I volontari psicologi delle periferie esistenziali

L’associazione Onlus Propsy composta da ragazzi ed esperti del settore che si occupa di sostegno psicologico

Difficoltà economiche, tensioni familiari o anziani soli. Le periferie esistenziali della nostra società a volte sono più vicine di quanto possiamo immaginare. In queste situazioni non è facile chiedere e trovare aiuto: si ha pudore di raccontare la propria storia e, a volte, non si hanno le possibilità per poter far fronte alle parcelle degli esperti. Di tutto questo cerca di occuparsi l’associazione onlus Propsy, presieduta da Clara Borri, una donna che per fare del suo meglio si è circondata di giovani: il direttivo multidisciplinare, infatti, è composto da 11 ragazzi “per offrire – si legge nello stesso sito dell’associazione – un servizio più completo ed efficace”. Interris.it l’ha intervistata e si è fatto spiegare la sua “ricetta” per una solidarietà che coinvolge tutti: i bisognosi e i volontari, in quello che si può definire un vero e proprio circolo virtuoso.

Dottoressa Borri, quali sono gli obiettivi della sua associazione?

“Il nostro lavoro si concentra sulle persone anziane sole, con servizi domiciliari e di sostegno per i piccoli bisogni quotidiani che vanno dalla spesa ad accompagnarli dal medico; di dinamiche familiari conflittuali, mediazione familiare, terapie di coppie oltre ad occuparci degli interventi di terapia individuale agevolata per i soci che riguardano i disturbi di personalità e le patologie psicologiche.”

Come si annullano le differenze tra chi aiuta e chi ha bisogno di aiuto?

“Lo facciamo, innanzitutto, tramite un gruppo di giovani ragazzi che ogni settimana si incontrano per definire l’agenda di lavoro. Ragazzi che decidono di togliere del tempo allo svago per dedicarlo ad un lavoro socialmente utile. 11 giovani e meno giovani tra cui il responsabile del nostro sito web che, scavalcando la sua disabilità motoria, si impegna e si mette in gioco tramite le sue competenze che gli vengono riconosciute e attraverso le quali è riuscito a trovare un ruolo fondamentale per se stesso e per la nostra associazione.”

Quali sono le attività che proponete?

“Oltre alle attività esterne, proponiamo anche incontri interni alla nostra sede di Castel Gandolfo di pura socializzazione, uno stare insieme che normalizza la patologia mentale. Infatti ci ritroviamo nel nostro cineforum con un gruppo eterogeneo collaborando con altre associazioni come il Dopo di Noi di Albano Laziale. Ma abbiamo nel nostro programma altre attività, come le terapie di gruppo: la tecnica della fotografia per valorizzare il potenziale delle immagini, i corsi di meditazione mindfullness per regolare lo stress, l’ansia ed aumentare la consapevolezza del corpo; incontri di tango per promuovere l’arte-terapia, i progetti per le scuole incentrati sull’educazione alla relazione e su tutte quelle tematiche più presenti nel contesto giovanile, come l’uso di sostanze.”

L’emergenza coronavirus sta condizionando anche il mondo del volontariato?

“In questi difficili giorni caratterizzati dall’emergenza coronavirus, abbiamo forse riscoperto il valore del poter trascorrere del tempo insieme in famiglia, il concentrarsi sulle cose essenziali e l’attenzione verso gli anziani in generale e quindi il rispetto per il prossimo. Perciò, guardo con più speranza al futuro della nostra associazione con l’auspicio che diventi sempre più uno strumento e un’occasione di solidarietà e di sostegno verso l’altro.”