La Francia cattolica esempio di fede in tempo di crisi

Gli incendi alle chiese e le centinaia di attacchi anti-cristiani, l’attentato islamista alla cattedrale di Nizza costato la vita a tre fedeli e la decisione del governo, poi confermata anche dal Consiglio di Stato, di sospendere le messe e tutti i riti religiosi, nell’ambito delle misure prese per contenere la pandemia di Covid 19.

Malgrado i durissimi colpi subiti, la comunità cattolica francese dimostra ancora una volta di attingere alle sue energie migliori nei momenti più difficili e di possedere una vitalità ardente anche se non ostentata. La devozione e la libertà di questo popolo sono state espresse plasticamente lo scorso fine settimana quando in migliaia hanno preso parte alle preghiere elevate fuori dalle cattedrali e dalle chiese, rigorosamente chiuse, di numerose città francesi. Tra le immagini circolate in rete e sulle tv rimane impressa quella di centinaia di cattolici che pregano in ginocchio il Rosario fuori dalla cattedrale di Saint Louis a Versailles. E’ dunque nei momenti più duri che la fede profonda emerge nel cuore dell’Europa ultra-laicista, dove la confessione della religione è stata espulsa dalla sfera pubblica. Gli stessi giovani che pregarono sui lungo Senna la notte in cui a Parigi andò in fiamme Notre-Dame ora si sono ritrovati a pregare e cantare nelle piazze per chiedere di poter celebrare l’Eucarestia con la partecipazione del popolo.

“Le attuali condizioni sanitarie non permettono oggi la ripresa delle celebrazioni religiose pubbliche” ha ribadito nel frattempo il Primo Ministro francese Jean Castex, incontrando martedì il presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), monsignor Éric de Moulins-Beaufort, e il segretario generale della Cef, padre Hugues de Woillemont, insieme agli altri rappresentanti dei culti in Francia.

Si andrà avanti così almeno fino al primo dicembre e pur non condividendo la decisione la Chiesa Francese partecipa senza polemiche “allo sforzo nazionale per combattere l’epidemia” mentre sta mettendo a punto una serie di protocolli per la ripresa del culto in sicurezza.

Per capire come i cattolici francesi vivono questa situazione, InTerris ha sentito, Antoine-Marie Izoard direttore di Famille Chrétienne, settimanale tra i più venduti oltralpe. “Non sarà facile rispettare i quattro metri quadrati a fedele richiesti dal governo, solo le chiese più grandi possono offrire tutto questo spazio”, spiega Izoard, che poi conferma l’imponenza delle manifestazioni davanti le cattedrali “avvenute in almeno 30 città del Paese e animate da tanti giovani con il rosario che hanno manifestato in modo pacifico e ordinato”.

Il direttore di Famille Chrétienne parla anche del sostegno espresso da molti vescovi. Aspetto molto positivo è il fatto che le piazze si sono articolate senza dar adito a strumentalizzazioni anti-governative malgrado il netto disappunto per le misure decise da Macron. Il tutto è stato genuinamente ispirato dal desiderio di offrire una forma comunitaria alla fede.

“Se tu vai fare spese per Natale, prendi metropolitana affollata per andare a lavoro ma non puoi andare in chiesa, allora c’è un problema” osserva ancora Izoard. L’atteggiamento responsabile del cristiano che rispetta tutte le indicazioni è un motivo in più per riconsiderare la possibilità delle messe con il popolo.

Le manifestazioni hanno quindi incoraggiato l’orgoglio cattolico. La scossa è arrivata – evidenzia il direttore – dai giovani che erano stati protagonisti delle oceaniche manifestazioni della Manif pour tous contro il matrimonio egalitario per gli omosessuali e le leggi sulla bioetica. I gruppi più tradizionalisti hanno poi trascinato le altre realtà e i singoli fedeli nelle piazze.

“Alcuni intellettuali snob si contraddicono – racconta Izoard – perché sostengono che è inutile aprire le chiese dal momento che in Francia tanto non ci va più nessuno. Allora se siamo quattro gatti che problemi di sicurezza ci sono a farci celebrare le Messe?”. “In realtà – prosegue – c’è un popolo e una comunità molto vasta che vuole ricevere l’Eucarestia e ascolta la Parola, lo hanno dimostrato in queste settimane”.

L’esempio che arriva dai cugini Francesi ci ricorda che la salute non può essere l’unico metro di giudizio del benessere di un popolo e che alimentare l’anima è la migliore medicina per crisi sanitarie ed economiche che mai potremmo affrontare con la sola fiducia dei mezzi di questo mondo.