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“Il Pentolino”, lo sport e l’amicizia che creano l’inclusione

L’autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da una diversa modulazione/ integrazione sensoriale. Questo comporta, con vari gradi di gravità, una compromissione dell’interazione sociale e un   deficit della comunicazione, sia verbale che non verbale.

L’esperienza de “Il Pentolino”

A Senago, in provincia di Milano, da cinque anni, è sorta l’associazione denominata “Il Pentolino” che, attraverso varie attività, si è posta l’obiettivo di perseguire l’inclusione delle persone con autismo attraverso particolari attività sportive e sociali, con alla base la relazione e la socialità dei ragazzi con autismo. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Isabella Nardulli, presidente de “Il Pentolino” e mamma caregiver.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha l’associazione “Il Pentolino”?

“L’associazione è nata nel 2018, da un gruppo di genitori e volontari, con lo scopo di organizzare attività sportive e per il tempo libero per bambini e ragazzi con autismo, altre disabilità cognitive e i loro coetanei. Siamo nati da una esigenza reale e concreta perché, io stessa, sono mamma di un ragazzo autistico di tredici anni. In particolare, insieme alle altre famiglie, ci siamo accorti che, benché ciascuno di noi, riuscisse in qualche modo ad ottenere qualche risultato, sul piano delle autonomie e delle competenze attraverso le terapie, per quanto riguarda invece le amicizie, le conoscenze e il divertimento, da soli, non riuscivamo ad agire. Quindi, creando l’associazione, abbiamo pensato di creare delle attività adatte ai loro bisogni speciali, renderle inclusive, aperte a tutti nonché, quasi sempre gratuite, in modo da poter creare relazioni e contesti ove creare e sviluppare l’amicizia dei nostri bambini con i loro coetanei.”

Quali sono i vostri problemi più rappresentativi? Che significato ha, per voi, l’inclusione delle persone con autismo?

“Affinché l’inclusione non sia solo una parola, ma sia invece vera e propria, bisogna creare il contesto giusto. L’attività stessa deve essere progettata in modo da poter essere accessibile a tutti. Ciò è molto complicato in presenza di una persona con disabilità cognitiva. Ad esempio, quando si parla di una disabilità di tipo fisico, per rendere accessibile un luogo, bisogna abbattere le barriere architettoniche e renderlo fruibile. La nostra sfida invece, è stata quella di rendere fruibile ed andare incontro alle disabilità cognitive e progettare diverse attività che potrebbero andare incontro alle difficoltà cognitive. In particolare, per i bambini con autismo, abbiamo pensato ad un progetto sportivo e di gruppo, nel quale l’attività non è agonistica e, di conseguenza, non c’è l’ansia della prestazione e lo stress del risultato. Si gioca e basta, con una modalità divertente e accessibile a tutti, utilizzando soprattutto il canale visivo. In altre parole, i nostri istruttori che sono professionisti affiancati da educatori e volontari, propongono un’attività e la mostrano ai partecipanti, utilizzando poche parole e basandosi soprattutto sull’esperienza e sull’imitazione. Quindi, i ragazzi senza disabilità presenti in palestra svolgono l’attività e, i loro compagni con una disabilità, li imitano e, così facendo, sono tutti coinvolti nella realizzazione del gioco. L’obiettivo è quello di creare un gruppo dove, il bambino più capace, aiuta quello un po’ meno capace. Nel gruppo dei ragazzi di età più grande invece, le attività di inclusione, si realizzano grazie ai giovani volontari che si mettono in gioco svolgendo attività sportiva.”

Quali sono i vostri auspici per il futuro in merito allo sviluppo delle vostre attività e all’inclusione? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione quotidiana?

“In questo momento storico, nel quale il Covid-19 sta passando, stiamo cercando di ampliare l’offerta dei servizi. Quindi, il nostro obiettivo è potenziare e moltiplicare le attività che svolgiamo. È già presente un servizio di sportello d’ascolto gratuito tenuto da psicologhe volontarie. Inoltre, svolgiamo attività di informazione nel senso che, tutte le persone che accedono all’associazione, ricevono consigli e informazioni utili in merito alle diagnosi, le risorse delle sanità in merito o altro. Abbiamo attivato un altro progetto sportivo inclusivo di sitting volley, gratuito e aperto a tutti, per i ragazzi dai dodici anni in su. Inoltre, in collaborazione con altre realtà, stiamo avviando una serie di laboratori di musica e arte. Il nostro più grande sogno, è quello di aprire una grande struttura, nella fattispecie un centro pomeridiano, dove svolgere in maniera continuativa e inclusiva, le nostre attività. La nostra speranza è che, una istituzione pubblica, ci metta a disposizione una sede idonea per poter realizzare un centro come questo. Sicuramente, se ciò avvenisse, lo avvieremmo in collaborazione con le altre realtà del Terzo Settore in quanto, a noi, piace fare rete ed abbiamo molte collaborazioni con le altre associazioni del territorio. Le persone che lo desiderano, possono aiutarci in molti modi, sia diventando volontari e svolgendo attività con i nostri ragazzi oppure aiutare l’organizzazione dell’associazione o con il 5×1000 finanziando così i nostri progetti gratuiti.”

Christian Cabello

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