Ricordando Hiroshima, mai più armi nucleari

In questi giorni – in particolare il 6 agosto ed il 9 agosto – ricorre il settantacinquesimo anniversario del nefasto bombardamento nucleare che avvenne su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, sul finire della seconda guerra mondiale. Questi bombardamenti uccisero nell’immediato e nel periodo appena successivo circa 250000 persone e causarono danni incalcolabili sulle generazioni future, facendo vedere per la prima volta i danni gravissimi che sono in grado di provocare le armi nucleari.

Questo triste anniversario ci pone di fronte ad una riflessione riguardo all’uso dell’energia atomica per scopi bellici, essa, come ha ribadito Papa Francesco nel messaggio  rivolto al governatore della prefettura di Hiroshima è immorale, possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future.

Alla luce di quanto premesso è fondamentale ricordare che, allo stato stato attuale, vi sono nel mondo 13400 ordigni nucleari detenute per il 90 % da USA e Russia ed il solo mantenimento degli stessi in sicurezza ha un costo giornaliero che si aggira attorno ai 12 milioni di dollari.

Il permanere di un numero così elevato di testate nucleari deve suscitare degli interrogativi di notevole portata in quanto questo uso nefasto prese vita nel 1952, in piena guerra fredda, quando il presidente degli Stati Uniti Eisenhower lanciò una strategia basata sul concetto di rappresaglia massiccia che, in caso di attacco da parte dell’URSS, avrebbe dato corso alla cosiddetta dottrina della distruzione reciproca assicurata la quale avrebbe dovuto dissuadere all’uso delle armi nucleari e all’incremento delle stesse in USA e in URSS in quanto ciò avrebbe causato la distruzione reciproca di entrambi i belligeranti causando quella che si sarebbe potuta definire una vittoria di Pirro.

La seconda guerra mondiale con il suo immenso tributo in termini di vite umane e distruzione materiale e la conseguente guerra fredda con il suo perenne permanere di conflitti locali e tensioni internazionali tra blocchi contrapposti, ci hanno impartito una durissima lezione per quanto riguarda l’insensatezza della guerra e delle armi nucleari, per questo è un imperativo morale per i nostri governanti e per la società civile bandire totalmente le armi atomiche attraverso la ratifica da parte di tutti i Paesi del mondo del Trattato sul bando totale delle armi atomiche approvato dall’Onu nel 2017, con il denaro risparmiato potremo fronteggiare in maniera migliore gli effetti sanitari, sociali ed economici innescati dalla pandemia dovuta al virus denominato Covid-19 e nel contempo conferire maggiore attuazione alla splendida frase che Madre Teresa di Calcutta era solita pronunciare: “Non ci servono armi e bombe per portare la pace, tutto ciò di cui abbiamo bisogno sono amore e compassione”.