Scuola, allarme famiglia: come gestire lo stress?

Tra poco la ripresa ma ancora tanta incertezza sulla riapertura delle scuole. Come influisce l'incertezza sulla mente umana? Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Valentina Tollardo, psicologa e psicoterapeuta

Ricomincia l’anno scolastico. Le varie giunte regionali sono divise. C’è chi vuole riaprire il 14 settembre in base alle direttive ministeriali, chi invece, in nome dell’autonomia regionale, ha deciso che l’apertura potrebbe essere posticipata al prossimo 24 settembre, come in Campania.

Si era tanto parlato dei banchi singoli ma questi stanno arrivando solo ora ed in pochissime scuole. Solo ieri sono stati consegnati i primi banchi singoli nei comuni di Codogno, Alzano e Nembro, come da volontà del Governo, che ha deciso di dare un segnale distribuendo i nuovi banchi singoli nei paesi più colpiti dal coronavirus.

Poi c’è l’emergenza trasporto scolastico. Come arriveranno i bambini a scuola? Come si accede sui bus? Ma soprattutto tutti questi dubbi e queste incertezze come influiranno sulla mente umana? Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Valentina Tollardo, psicologa e psicoterapeuta.

Come influisce l’incertezza sulla mente umana? Cosa vuol dire sentirsi spaesati?

“Crearsi un’aspettativa di ciò che avverrà è rassicurante e ci permette di mettere in atto delle strategie di pensiero e di azione che hanno lo scopo di abbassare i livelli d’ansia. Per gli adulti la preoccupazione riguarda soprattutto la parte organizzativa che rischia, per l’ennesima volta in questi mesi, di venire stravolta e di incidere molto sull’integrazione tra famiglia e lavoro.  Per tutti, sapere cosa avverrà e quando permette di prepararsi emotivamente e cognitivamente, soprattutto dopo un così lungo periodo di sospensione”.

Non sarà facile ricominciare seguendo le regole imposte per la prevenzione del coronavirus. Come aiutare i bambini a capire ed accettare tutte le regole che saranno imposte? Potrebbe essere impossibile tenerli a distanza?       

“Senza dubbio non sarà semplice far fronte a tutte le nuove regole e alle disposizioni sanitarie. Occorrerà per questo un grande sforzo da parte di tutti, soprattutto dei bambini. Fortunatamente, i bambini hanno una grande flessibilità e capacità di adattamento, quindi di assimilazione dei cambiamenti. Attenzione, però. Perché questo avvenga è fondamentale l’intervento dell’adulto competente: che sappia spiegare, mediare e fornire una cornice per loro comprensibile in cui muoversi.

Per i bambini la mascherina non rappresenta una novità, la indossano già nei locali chiusi, l’hanno indossata ai centri estivi. Inoltre, l’ambiente scolastico e quello familiare sono già formati da regole di comportamento da rispettare e gli insegnanti sono preparati a costruire con loro un contesto e un significato. Decisivo, invece, il ponte scuola–famiglia e la collaborazione tra tutti gli adulti significativi in modo da garantire ai bambini coerenza e chiarezza, evitando di creare confusione sulla regola”.

Se la scuola non dovesse riprendere, o dovesse chiudere dopo poco, come potrebbe influire sulla mente dei bambini e degli adolescenti? La didattica a distanza a livello psicologico quanto aiuta e quanto “fa male”?

“L’aspetto che si pagherebbe maggiormente sarà la perdita della “peer education” (l’educazione tra pari) e della socializzazione. La didattica a distanza è uno strumento e come tale dipende da come lo si usa e da come viene declinato in base alle capacità cognitive della fascia d’età. Più i bambini sono piccoli, più l’aspetto della relazione (e della buona emotività) influenza l’apprendimento in termini positivi. Ricordiamoci poi che è molto importante per uno sviluppo corretto il contatto sociale, sia con i pari che con gli adulti significativi, anche al di fuori della famiglia.

Un altro punto delicato riguarda l’ingaggio del genitore che, soprattutto nei primi anni delle elementari, gioca un ruolo primario nella didattica a distanza perché il bambino/la bambina non ha ancora sviluppato sufficienti capacità per una gestione autonoma”.

L’estate ha rappresentato quel tanto agognato ritorno alla normalità, cosa potrebbe significare tornare a stare chiusi in casa? Le mamme come potranno riorganizzare le proprie famiglie e gestire lo stress proprio e dei bambini?

“Il primo lockdown è stato molto faticoso per le famiglie, non solo per la situazione grave che si è creata, nutrita da paura e incertezza, ma anche perché ha richiesto alle famiglie di rivoluzionare tutto l’assetto familiare: la divisione dei compiti, l’integrazione tra lavoro e famiglia che di per sé è già tema delicato, soprattutto in Italia.

Nel caso di un nuovo lockdown, senza dubbio occorrerà far fronte a rabbia, paura e frustrazione e a mettere in conto una parte di fatica. Vale la pena tuttavia ricordarsi che non sarà più una situazione nuova e sconosciuta e si potrà attingere dall’esperienza pregressa, replicando ciò che ha funzionato e mettendo mano in modo nuovo a ciò che invece non ha funzionato. Attenzione, però: sarà ancora più importante che sia faccia squadra, lavorando insieme alla buona riuscita, stando dalla stessa parte e dividendosi i compiti nel limite del possibile”.

Quali sono i sentimenti che si provano quando si ha paura? Può la paura essere essa stessa un sentimento e quanto condiziona la vita umana?

“La paura è un’emozione primaria questo vuol dire che è innata e universale, la proviamo tutti ed è un segnale importante che ci indica un pericolo. Come tale non va demonizzata, perché è utile, ci fornisce un buon adattamento all’ambiente e ci permette di tutelarci. La paura si riflette su di noi, nelle espressioni facciali e in un’attivazione del nostro corpo.

Non dimentichiamoci però che le emozioni vengono rielaborate dal nostro sistema cognitivo: quando si ha paura è importante tenere insieme corpo (che ci avvisa e va ascoltato) e mente, soprattutto cercando di bloccare i pensieri irrazionali. Spesso quando abbiamo paura ci capita di perdere il controllo e cercare dei pensieri che tendono a convalidarla. In questo caso è molto importante cercare di razionalizzare soffermandosi sui dati reali. Rimane sempre molto importante, poi, la scelta delle fonti da consultare, che devono essere autorevoli e stare attenti alle fake news. Ai bambini le informazioni vanno sempre mediate in base a ciò che chiedono e a ciò che possono comprendere, adeguando il linguaggio”.