Gli effetti sociali del rapporto complesso tra politica e religione nell’emergenza Covid

La risposta morale alla crisi: il ruolo dei credenti nel tempo dell’emergenza sanitaria e socio-economica dovuta alla pandemia del Covid-19

Gregoriana

La ricostruzione etica post-Covid da fondare sulla fraternità. “Il rapporto tra politica e religione per i cristiani è regolato dal riconoscimento che ogni essere umano è un fratello e una sorella”, spiega a Interris.it il gesuita Pino Di Luccio, docente di Sacra Scrittura alla Pontificia Università Gregoriana. Già decano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale è stato il promotore a Napoli della prima partecipazione di un Pontefice ad un convegno in una facoltà teologica.Covid

Promozione dei diritti di tutti ed emergenza Covid

Dal riconoscimento della centralità della fraternità, secondo padre di Luccio, “consegue il compito da parte dei cristiani di impegnarsi nel dibattito pubblico. Per la giustizia. E per difendere e promuovere i diritti di tutti. Soprattutto di coloro che sono più fragili e vulnerabili. Marginalizzati e con poche capacità e possibilità di difendere il proprio diritto a una vita dignitosa”. Sono innumerevoli le testimonianze di chi quotidianamente cerca di dare una mano a chi vive situazioni di povertà e disagio. Tra loro medici, insegnanti, infermieri, operatori del sociale, suore della Carità che svolgono con responsabilità il proprio lavoro. Persone spesso definite da Papa Francesco “santi della porta accanto”.CovidNella ricostruzione post-pandemia quale ruolo possono avere i cristiani?

“Padre Miguel Fiorito, il Maestro spirituale di Papa Francesco, si è occupato a lungo della relazione tra vita attiva e contemplativa. Tra azione e preghiera. Ciò si può applicare al caso dell’impegno politico dei cristiani. Padre Fiorito ricorda che la soluzione della relazione e della tensione tra azione e contemplazione per una persona impegnata nella vita attiva è integrare preghiera e azione nella vita attiva. O come indicava Pietro Favre, canonizzato da Papa Francesco il 17 dicembre 2013, orientare la preghiera all’azione e trovare Dio nell’azione (prima che nella preghiera). Chi pensa che il cristiano non debba intervenire nel dibattito pubblico e occuparsi di politica (della ‘migliore politica’) e del bene comune, vorrebbe impedirgli di essere pienamente cristiano”.L’ultima enciclica del Pontefice fornisce indicazioni al riguardo?

“I contenuti più rilevanti dell’enciclica Fratelli tutti mi sembrano le indicazioni che essa offre per il dialogo interreligioso e nell’ambito socio-politico. Ci sono almeno due fatti che indicano il rilievo di quest’enciclica. Il primo è che a più riprese menziona in maniera esplicita il documento di Abu Dhabi sulla fratellanza universale firmato da Papa Francesco con l’Imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyib, all’inizio del febbraio 2019. Il secondo è il contesto dell’enciclica nel tempo dell’emergenza sanitaria e socio-economica dovuta alla pandemia del Covid-19. Da qui il sottotitolo dell’enciclica: sulla fraternità e l’amicizia sociale. Sono queste le urgenze evidenziate dall’enciclica”.Cioè?

“La fraternità dinanzi al rischio delle divisioni prodotte dal fondamentalismo religioso. L’amicizia e la solidarietà di fronte al rischio dell’egoismo, della paura di esporsi all’altro che una pandemia può ingenerare. L’enciclica ribadisce che l’essere umano si realizza nel dono sincero di sé e giunge a riconoscere veramente la propria verità nell’incontro con gli altri. Con tutti gli altri. Una società individualista segue il principio secondo cui regola del comportamento è ciò che è bene per un singolo individuo, senza tenere conto del bene degli altri. Se un singolo individuo poi considera una certa scelta e un certo comportamento un bene per sé, e se trova il consenso di un altro individuo, il quale considera anche lui per sé (e non necessariamente per altri) tale scelta e tale comportamento un bene, allora la scelta è lecita e il comportamento è legittimo”.Può farci un esempio?

“Dall’applicazione di questo principio nascono le tendenze per le rivendicazioni di diritti individualistici che generano disuguaglianze sociali, ingiustizie, conflitti, discriminazioni. Contro queste tendenze le due encicliche ‘Caritas in veritatae’ e ‘Fratelli tutti’ propongono l’apertura all’amore che fa tendere verso la comunione universale. In ‘Fratelli tutti’ Papa Francesco da una parte spiega che la ‘migliore politica’ è animata dalla carità, e d’altra parte si riferisce al pericolo di lasciarsi portare qua e là dalle ‘mode’ del pensiero chiarendo che la carità ha bisogno della luce della verità che costantemente cerchiamo e questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, senza relativismi”.A cosa si riferisce?

“Il pericolo di lasciarsi portare qua e là dalle “mode” del pensiero, per la fede, è perdere l’apertura all’amore e alla verità di cui parla Benedetto XVI nella Caritas in veritate, e che Papa Francesco riprende in Fratelli tutti quando a proposito della ‘migliore politica’, che è la carità, dice: ‘l’apertura alla verità protegge la carità da una falsa fede che resta priva di respiro umano e universale’. È un po’ triste che in questi giorni si ragioni molto sul Natale in tempo di Covid-19 (senza abbracci, feste e brindisi) e si parli poco dell’origine di questa festa che è la celebrazione dell’amore di Dio, il quale ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo figlio”.