Il significato del velo nella cultura religiosa

Scopriamo qual è il significato di portare il velo soprattutto nella cultura islamica e perché è importante che le donne siano libere di farlo

Il velo, uno dei simboli più visibili dell’Islam — che, dopo il Cristianesimo, è la seconda religione più professata al mondo — è spesso oggetto di discussione: perché le donne lo indossano? Chi ha il compito di decidere se deve essere indossato o meno?

I veli erano diffusi in molte culture prima della nascita dell’Islam, compreso il cattolicesimo e l’ebraismo. Nell’antichità le donne appartenenti all’alto ceto sociale lo indossavano per rappresentare il loro status. Ai giorni d’oggi, gli uomini Tuareg, un gruppo etnico stabilito nel Nordafrica, indossano il velo come simbolo di virilità. Fino a non poco tempo fa, era considerato irrispettoso per le donne avere il capo scoperto durante la liturgia ed è un tradizione ancora molto sentita quella di indossare il velo durante nel giorno del matrimonio.

Significato e tipologie di veli

Nonostante le motivazioni nei testi sacri musulmani non siano chiare, le donne che decidono di indossare il velo lo fanno per preservare la loro umiltà e la loro privacy dagli uomini che non appartengono alla loro famiglia e per sentirsi più vicine ad Allah. Esistono quattro tipologie di velo:

  • lo hijab è una varietà che copre sia il capo che il collo, comunemente indossato nell’occidente e dalle donne musulmane arabe;
  • il niqab invece può essere di due stili principali: lo half niqab che copre tutto il corpo ma lascia gli occhi e la fronte visibili, mentre il gulf copre corpo, capo e viso e ha un’apertura limitata per gli occhi;
  • lo chador è una sorta di mantello che lascia il viso scoperto ed è indossato principalmente nel Medio Oriente;
  • il burqa è un lungo velo che copre interamente corpo e viso e ha una retina a livello degli occhi. È usato principalmente in Pakistan ed era obbligatorio durante il regime talebano in Afghanistan.

 Scelta o legge?

Specialmente nei Paesi occidentali, molti sostengono che le donne non decidono di indossare il velo ma che, al contrario, sono obbligate a coprire il loro corpo. Nel 2011 il Governo francese ha deciso di vietare il velo islamico nei luoghi pubblici. La decisione ha diviso l’opinione pubblica: da un lato, i sostenitori del divieto affermavano che avrebbe facilitato il riconoscimento dell’identità e che per le donne, coprire il corpo, è una scelta misogina e simbolo della repressione. Dall’altro lato invece, l’ex presidente francese è stato accusato di promuovere l’islamofobia e di scoraggiare l’inclusione sociale delle donne islamiche.

In questa intervista, Hamid, una donna musulmana, spiega che indossa il velo per sua scelta, per mostrare la sua identità e che le permette di sentire una forte connessione con Allah. Dato che vive negli Stati Uniti, percepisce il giudizio delle persone quando la vedono senza conoscere la sua storia e le ragioni per cui indossa il velo.

Sfortunatamente, molte donne non hanno voce in capitolo in merito a questo tema. Ne sono esempio le donne in Iran, dove sono obbligate ad indossare il velo dato che, altrimenti, vengono perseguite dalla legge. Le forze dell’ordine hanno il diritto di ispezionare i loro vestiti, assicurarsi che non abbiano delle ciocche di capelli visibili e controllare il loro make-up. Le donne che non adempiono la legge possono essere arrestate, messe in prigione o viene fatta loro pagare una multa. Questa situazione ha portato all’insurrezione di un movimento di protesta contro la legge sul velo iraniana, a cui si sono unite non solo donne ma anche uomini. Purtroppo, la risposta del Governo iraniano è stata aspra: più di 40 persone sono state arrestate per aver difeso il diritto delle donne a decidere se indossare il velo oppure no.

Tolleranza

È fondamentale assicurarsi che le donne abbiano libertà di espressione e credo. Mentre molti sostengono che sia difficile interagire con le donne che indossano il velo, dovremmo capire che non si devono temere. Al contrario, dovremmo dialogare con loro e capire le loro storie e le ragioni che stanno alla base della loro scelta. Dovremmo riconoscere che non comunichiamo solamente con il nostro corpo e con il nostro viso, ma che possiamo creare delle connessioni con gli altri attraverso la nostra interiorità. La priorità è quella di supportare le decisioni delle donne e promuovere l’inclusione sociale e la coesione senza preconcetti.

Beatrice Koci, tirocinante della cooperativa Volunteer in The World