Revisione delle norme: emergenza femminicidi (47 donne uccise nel 2023)

Analizzando gli omicidi commessi nei primi cinque mesi dell'anno, rispetto al periodo analogo del 2022 si nota "un aumento del numero degli eventi che da 123 passano a 129 (+5%)"

femminicidi
Allarme femminicidi. Il brutale omicidio di Giulia Tramontano a Milano da parte del compagno e l’assassinio di una agente di polizia da parte di un collega alla periferia di Roma fanno salire a 47 il numero delle donne uccise dall’inizio dell’anno: di queste, 39 sono vittime di femminicidi, quasi otto al mese. Gli ultimi dati ufficiali a disposizione sono quelli aggiornati al 28 maggio dal Dipartimento di pubblica sicurezza nel report settimanale pubblicato sul sito del Viminale. Un rapporto che, dunque, non tiene conto degli ultimi due omicidi avvenuti a Senago (Milano) e Roma. Dal 1 gennaio al 28 maggio del 2023, dice il report, in Italia sono stati registrati complessivamente 129 omicidi. Le vittime donne sono 45, di cui 37 sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Quelle ammazzate per mano del partner o dell’ex partner sono invece 22.
femminicidio

Sos femminicidi

Analizzando gli omicidi commessi nei primi cinque mesi dell’anno, rispetto al periodo analogo del 2022 si nota “un aumento del numero degli eventi che da 123 passano a 129 (+5%). Mentre il numero delle vittime di genere femminile mostra un decremento degli episodi, che da 50 passano a 45 (-10%)”. Per quanto attiene ai delitti commessi in ambito familiare o affettivo, si evidenzia “un decremento sia nell’andamento generale degli eventi, che passano da 59 a 58 (-2%), sia nel numero delle vittime di genere femminile, che da 44 diventano 37 (-16%). Risultano in diminuzione, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia gli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 25 scendono a 24 (-4%), sia il numero delle relative vittime donne, le quali da 25 passano a 22 (-12%). Nella settimana dal 22 al 28 maggio 2023, risultano commessi 4 omicidi, con una vittima di genere femminile, di cui uno in ambito familiare o affettivo. Dati sempre allarmanti, ha sottolineato recentemente l’associazione “Donne in rete contro la violenza” (D.i.Re) rilevando che si conta un femminicidio ogni due giorni.

femminicidi
Foto: Quirinale

Impegno civile

L’8 marzo, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – nel suo messaggio – ha detto che “occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme. Per rimuovere ostacoli. Confutare pregiudizi. Operando con azioni concrete. Contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi. Da sanzionare con il massimo di severità “. “Da donna a donna” è la lettera aperta inviata il 15 maggio dalla presidente del Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli alla premier Giorgia Meloni. Per chiedere di inserire “la violenza di genere tra le priorità del governo. Una procedura più rigorosa per l’applicazione del braccialetto elettrico. La revisione della distanza minima di avvicinamento alla vittima di violenza domestica e di genere. E una più stringente valutazione dell’esito dei corsi di recupero per i sex offenders. In funzione dell’ottenimento della sospensione condizionale della pena. E dell’eventuale diritto di rimanere sul territorio italiano in caso di stranieri responsabili di reati di violenza di genere.

Norme anti-femminicidi

E’ ormai in dirittura d’arrivo la revisione delle norme per fronteggiare la violenza contro le donne. Un approfondimento cominciato a febbraio, prima con la convocazione dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne del Dipartimento Pari Opportunità. A cui hanno partecipato anche le associazioni, e poi con un tavolo interministeriale tra i ministri della Famiglia e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella, dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio. “Un tagliando” all’attuale normativa, come l’ha definito la ministra Roccella, che si tradurrà in concretezza nei prossimi consigli dei ministri, anche sotto la spinta degli ultimi eclatanti femminicidi. Nel pacchetto in preparazione si prevede anche di rafforzare ulteriormente le tutele delle vittime di violenza di genere in relazione all’accesso ai percorsi di giustizia riparativa e la formazione degli operatori. Come ad esempio le forze dell’ordine, che vengono a contatto con le vittime.femminicidi

Cardini

Un altro aspetto ritenuto di grande importanza è attuare davvero la legge 53 del 2022 sulla raccolta dati che consente anche il monitoraggio dei cosiddetti reati spia. Tra gli obiettivi delle misure all’esame del governo c’è anche quello di rendere più veloci i processi che riguardano questi reati. Quindi la nuova normativa contro la violenza sulle donne punta su tre cardini: la prevenzione, la sicurezza e la giustizia. Per sanare le falle emerse nell’applicazione quotidiana dell’attuale legislazione. Le associazioni intanto continuano a chiedere alla politica di fare presto. Differenza Donna che gestisce il 1522, il numero nazionale antiviolenza e antistalking del Dipartimento per le Pari Opportunità, si è rivolta sia alla premier Meloni, sia alla ministra Roccella, poichè – denuncia la presidente Elisa Ercoli – il piano nazionale antiviolenza è “fermo da troppo tempo”. femminicidi

Consapevolezza

Differenza Donna chiede anche fondi straordinari a supporto della rete dei centri antiviolenza per l’apertura di nuove case rifugio. Visto che il fenomeno è in continuo aumento. Per Telefono Rosa l’esigenza immediata è quella di realizzare una grande campagna informativa. “Deve essere fatta a tappeto – puntualizza la presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli – su tv e giornali, per far acquisire alle stesse donne la consapevolezza di che cosa sia la violenza di genere, per capire da subito i primi segnali e non sottovalutarli“. Per Telefono Rosa sono fondamentali i corsi di formazione per le forze dell’ordine ed educare i giovani direttamente nelle scuole, sin da piccoli. Perché solo così si interviene sul quel famoso cambio culturale che tutti (istituzioni e associazioni) chiedono.