Esodo da 860 mila rifugiati: disastro umanitario in Sudan. Testimonianze Unhcr e Unicef

Il piano di risposta dell’Unhcr richiederà 445 milioni di dollari per il crescente numero di persone in fuga 

Sudan

Catastrofe umanitaria in Sudan. Il piano di risposta dell’Unhcr richiederà 445 milioni di dollari per il crescente numero di persone in fuga  L’Unhcr (agenzia Onu per i rifugiati) prevede un flusso di 860 mila rifugiati. L’allarme si estende alle persone che dal Sudan fanno rientro nel Paese d’origine. Fino a ottobre serviranno 445 milioni di dollari per sostenere le persone che scappano. “La situazione umanitaria in Sudan e nelle zone limitrofe è drammatica. Mancano cibo, acqua e carburante- spiega Raouf Mazou (Unhcr)-. E’ limitato l’accesso ai trasporti, alle comunicazioni e all’elettricità. I prezzi dei beni di prima necessità sono saliti alle stelle. La priorità rafforzare l’accoglienza per garantire la risposta ai bisogni urgenti. Questo è solo l’inizio. C’è bisogno urgente di aiuti sempre maggiori“.  sudan

Emergenza Sudan

L’Onu ha lanciato l’allarme, inoltre, per l’elevato numero di bambini rimasti vittime degli scontri. Da aprile si combattono le truppe sudanesi e i paramilitari di Rsf. “Come temuto e avvertito, la situazione in Sudan è diventata fatale per un numero spaventosamente elevato di bambini“, afferma il portavoce dell’Unicef James Elder. 190 bambini sono stati uccisi e 1.700 feriti. Un bilancio terrificante nelle ultime due settimane del conflitto. Statistiche dell’orrore che si riferiscono alle strutture sanitarie di Khartum e alla regione del Darfur. Ciò significa che “la realtà è probabilmente molto peggiore”, aggiunge Elder. Intanto in Sudan più di un milione di vaccini antipolio sono andati perduti come danno collaterale. L’ondata di violenza si è intensificata negli ultimi giorni. “Numerose strutture della catena del freddo sono state saccheggiate, danneggiate e distrutte. Tra cui oltre un milione di vaccini antipolio nel Sud Darfur”, riferisce Hazel De Wet. Il vicedirettore dell’Ufficio dei programmi di emergenza dell’Unicef fa il punto sulle campagne di vaccinazione contro la polio. In Sudan un’epidemia è scoppiata alla fine del 2022. Mentre l’Africa è stata dichiarata libera dalla polio selvaggia nel 2020.Sudan

Appello Unhcr

Unhcr esorta i paesi di tutto il mondo ad autorizzare l’ingresso e il soggiorno di persone in fuga dall’escalation dei combattimenti in Sudan. Oltreché ad annullare le espulsioni dei richiedenti asilo la cui richiesta era stata respinta. Le Nazioni Unite stimano appunto che oltre 100 mila persone abbiano già lasciato il Sudan. E che il numero potrebbe salire a 860 mila. La direttrice per la Protezione internazionale dell’Unhcr, Elizabeth Tan, ha ringraziato per la loro solidarietà i Paesi vicini al Sudan. E ha sottolineato che chi è fuggito o era già fuori dal Sudan per il momento “non può tornare”. Viene richiesta protezione internazionale che consiste nel garantire loro l’accesso “senza discriminazioni” a qualsiasi territorio. Indipendentemente dal fatto che abbiano o meno documenti giustificativi o addirittura siano apolidi. Molte persone hanno visto respinta la loro domanda di asilo. E ora hanno bisogno di assistenza.Sudan

Guerra civile

Dal 15 aprile, il Sudan è teatro di violenti scontri. Tra tra l’esercito regolare del generale Abdel Fattah al-Burhan. E i paramilitari delle Forze di intervento rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdane Daglo. I combattimenti e le violenze hanno già costretto centinaia di migliaia di civili ad abbandonare le loro case e cercare rifugio.. Il numero di nuovi sfollari interni è stimato ad oltre 300 mila. E più di 100 mila persone sono fuggite nei paesi vicini, in particolare Ciad, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Egitto ed Etiopia. La cifra di 860mila è una proiezione preliminare funzionale alla pianificazione finanziaria e operativa. Del numero totale, circa 580.000 sarebbero sudanesi, 235.000 rifugiati precedentemente ospitati dal Sudan che fanno ritorno nel Paese d’origine a causa delle condizioni avverse. E 45 mila rifugiati di altre nazionalità precedentemente ospitati dal Sudan. L’Egitto e il Sud Sudan dovrebbero registrare il maggior numero di arrivi. L’Unhcr ha lanciato un portale con i dati che verrà quotidianamente aggiornato. Con i numeri degli arrivi nei paesi vicini di rifugiati e di persone di ritorno verso i Paesi d’origine.Sudan

Assistenza sanitaria

I continui combattimenti, i saccheggi, l’aumento dei costi e la mancanza di trasporti rendono difficile per le persone lasciare le aree più pericolose. Anche l’accesso all’assistenza sanitaria è diventato difficile. Il piano sosterrà i Paesi ospitanti per assicurare l’accesso alle procedure d’asilo a coloro che necessitano di protezione internazionale. Per fornire assistenza umanitaria salvavita. Identificare le persone più vulnerabili. E fornire i servizi specializzati. L’arrivo della stagione delle piogge metterà ulteriormente a dura prova l’accesso e la consegna degli aiuti nelle località più remote. La maggior parte delle operazioni nei Paesi che accolgono le persone in fuga dal Sudan, e nel Sudan stesso, sono operazioni già perennemente sottofinanziate. E che ospitano già un gran numero di sfollati. La maggior parte tra queste ha ricevuto finora meno del 15% dei fondi necessari per il 2023.

Espulsione dal Sudan

“Abbiamo urgentemente bisogno di nuovi finanziamenti per rispondere alle necessità crescenti– puntualizza Mazou-. I bisogni sono tanti e le sfide numerose. Se la crisi continua, la pace e la stabilità nella regione potrebbero essere a rischio”. In arrivo un piano di risposta regionale per i rifugiati. Nel frattempo una protesta si è svolta davanti alla residenza dell’inviato delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Perthes. I manifestanti chiedono la sua “espulsione immediata” dal Paese. I manifestanti si sono radunati a Port Sudan, dove è stata trasferita la residenza di Perthes. Negli ultimi mesi persone vicine all’esercito regolare e gruppi islamisti hanno più volte contestato l’inviato Onu. Il diplomatico ha anche ricevuto minacce di morte. Le Nazioni Unite hanno espresso “profonda preoccupazione” per il video che circola in Rete. Nelle immagini si vede un uomo che emette una fatwa contro Perthes, alla guida della missione Unitams.