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“Reverse Mentoring”: ecco l’interazione necessaria fra generazioni

Il dialogo e la collaborazione tra le generazioni è stata sollecitata più volte da papa Francesco. Nel tema del Messaggio della Giornata della Pace del 2022 il Papa individua tre contesti estremamente attuali su cui riflettere e agire. Da qui il titolo: “Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni. Strumenti per edificare una pace duratura”. Avverte il Papa: Dove non c’è dialogo tra giovani e vecchi cresce una generazione senza passato, cioè senza radici”. A confermare l’urgenza di una cooperazione inter-generazionale sono le ultime indagini sul mondo del lavoro.

Talenti

Secondo Filippo Saini, responsabile dell’occupazione di InfoJobs, “la collaborazione intergenerazionale sul lavoro è una grande opportunità. Per aziende e organizzazioni che ambiscano a essere sempre più competitive e attrattive per tutti i talenti. La sfida è facilitare il dialogo e la cooperazione tra i lavoratori. Attraverso modelli di business inclusivi. E stili di leadership orientati all’ascolto e all’empatia. In questo modo sarà possibile valorizzare e mettere a sistema competenze. Abilità. Caratteristiche personali e professionali. Definite anche, ma non solo, dall’età anagrafica. Creando ambienti di lavoro stimolanti“. A dimostrarlo è un’indagine svolta nel mese di novembre 2022. Su un campione di 1.700 candidati dai 18 anni in su. Iscritti sulla piattaforma InfoJobs.

Lavoratori. Fonte: AID

Competenze per generazioni

Servono competenze trasversali e scambio tra le varie generazioni. In una società sempre più interconnessa non si può fare a meno del “Reverse Mentoring“. A ritenerlo fondamentale è il 75,3% dei lavoratori. Con un sostanziale equilibrio nella riposta per tutte le età. A chi è avanti con gli anni sono indispensabili le competenze tecnologiche delle nuove generazioni. Mentre i giovani hanno bisogno di un “mentore” con una consolidata esperienza nel ruolo. Insomma gli anni che separano le diverse generazioni si traducono in cooperazione piuttosto che in conflitti sul luogo di lavoro. Il “mentoring inverso” è il caso in cui un dipendente più giovane fa da mentore a qualcuno più anziano di lui. L’idea è che il dipendente più giovane possa condividere le proprie competenze (in genere argomenti legati alla tecnologia e ai media digitali) con il collega più anziano. Che potrebbe avere meno familiarità con questi settori.

Sinergia tra generazioni

La distanza maggiore è su alcune soft skill, determinanti in ambito lavorativo. Prima fra tutte l’attitudine al “problem solving“. Maggiormente presente nelle figure più adulte grazie all’esperienza maturata (lo dice il 43,8% del campione). Seguita dalla poca propensione reciproca all’ascolto e voglia di imparare (36,4%). Dato avvertito più dai giovani (39%), e meno dai senior (32%). Per il 34,9% un terreno di potenziale criticità è rappresentato anche dal differente livello di istruzione. In contesti che vedono i giovani maggiormente scolarizzati o con competenze più aggiornate. Anche se la percezione è differente tra gli over 45 (28,1%) e le persone fra 18 e 45 anni (38,7%). Inoltre, può generare tensione il fatto che la Gen Z, con la propria vita sempre connessa, sia abituata ad evadere le richieste in modo più veloce. Rispetto a colleghi con qualche anno in più (lo dice il 20% degli intervistati totali).

Motivazioni

Martin Luther King diceva: “Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno  che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita”. Parole che si attagliano perfettamente ai risvolti motivazionali dell’occupazione. Il pensiero alla carriera apparentemente può infatti  appartenere solo ai giovani. Ma in realtà tra gli over 45 è forte la voglia di mettesi in gioco. Crescere e fare carriera. A confermarlo è il 78% che pensa di poter fare e dare ancora molto per poter raggiungere livelli più alti rispetto al ruolo attualmente ricoperto. O che ci sia una nuova possibilità di crescita altrove.

 

Giacomo Galeazzi

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