Water of Africa, acqua sporca e malnutrizione: il binomio che uccide

Nella Giornata mondiale dell'Acqua, Azione contro la Fame propone una "candid camera" che è un vero e proprio messaggio in bottiglia. Una campagna di sensibilizzazione che apre gli occhi del mondo

 

Trecentodiciannove milioni di persone senza una scelta. E non si tratta di vaccini o di altre esigenze legate a un periodo eccezionale come quello che stiamo vivendo. In ballo c’è qualcosa che, sulla carta, dovrebbe essere un diritto inalienabile. Ciò che Papa Francesco ha definito “un dono, non una merce” ma che, per chi vive al di sotto del Sahara, da considerare alla stregua di un privilegio. L’acqua non si trova, si rimedia. In pozze fetide, sporche, magari stagnanti. Senza possibilità di pulirla, filtrarla, tantomeno di depurarla. Nessuna scelta, nessuna possibilità. Solo un pozzo stagnante, dal quale cercare di tirar fuori la vita.

Un “messaggio in bottiglia”

Per 319 milioni di persone, dalle savane alla giungla pluviale, la vita scorre così, bevendo e utilizzando acqua malsana sperando che non accresca le loro sofferenze. E quell’acqua lì, nella Giornata mondiale a tema, finisce in alcuni supermercati italiani. Con un’etichetta inequivocabile: Water of Africa, per ricordare che non tutti nascono fortunati. Una “candid camera” che Azione contro la Fame ha diffuso in un filmato. Pochi minuti di video ma che, secondo dopo secondo, diventano un pugno nello stomaco.

Acqua sporca

Quell’acqua non si beve, né tantomeno si vende. Eppure, per milioni di persone, rappresenta l’unica fonte idrica alla quale attingere. Non serve per sostentarsi e nemmeno per lavarsi. Anzi, come riferisce AcF, sono decine di migliaia le persone che, ogni anno, muoiono di malattie legate all’acqua malsana. O a fattori a essa connessi. Un dato drammatico, ancora di più se si considera che le principali vittime della “water of Africa” sono bambini. Almeno per il 90%, ovvero 180 mila al di sotto dei 5 anni ogni anno. Cinquecento al giorno. Perché attorno alle pozze di acqua fetida non fiorisce la vita ma prospera la malattia: le sindromi diarroiche, la malnutrizione e un’infinità di problematiche di natura igienico-sanitaria.

Un campione omaggio

Una campagna di sensibilizzazione quella di Azione contro la Fame. Le bottiglie esposte, tutte provenienti dai circuiti di riciclo e lì tornate alla fine dello “scherzo”, non sono state vendute ma offerte. Un campione omaggio, con il loro colorito di varie tonalità di marrone, terriccio galleggiante e un vero e proprio messaggio in bottiglia. Senza rotoli di pergamena o fogli di carta perché, mai come in questo caso, di parole non ce n’è bisogno. Il gioco lo fa la presa di coscienza che coinvolge anche i più piccoli. Del resto, nel momento in cui un bambino chiede alla mamma perché nel mondo esistono persone costrette a bere quell’acqua lì, significa che il messaggio ha fatto centro.

Malnutrizione in Africa

Water of Africa è un marchio fittizio. Eppure esiste, ogni giorno, per oltre trecento milioni di persone. Ed ha anche un’etichetta, che non indica le proprietà benefiche ma quelle mefitiche. “La pandemia – ha spiegato Simone Garroni, presidente di AcF Italia – ha evidenziato l’importanza dell’acqua e dell’igiene come strumento di prevenzione dal Covid-19. Eppure, in alcuni scenari come l’Africa subsahariana, l’acqua non c’è oppure è sporca e contaminata. Abbiamo voluto rendere ‘contemporanea’ questa piaga raccontandola, per una volta, in modo diverso”. L’acqua contaminata è fra le cause principali della malnutrizione nell’Africa subsahariana. Una contraddizione che colpisce al cuore: l’acqua, “preziosa e pura”, come la definì san Francesco, portatrice di sofferenza. Ma non per colpa sua.