“La carità è più forte del coronavirus”

Intervista a Interris.it del presidente del Banco Alimentare, Giovanni Bruno: “Non ci fermiamo per l’epidemia”

cibo

Per il rischio di contagio in Lombardia e in Veneto alcune associazioni benefiche (come per esempio Pane Quotidiano a Milano) hanno dovuto interrompere la distribuzione del cibo ai poveri in osservanza delle disposizioni che proibiscono assembramenti (https://www.interris.it/solidariet–/l-epidemia-lascia-soli-i-poveri). Voi che siete in prima linea a sostegno degli ultimi, ravvisate il pericolo che chi ha bisogno ne avrà ancora di più?
“La nostra attività continua, sia in Lombardia che in Veneto ed Emilia. Cerchiamo di fare in modo che le persone bisognose risentano il meno possibile di questa situazione e vogliamo continuare ad aiutare, prendendo ovviamente tutte le precauzioni necessarie. È stato soltanto in qualche caso interrotto il servizio Siticibo di recupero del cibo cucinato dalle mense aziendali e ovviamente pane e frutta dalle scuole  che sono chiuse, ma per quanto riguarda la distribuzione noi continuiamo il nostro lavoro, dal momento che le strutture che ritirano il cibo vengono ricevute su appuntamento e non c’è rischio di assembramento”.

Come si riflette l’epidemia sulla vostra opera di solidarietà?
“Sicuramente questa situazione complica le cose, ma stiamo facendo di tutto per stare vicino a chi ha bisogno e alle strutture caritative. I Banchi Alimentari regionali hanno preso tutte le precauzioni sanitarie necessarie fin dal primo giorno e stanno facendo ogni sforzo per garantire la continuità nel rispetto delle norme stabilite dalle autorità e con grande attenzione alla tutela della salute dei dipendenti e volontari. Le strutture caritative si sono organizzate di conseguenza, alcune invece di fare servizio mensa consegnano ai bisognosi un sacchetto con provviste di cibo”.

Qual è il vostro piano d’azione?
“L’obiettivo comune è quello di non lasciare nessuno indietro. Il Banco Alimentare della Lombardia, per esempio, riceve circa 50 strutture al giorno e meno del 20% delle strutture ha posticipato o annullato il ritiro”.

Questa nuova malattia colpisce soprattutto gli anziani, c’è il rischio che le fasce più deboli della popolazione vengano abbandonate a se stesse?
“Le 7.500 strutture caritative accreditate sostengono quasi 1.500.000 di  persone in difficoltà con gli aiuti alimentari distribuiti dalla Rete Banco Alimentare: gli over 65 rappresentano circa il 7%. Tutti stiamo lavorando perché non venga meno la consueta attenzione, del resto anche tantissimi nostri volontari sono pensionati! Anche per questa ragione seguiamo rigorosamente le disposizioni delle autorità riguardanti le norme igienico sanitarie, per poter continuare ad essere d’aiuto senza mettere in pericolo nessuno”.

Come la sussidiarietà tra pubblico e privato sociale può aiutare il contrasto al coronavirus?
L’attività di Banco alimentare è da sempre un esempio di applicazione del principio di sussidiarietà: siamo convinti infatti che la povertà non si potrà mai affrontare solo con un intervento delle istituzioni, che hanno sempre meno risorse da investire nei servizi di welfare, ma serve incentivare ciò che di buono nasce dalla società civile, iniziative che si prendono cura dell’ultimo, del povero, dell’emarginato”.

Come sta cambiando il disagio sociale?
“In situazione di crisi come questa il supporto ad attività come la nostra è ancora più necessario, in un rapporto di collaborazione e scambio continuo con le istituzioni. Il Banco Alimentare rappresenta in alcuni casi l’unico reale sostegno a tutte quelle strutture caritative che continuano a prendersi carico di questo disagio sociale.  Anche in questi giorni tante persone in grave difficoltà continuano ad essere incontrate, ascoltate e aiutate nei loro bisogni più semplici e primari”.