Etiopia, 16 milioni di bambini rischiano la morte per fame

"La malnutrizione può arrivare a bloccare la crescita dei piccoli e renderli così deboli da rischiare di morire anche per malattie che sarebbero facilmente curabili- spiegano gli operatori umanitari di Save The Children-. Non possono salvarsi da soli"

Africa
Nurto Abdulahi, 2 anni, in Etiopia (Copyright: @UNICEF_Italia)

Sos Etiopia di Save the Children. Oltre 16 milioni di bambini stanno soffrendo la fame. È una corsa contro il tempo che mette a dura prova la vita dei più vulnerabili. Senza cibo e acqua, i bambini rischiano di diventare gravemente malnutriti e nei casi peggiori di morire. “La malnutrizione può arrivare a bloccare la crescita di questi bambini e renderli così deboli da rischiare di morire anche per malattie che per altri bambini sarebbero facilmente curabili- spiegano gli operatori umanitari-. Non possono salvarsi da soli“. Il quadro politico resta incerto. E le tensioni rischiano di sfociare in guerra civile. Etiopia

Allarme Etiopia

Arriveranno domani a Fiumicino, con un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba, 67 rifugiati dal Corno d’Africa. Si tratta del primo viaggio reso possibile dalla firma del terzo protocollo d’intesa tra Comunità di Sant’Egidio, Conferenza episcopale italiana (che agisce attraverso Caritas italiana) e governo italiano per l’apertura dei corridoi umanitari dall’Etiopia. Le 67 persone, di nazionalità eritrea e sud sudanese, riferisce una nota di Sant’Egidio, erano da tempo rifugiate in Etiopia. E sono state, in gran parte, segnalate da parenti o amici che si trovano in Italia. Alcuni dei quali venuti precedentemente con i corridoi umanitari. La maggior parte di loro troverà ospitalità a casa dei parenti. Garanzia di una più facile e rapida integrazione nel nostro paese.Etiopia

Infanzia soccorsa

I nuclei familiari in arrivo saranno accolti in diverse regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto). Verranno avviati ad un percorso di integrazione. Per i minori attraverso l’immediata iscrizione a scuola, per gli adulti con l’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, l’inserimento nel mondo del lavoro. Tutto ciò grazie a un progetto totalmente autofinanziato con l’8×1000 della Cei, fondi raccolti dalla Comunità di Sant’Egidio. E la generosità di tanti cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario. L’appuntamento per il benvenuto ai profughi e una conferenza stampa sono fissati alle 11,30 di domani. Con arrivo per i giornalisti entro e non oltre le 10,30 alla porta 5 del Terminal 3 partenze di Fiumicino per essere accompagnati nel luogo della conferenza. Interverranno Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Silvia Sinibaldi, vicedirettrice di Caritas Italiana. E rappresentanti dei ministeri dell’Interno e degli Esteri.Etiopia

Situazione fragile

Il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha dichiarato domenica che il suo governo ha aperto il dialogo con un gruppo di ribelli attivo nella regione di Oromia. La più grande e popolosa area del Paese che circonda la capitale Addis Abeba. “I negoziati di pace con l’Esercito di Liberazione Oromo si svolgeranno in Tanzania– ha evidenziato Abiy-. Il governo e il popolo etiope avranno molto bisogno di questo negoziato. Invito tutti a fare la loro parte“. L’Ola “ufficiale” combatte contro il governo federale etiope da quando, nel 2018, si è separata dallo storico Fronte di liberazione Oromo (Olf). Rinunciando alla lotta armata. Abiy ha parlato in occasione di un incontro tra le parti del processo di pace in Tigray. Il 2 novembre un accordo ha posto fine a due anni di conflitto tra il governo federale e le autorità regionali ribelli. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sul formato dei nuovi colloqui, su chi farà da mediatore o su dove si terranno. emergenze

Repressione

Il portavoce dell’Ola, Odaa Tarbii non ha risposto alle richiesta di commento dei mass media internazionali. La scissione dei gruppi ribelli dell’Oromia ha dato origine a una serie di gruppi armati che affermano di essere un tutt’uno. Ma con legami non ben definiti. La forza dell’Ola, stimata in poche migliaia di uomini nel 2018, è aumentata significativamente negli ultimi anni. Anche se gli osservatori ritengono che non sia sufficientemente organizzata o ben armata per rappresentare una vera minaccia per il governo federale. Negli ultimi anni l’Oromia ha subito massacri etnici compiuti da gruppi sconosciuti. L’Ola è stata ripetutamente accusata dal governo di Abiy di essere responsabile di questi massacri. Cosa che nega. L’esecutivo è accusato di aver condotto una repressione indiscriminata che ha alimentato il risentimento degli Oromo nei confronti del governo centrale.