris.it il caporedattore, Cristiano Sabatini – che ci sia un elevato riscontro: significa che ciò che facciamo viene accolto e recepito. E questa è una grande responsabilità”.

Cristiano, “La luce di Maria” costituisce un’esperienza quasi unica nel suo genere, capace di creare una rete di preghiera su uno strumento noto per essere considerato fin troppo controverso come il web. Come nasce la vostra vocazione?
“Nasce tutto da un’ispirazione che arriva da Medjugorje, da una preghiera delle due persone che possiamo definire i fondatori di questo blog, Davide e Stefano. Siamo attorno al 2014 quando, di fronte a una preghiera, hanno avuto una sorta di ispirazione per diffondere la Parola, il messaggio del Vangelo a tutti e con tutti i mezzi”.

Un blog di preghiera e un sito: per bilanciare fede e informazione?
“Nel nostro sito raccontiamo i momenti in cui queste ispirazioni si sono verificate. Viene così messo in piedi il blog, mettendo le preghiere, raccontando un po’ di Medjugorje e cose di questo genere. Con gli anni il sito si è evoluto e la pagina Facebook ha preso sempre più piede. Io è da circa due anni che ho la responsabilità della pagina come direzione redazionale. Quello che cerchiamo di fare e di lasciare spazio al lato devozionale, cercando di dar risalto nella nostra pagina anche a santi meno conosciuti. Stiamo cercando di farlo anche con storie più o meno contemporanee”.

La Luce di Maria nasce dai messaggi della Vergine a Medjugorje

Ad esempio?
“La vicenda di Sara Mariucci a Gubbio, soprannominata ‘la bambina dei miracoli’, in odor di beatificazione e ora traslata all’interno di una chiesa cittadina, poiché numerose persone avevano pregato sulla sua tomba tante persone hanno pregato e sono arrivate delle grazie. Raccontare cose di oggi, di come la preghiera possa aiutare. Facciamo tutte le sere, soprattutto da un paio di settimane, un rosario oltre alla preghiera con un rosario meditato fra mezzanotte e l’una che si svolge tutte le sere da circa 5 anni. E abbiamo risultati che sono sconvolgenti sulle dirette Facebook e Youtube: nella diretta delle 24 siamo a una media di 1400-1500 persone che ci seguono contemporaneamente per circa un ora. C’è quindi una fame di preghiera forte. E ci rende felici che questo servizio che cerchiamo di fare sia accolto e recepito”.

Questo forse sorprende in un contesto come quello del web, dove possono essere presenti dei rischi soprattutto per i più giovani. Il successo della vostra pagina dimostra che in realtà il web possiede una funzione potenzialmente molto importante…
“E’ vero. Abbiamo anche avuto delle esperienze anche devastanti, qualcuno ha tentato anche di ostacolare questa realtà. Noi avevamo messo in piedi una sorta di controllo, con 4-5 persone che ci aiutavano durante la preghiera a controllare i commenti dove, a volte, arrivavano frasi sconvenienti o addirittura bestemmie. Ed eravamo riusciti a capire persino come si chiamassero queste persone che entravano e cominciavano a disturbare. Di contrasto, però, si veniva a creare una sorta di catena di solidarietà da parte di tutte quelle persone che, automaticamente, bannavano o cancellavano questi messaggi, oppure che pregavano per coloro che disturbavano. Si era creata davvero una comunità virtuale, con persone che, addirittura, se mai capitava che iniziassimo un po’ in ritardo cominciavano a scriverci chiedendoci perché non ci fosse la preghiera”.

Che si articola in vari momenti…
“Alle 15 preghiamo quasi tutti i giorni la Divina misericordia. Abbiamo avuto poi l’ok da un sacerdote che viene spesso ai nostri incontri che si è detto disponibile a celebrare la messa della Luce di Maria, naturalmente a porte chiuse. In questo momento, ogni giorno, mettiamo la preghiera del giorno contro il coronavirus, scritta magari da un vescovo o invocazioni di santi. Alle 12, ogni giorno, abbiamo l’Angelus in diretta da Medjugorje davanti alla parrocchia di San Giacomo. Lo stesso la mattina con la preghiera davanti al Cristo risorto. Questo è ciò che cerchiamo di portare come diretta sul social. Sul sito cerchiamo di mettere qualche articolo, specie in questo momento, che dia un indirizzo di speranza dando comunque delle informazioni, invitando a rispettare le indicazioni che ci vengono date. Ricordando che la preghiera aiuta sempre”.

Preghiera di Ringraziamento quotidiana Live della Luce di Maria

A proposito dell’emergenza coronavirus, questa esperienza ha messo una volta di più in luce come troppe volte nel web possa esserci sovrabbondanza di informazione o disinformazione, anche per la densa interazione fra gli utenti. In questo contesto, un simile aspetto può essere più un rischio che un aiuto?
“Io sono convinto che il web abbia una grossa colpa nel caso specifico del coronavirus, perché la rete è un po’ una caccia al gossip. Come La Luce di Maria abbiamo un’associazione che si occupa di portare le persone in pellegrinaggio. Stavamo per partire per la Terra Santa nel giorno in cui è stato rimandato indietro da Tel Aviv l’aereo da Bergamo. E ho vissuto il panico delle persone che non volevano aspettare la decisione dell’organizzatore o dal tour operator al quale c’eravamo appoggiati. Ma ognuno aveva letto, scritto o sentito… Il web dà sicuramente adito a tanta disinformazione, tante fake. Ed è per questo che la responsabilità che abbiamo noi che scriviamo della fede sta nell’essere attenti a quello che diciamo e scriviamo. Siamo quella piccola luce che Cristo ci chiede di essere. E questo non è sicuramente semplice. Io sto frequentando il corso di teologia per laici del Vicariato di Roma per cercare di avere un po’ di cognizione di causa su quello che facciamo. Sono dell’opinione che il web può essere un elemento deleterio se usato male, come tutto del resto”.

Per vocazione, il web si costituisce come una rete. La vostra esperienza può essere indicata come un esempio di come, in una realtà fatta di interfacce grafiche, si possa comunque creare un senso di comunità?
“Nell’esperienza che facciamo noi assolutamente sì, ed è una delle cose più belle. Negli incontri annuali che facciamo al Divino Amore fra le persone che seguono la preghiera che facciamo su Facebook, ci ritroviamo con persone che non conosciamo e che magari ci dicono che siamo stati lo strumento che li ha fatti venire lì, ti fa sentire che sei utile per qualcosa di buono. E dare un volto ai nostri utenti è qualcosa di bello. Ci sono persone che vengono con noi a Medjugorje e che incontriamo per la prima volta in aeroporto, le quali ci vengono a trovare perché hanno sentito qualcosa di bello su La luce di Maria o anche per semplice curiosità. Ed è molto bello incontrarsi nella preghiera, conoscersi senza essersi mai visti prima proprio per questo scambio che si crea nel momento di pregare insieme. Sicuramente c’è una grossa responsabilità, per quanto hai tante persone che ti seguono sei responsabile di ciò che dici e di ciò che fai”.