“I bambini delle fate” per un processo di trasformazione culturale (VIDEO)

Con "I bambini delle fate", dal 2005 sono più di 60 i progetti sostenuti a beneficio di famiglie con autismo e altre disabilità. Il racconto di Franco Antonello, un papà speciale

Autismo e famiglie, un rapporto che va sostenuto e che ha bisogno di aiuto. Sono tante le associazioni che supportano questi ragazzi nella crescita e durante le fasi più critiche della loro vita. In particolare ci sono associazioni come “I Bambini delle Fate”.
Si tratta di un’impresa sociale che dal 2005 si occupa di assicurare sostegno economico a progetti e percorsi di inclusione sociale gestiti da partner locali a beneficio di famiglie con autismo e altre disabilità.

Attraverso una capillare rete di collaboratori, coinvolgono attivamente imprenditori e cittadini affinché “adottino a vicinanza” e accompagnino nel tempo un progetto di inclusione. Non si tratta di seguire nello specifico il percorso di un solo bambino con autismo o disabilità, ma di impegnarsi a sostenere progetti che rendano più semplice  la vita di più famiglie nel medio-lungo periodo.

L’obiettivo è diffondere una “visione altra” del sociale: senza negare o minimizzare il peso delle sfide e delle fatiche quotidiane, ma raccontando “con viso sorridente” il potenziale di bambini e ragazzi e la grande forza delle loro famiglie.

Quando nasce I Bambini delle Fate

 I Bambini delle Fate nasce nel 2005 da un’idea di Franco Antonello, imprenditore di Castelfranco Veneto (TV) e papà di Andrea, classe 1993, oggi giovane adulto con autismo. Cosciente delle grandissime difficoltà pratiche ed economiche che impattano sulla qualità della vita delle famiglie con autismo e altre disabilità, Franco Antonello ha deciso di sfruttare tutte le sue conoscenze di uomo e imprenditore per fondare un’impresa sociale che si occupa di assicurare sostegno economico a progetti e percorsi di inclusione sociale a beneficio di questi nuclei familiari.

I primi passi del progetto “I Bambini delle Fate”

“È un progetto che ho cominciato a concepire intorno al 2005 – racconta Franco Antonello -. Nel 1996 era esploso l’autismo di Andrea e io e Bianca, sua madre, siamo stati catapultati in un universo che non conoscevamo: consulti medici e terapie spesso costosissime, incontri con altri genitori di bimbi con autismo, la difficoltà di prendere le misure con una realtà nuova e difficilissima da gestire”.
“Io all’epoca ero un imprenditore nel campo della pubblicità, lavoravo molto e mi sono reso conto in pochissimo tempo che tutto ciò che potevo offrire io ad Andrea era un’eccezione rispetto alle possibilità economiche della maggioranza delle famiglie che incontravo – continua Antonello -. Il sociale di allora, e purtroppo troppo spesso ancora oggi è così, era appoggiato sul mondo del volontariato e sulle donazioni occasionali. Non era in grado di offrire soluzioni stabili alle famiglie”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso…in positivo

La vera molla scatta quando su un quotidiano nazionale Franco legge l’articolo di un imprenditore che parla di sociale in maniera inedita: “si parlava di gestire il sociale con mentalità imprenditoriale. Lì mi si accende una lampadina e capisco che io, che questa mentalità ce l’ho sin da bambino, forse posso fare la differenza. Condivido il mio progetto con la mamma di Andrea e nasce la Fondazione I Bambini delle Fate”. Franco e Bianca partono dal loro territorio, il trevigiano. Abitano a Castelfranco Veneto e si impegnano ad aiutare l’Associazione per garantire una continuità a un suo progetto. Nel 2006 accolgono le prime 20 adesioni di aziende che si impegnavano a donare con continuità. Dì li è stato un crescendo.

servizio del ©tg1

Uscire dalla logica dell’assistenzialismo caritatevole

“L’idea forte che sottende allo sviluppo del progetto I Bambini delle Fate – sottolinea Franco Antonello – è uscire dalla logica dell’assistenzialismo caritatevole che attanaglia il sociale. Una famiglia con autismo non smette da un giorno all’altro di essere una famiglia con autismo. Questi bambini e ragazzi che poi diventano adulti hanno necessità di sostegno costante. Fin dal primo giorno cerchiamo di assicurare la copertura economica a progetti in favore di famiglie con autismo e altre disabilità in maniera continuativa”.

Sempre alla ricerca di sponsor

I Bambini delle Fate non gestiscono l’operatività di nessun progetto specifico. Si assicurano, però, di trovare più sponsor possibili per finanziare questi progetti.
“Ho capitalizzato tutte le mie conoscenze nel mondo della pubblicità e dell’impresa – chiarisce il fondatore – per mettere a fuoco un meccanismo nuovo, replicabilissimo ovunque, trovando aziende che hanno deciso di finanziare le attività di un’associazione del loro territorio. Come contropartita offriamo di comunicare questo sostegno tramite vecchi e nuovi media”.

Come si è sviluppato il progetto

Per anni Franco Antonello si divide fra il suo lavoro e la Fondazione, che anno dopo anno riusciva a garantire sostegno non occasionale a sempre più progetti in tutto il Veneto e anche fuori regione. “Nel 2011 ho deciso che il mio impegno in Fondazione non poteva più essere parziale – racconta Franco – e nel 2012 poi è uscito Se ti abbraccio non avere paura, il libro di Fulvio Ervas sulla storia mia e di Andrea. È arrivata la televisione, con una nostra partecipazione a Le Iene. È arrivata, insomma, la ribalta nazionale, che ci è servita per far conoscere il modello I Bambini delle Fate in quante più Regioni d’Italia. Da allora non ci siamo più fermati. Dopo aver coinvolto le aziende ci siamo rivolti prima ai privati con l’iniziativa Sporcatevi le mani, poi alle scuole con il progetto Banca del Tempo Sociale”.

Cosa riserva il futuro?

“Oggi I Bambini delle Fate sostiene progetti di inclusione sociale in quasi tutte le Regioni d’Italia. L’obiettivo è raggiungere la totale copertura nazionale e provare a esportare il nostro modello in altri Paesi”, spiega il fondatore, che continua a credere fortemente anche in un sogno personale: vedere il sociale sganciarsi definitivamente dalla logica assistenzialistica: “in questa prospettiva c’è invece ancora tantissimo da fare. Ma spero che giorno dopo giorno, anche grazie all’operato de I bambini delle fate, si inneschi davvero un profondo processo di trasformazione culturale. Non ho mai pensato che si possa risolvere tutto d’un tratto con la bacchetta magica i problemi di oltre 500 mila famiglie con autismo – afferma Franco – ma voglio credere che se in ogni quartiere ogni abitante dedicasse due ore alla settimana del proprio tempo al ragazzo autistico o disabile che abita qualche portone in là, beh, forse riusciremmo a fare dei passi in avanti ancora più efficaci e concreti”.