Guatteri: “Il mio libro per mamme che educano alla sostenibilità”

L’intervista di Interris.it all’autrice del libro “Mamme (in)sostenibili” Alessandra Guatteri, fondatrice e Ceo di Real Better

Il “manuale del perfetto genitore” non è ancora stato scritto e molto probabilmente non lo sarà mai, ma chi volesse vedere, conoscere e  capire come in famiglia si possa trasmettere un’educazione improntata alla sostenibilità, al rispetto dell’ambiente e all’abbattimento dei consumi, con tutta la determinazione a portare avanti responsabilmente scelte alternative rispetto a quelle che vanno – almeno finora – per la maggiore, al tempo stesso con le difficoltà che questo comporta, in termini di contrasti tra genitori e figli così come di scarsa comprensione e appoggio al di fuori del nucleo famigliare, può farsi un’idea leggendo “Mamme (in)sostenibili”, titolo accompagnato dall’esplicativo “Manuale di sopravvivenza per mamme ecologiste alle prese con figli in età di ribellione”. Un testo denso, dettagliato, documentato dove si incontrano esperienza diretta del rapporto genitori-figli, certosino lavoro di ricerca e un sistema di valori da recepire e praticare come una kantiana legge morale. “Riprendendo il titolo di un libro della giornalista e scrittrice Franca Giansoldati, ognuno di noi è custode del Creato. Questa è l’idea di base, tutto parte da qui”, dice, raggiunta da Interris.it, Alessandra Guatteri, l’autrice di “Mamme (in)sostenibili”, fondatrice e Ceo della società di consulenze aziendali Real Better.

L’intervista

Come si diventa una “mamma sostenibile”?

“Circa trent’anni fa ho cominciato a modificare mio stile di vita in un modo più sostenibile, cercando innanzitutto di fare acquisti consapevoli. Quando ero capo scout spingevo i ragazzi a leggere le etichette dei prodotti che acquistavano, poi negli anni Ottanta, vivevo a Reggio Emilia e andavo a fare la spesa nelle cooperative biologiche mentre studiavo economia all’università milanese Bocconi. Ed è stato lì che, seguendo le lezioni del professor Marco Vitale, ho potuto conoscere e approfondire un pensiero diverso. In quell’epoca nessuno parlava di sostenibilità, mentre lui ci parlava dei valori imprenditoriali. L’impresa è un’entità che vive in un contesto sociale e deve dare riscontro di quello che succede intorno a sé. Da lì in poi è stato un crescendo di scelte personali, poi famigliari quando i bambini erano piccoli. Una volta divenuti adolescenti, sono sorti i primi conflitti tra noi perché loro vedevano gli amici comportarsi diversamente mentre io tenevo la ‘barra dritta’, illustrandogli sempre in maniera scientifica cosa significasse ogni scelta – lasciandogli comunque la loro libertà – all’interno di un sistema di consumo e marketing che è insostenibile. E oggi, con le altre ‘mamme (in)sostenibili’, quando siamo nella stessa situazione ne ragioniamo insieme”.

Quali sono stati gli step, con i momenti più delicati e difficili, dell’educazione familiare sostenibile, anche in rapporto col contesto esterno?

“Quando abbiamo iniziato a fare queste scelte, i primi anni siamo stati un po’ stigmatizzati. Quando erano piccoli, i nostri piccoli non se ne rendevano conto ma poi quando si sono fatti più grandi hanno cominciato a capire che la gente ci considerava ‘diversi’ e lì c’è stato il primo grande momento di scelta: se andare avanti mantenendo questa prospettiva delle cose o no, almeno nell’ambito dell’educazione famigliare. Oggi vedo che i miei figli, anche se prima mi hanno contestato, hanno dentro di sé questa stessa attenzione al mondo e cominciano a capire di essere un po’ più ‘avanti’ degli altri su certi temi. Io ho cercato di restare sempre coerente, quando mi hanno ‘costretta’ a cedere, ho comunque voluto fornire delle spiegazioni in maniera puntuale. Tanto che adesso molta gente mi contatta per avere delle informazioni o farsi spiegare qualcosa”.

Cosa dobbiamo fare per essere più sostenibili?

“Dobbiamo tutti darci una mossa perché non abbiamo molto tempo a disposizione, quello che compriamo ha un impatto sul pianeta e sulla società. Le confezioni di plastica che racchiudono i prodotti nei supermercati sono comode ma danno il via a un meccanismo a cui dobbiamo ribellarci per difendere il Pianeta, mentre il sottocosto non copre i costi di produzione. Così in un loop di impoverimento progressivo siamo spinti dal marketing a comprare roba insostenibile. Gli acquirenti fanno politica con le proprie scelte quotidiane e devono essere consapevoli e coraggiosi. Ci servirebbe riscoprire l’economia domestica e proporre un modello nuovo di consumo dal basso, rovesciando la ricetta attuale che è top down – ci vuole invece quella bottom up. La mia speranza è che vorrei che un movimento di persone si unisca a questa visione”.

Per concludere, chi fosse interessato all’ecologia, all’ambiente e alla sostenibilità, dove può trovare fonti affidabili e documentate?

“Nel corso delle mie ricerche, consultando alcuni documenti d’archivio ne ho trovati alcuni risalenti a due secoli fa in cui naturalisti e viaggiatori si erano già accorti che il clima stava cambiando. Lavorando a questo libro sono sempre voluta andare alla fonte primaria, anche perché grazie a Internet si può avere accesso gratuito a moltissimi documenti. Ho consultato organismi come la Fao, le commissioni europee, National Public Health, il Club di Roma, il rapporto ‘Our common future’ del 1987 dell’allora prima ministra norvegese Gro Harlem Brundtland. Nel mio libro ho inserito la bibliografia che ho consultato perché è giusto che i lettori possano a loro volta decidere di farlo. L’enciclica ‘Laudato si’’ di papa Francesco è un  documento fondamentale per apertura mentale e lungimiranza, frutto di un grandissimo lavoro di studio. L’idea di base del mio libro parte dal fatto che ognuno di noi è custode del Creato, come ha scritto in suo libro sulle parole della sostenibilità la giornalista vaticanista e scrittrice Franca Giansoldati”.