L’empatia che lenisce le sofferenze dei nuovi poveri

L'intervista di Interris.it a don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana di Lamezia Terme

La Mensa Solidale di Lamezia Terme (immagine di Caritas di Lamezia Terme)

Secondo gli ultimi dati disponibili – in Italia – ci quasi 11 milioni di persone a rischio povertà, tra i 4 milioni di disoccupati e i 6,7 milioni di occupati ma in situazioni instabili o economicamente deboli, il numero degli italiani che ha difficoltà a far fronte ai bisogni quotidiani; ad esempio – dal 2015 a oggi – anche a causa della pandemia e della crisi economica correlata – il numero dei nuovi poveri è aumentato del 15%, ossia 1,6 milioni di persone in più sono in una situazione di grave difficoltà economica e sociale. In particolare, al fine di porre un argine alle nuove forme di povertà, l’azione di Caritas a sostegno di coloro che soffrono è stata esemplare in tutte le diocesi d’Italia.

L’esempio di Lamezia Terme

Nella Diocesi di Lamezia Terme guidata da Sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Giuseppe Schillaci, la Caritas diocesana ha inaugurato nel corso del 2021 – alla presenza dell’Elemosiniere di Papa Francesco Sua Eminenza il Cardinal Konrad Krajewski – il dormitorio Querce di Mamre e la Mensa Solidale che si pongono come obiettivo la vicinanza e l’assistenza alle persone più fragili. Interris.it ha intervistato in merito a questa esperienza Don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana nonché autore del libro intitolato “La dottrina sociale della Chiesa. Uno strumento per camminare insieme”

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L’intervista

Come nascono e che obiettivi si pongono le iniziative della Caritas diocesana di Lamezia Terme per il contrasto alla povertà denominate “Querce di Mamre” e “Mensa Solidale”?

“Nascono dall’attenta lettura del territorio e dei bisogni che emergono quotidianamente. Abbiamo diversi centri di ascolto sul territorio ma, il primo filtro, è rappresentato anche dalle parrocchie, dalle quali è emersa l’esigenza ed il bisogno sia di ospitare fratelli e sorelle immigrati ed i senzatetto. Quindi, le Querce di Mamre diventa il luogo – partendo dall’episodio biblico – ove ci si possa fermare, ristorarsi ma avere soprattutto una presa in carico a 360 gradi – ossia il supporto morale, materiale ma anche psicologico. Cerchiamo quindi di rispondere ai bisogni delle persone che bussano alle nostre porte – dando anche un tetto dignitoso in cui al centro abbiamo messo la dignità dell’uomo -. Molti necessitano anche di documenti, di conseguenza avviamo tutta la procedura burocratica per la documentazione che devono ricevere – sia per la residenza, il passaporto ed i relativi rinnovi – e tutta la procedura legale. Pertanto, ci facciamo carico dell’aspetto sanitario, legale, psicologico e spirituale. La mensa risponde ad un bisogno – del quale farei due letture diverse, una antecedente alla pandemia e una dopo la pandemia e la guerra – dove i bisogni sono aumentati ma, il dato che ci sorprende maggiormente è che siamo passati dal 15% al 50% di italiani, i quali pranzano alla nostra mensa Caritas”.

In che modo la pandemia ha mutato la vostra metodologia d’azione nei confronti delle persone più fragili?

“Sicuramente, nel primo lockdown, la pandemia ha dato molto spazio alla creatività, utilizzando anche un’espressione che Papa Francesco ha consegnato nel cinquantesimo della Caritas Italiana “La via dei poveri, la via del Vangelo e la via della creatività”. Quindi, abbiamo dato molto spazio alla creatività stando molto vicini con la tecnologia e con il telefono, ma abbiamo soprattutto ascoltato e sentito i nuovi poveri – anche quelli invisibili -, le persone che vivevano sole, sono cadute in depressione e non avevano bisogno di viveri, ma solo di essere ascoltate o di parlare. In seguito, si è svolta tutta la procedura delle prenotazioni sulle piattaforme per la vaccinazione e le prese in carico, dando quindi spazio all’aspetto sanitario. Tanti ci chiedono se ci competa, noi rispondiamo che, dove l’Uomo ha bisogno, compete ad ognuno di noi tendere la mano per aiutarlo”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro in materia di tutela delle persone più fragili? In che modo chi lo desidera può aiutare la vostra azione?

“Tutti gli uomini e le donne di buona volontà possono dare una mano alla nostra azione. Sicuramente poi è necessaria una formazione umana e spirituale per inserirli in progetti e contesti dove abbiamo a che fare con tutte le fragilità dell’uomo. Oggi – in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa – si sta vivendo questo tragico evento della guerra che coinvolge ciascuno di noi, quindi anche le Caritas. Arrivano quotidianamente tanti ragazzi, bambini, giovani, donne e mamme che hanno bisogno e sono coloro i quali oggi fanno parte dei nuovi poveri. Le persone che fuggono, vivono l’esodo della guerra e non trovano più una casa, sono disorientati e noi dobbiamo rispondere a questo grido d’aiuto. Il mio auspicio per il futuro sarebbe quello di annientare la povertà, chiudere le Querce di Mamre, la mensa e tutti i servizi perché ciò significherebbe aver avviato un processo di politica per il bene comune in tutto il mondo. Sappiamo che è un sogno, però tutti dobbiamo lavorare per questo”.