Ecco come trasformare la diversità in un punto di forza. Laboratorio Jobmetoo

"Quando si parla di disabilità, tuttavia, non ci si riferisce ad una sola condizione, ma a tante. E molto differenti tra loro- spiega Daniele Regolo (Jobmetoo)- Perfino la stessa disabilità può avere varie declinazioni. Tra queste, le più complesse da gestire sono sicuramente quelle intellettive"

lavoro

La diversità come risorsa. L’inclusione lavorativa come strumento per superare barriere e pregiudizi legati alla disabilità. Jobmetoo estende le potenzialità del recruiting online a fasce svantaggiate come le persone con disabilità. Persone che necessitavano di un riferimento più moderno. “Quando si parla di disabilità, tuttavia, non ci si riferisce ad una sola condizione, ma a tante. E molto differenti tra loro- spiega Daniele Regolo (Jobmetoo)- Perfino la stessa disabilità può avere varie declinazioni. Tra queste, le più complesse da gestire sono sicuramente quelle intellettive. Che poi, diventano anche quelle a maggior rischio di emarginazione. Per tale ragione è fondamentale rivolgersi al mondo associazionistico, che in Italia rappresenta una ricchezza spesso sottovalutata. Le associazioni sono portatrici di complessi know-how che non si troverebbero altrove”.diversità

Diversità e lavoro

Ne è un esempio il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down. Attivo dal 1987 con lo scopo di promuovere azioni di comunicazione. Condivise tra le diverse organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down. Le associazioni aderenti al coordinamento sono attualmente 54. Il CoorDown rappresenta oggi l’organismo ufficiale di confronto con tutte le istituzioni per quanto riguarda le problematiche e i diritti delle persone con la sindrome di Down. Sul tema del lavoro CoorDown ha realizzato il vademecum “Pronti per lavorare”. Idee, opportunità e risorse per accompagnare al lavoro le persone con disabilità intellettivadiversità

Inclusione

Consigli per istituzioni, aziende, operatori e genitori. Al fine di coinvolgere e sensibilizzare tutti sull’importanza del lavoro nella vita delle persone con sindrome di Down. Favorendo i percorsi di autonomia e inserimenti lavorativi su tutto il territorio nazionale. In Italia tra le persone con sindrome di Down che non lavorano il 91% vorrebbe lavorare. E non solo al bar o nella ristorazione (31%), ma anche nella moda e nello spettacolo (25%), in ufficio (11%), in una fattoria (8%), in negozio o magazzino (7%), altro (18%). Tra quelli che lavorano il 75% è molto soddisfatto del proprio lavoro. Il 70% ha un ottimo rapporto con i colleghi di lavoro. Ma solo il 19% li frequenta fuori del lavoro. Alcuni lavorano nei ristoranti, altri lavorano nei servizi di assistenza all’infanzia, nella vendita al dettaglio. Nell’ amministrazione e nell’ospitalità. Altri possono lavorare in un’azienda familiare o in una microimpresa. In tutti i casi è fondamentale un’adeguata formazione e supervisione del lavoro.diversità

Creatività

La campagna “The Hiring Chain”, per esempio, ha avuto in un anno e mezzo oltre 6 milioni di visualizzazioni nelle diverse piattaforme. Due milioni e mezzo solo su Linkedin. 33 i premi riconosciuti dai più prestigiosi festival della creatività del mondo. Da Cannes al New York Festival. Sono 70 mila le persone che hanno visitato HiringChain.org. E circa mille aziende da tutto il mondo hanno contattato CoorDown. Per chiedere informazioni o con l’intenzione di assumere una persona con la sindrome di Down. CoorDown opera in collaborazione con l’associazione mondiale Down Syndrome International. E  ha messo in contatto utenti e associazioni di tutto il mondo. Solo in Italia sono oltre 35 le aziende con cui è stata avviata una collaborazione fattiva. Il primo inserimento è stato nel headquarter di Salvatore Ferragamo a Firenze. Poi nello studio di consulenza Rödl & Partner. Nel flagship di Levi’s in centro a Milano. Numerosi i protocolli d’intesa firmati con grandi aziende che hanno sedi in diverse città italiane. Come Esselunga, Share, Authos, Aeroviaggi, Mercato Centrale. Questi accordi potranno offrire opportunità lavorative in diversi territori.

Promozione dei diritti

“Le persone con sindrome di Down hanno una disabilità intellettiva. Ma ogni persona è un individuo. E porta i propri punti di forza, le proprie abilità e le proprie qualità nel lavoro- testimonia a Jobmetoo Martina Fuga, responsabile della comunicazione di Coordown-. Se gli viene data l’opportunità di raggiungere il pieno potenziale, possono diventare membri apprezzati e produttivi della comunità. Ogni dipendente, sia che sia disabile o meno, ha bisogno di sostegno. Alcuni ne avranno bisogno più di altri. Il ruolo di un datore di lavoro è assicurarsi che ogni persona riceva la formazione e il supporto necessari per svolgere il proprio lavoro al meglio. Lo stesso vale per un dipendente con sindrome di Down”. E aggiunge: “Le ricerche ci dicono che ci sono vantaggi reciproci quando persone con sindrome di Down sono incluse nel posto di lavoro. Le persone con la sindrome di Down hanno una migliore qualità di vita e opportunità di sviluppo. E le aziende che le impiegano riferiscono di significativi miglioramenti nella loro ‘salute organizzativa‘”.