Come difendersi dalle insidie del web

Anche nel mondo del web occorre tutelare gli utenti da attacchi violenti e denigratori per riportare le presone alla realtà

Moige

Quella che racconterò oggi è la storia di Rebecca, una ragazza di 13 anni di Catanzaro che, a causa di una malattia che le ha sfigurato il viso, è stata insultata sui social.

Quella che noi viviamo è in qualche modo proprio l’era dei social che rappresentano la realtà come un qualcosa di perfetto e chi questa perfezione non ce l’ha, non può essere realmente felice.

Quello però che non si racconta è tutta la parte oscura: infatti stare sui social non à facile, e sopratutto non è per tutti. Perché non c’è solo il body shaming, cioè l’insulto discriminatorio per il proprio aspetto fisico, ma c’è anche lo shit storm, cioè la catena di insulti che ricoprono il malcapitato sui social.

Le parole sono sempre importanti ed ognuno è responsabile per quello che dice. Ma sui social hanno un peso ancora maggiore, perché possono scatenare una vera e propria catena d’odio. Sembra quasi che si creino delle coalizioni per spargere odio verso determinate persone o sotto specifici post, e questo rende il clima del social estremamente tossico e quasi non “vivibile”. Perché è vero che si ha la libertà di esprimere la propria opinione, ma è anche vero che lo si deve fare con educazione e rispetto.

Per fortuna si sta superando la logica perversa secondo la quale, in nome di una falsa libertà, su internet posso dire e fare qualunque cosa. E proprio a questo proposito finalmente ci si può tutelare con la legge. Si è parlato, giustamente, della difesa che viene data alle donne per i casi di revenge porn. Ma occorre focalizzarsi anche sulla tutela che si può avere contro le offese. Chi ti offende sui social può essere denunciato per ingiurie o per diffamazione, poiché sono reati anche la diffusione di immagini o di video senza autorizzazione.

E’ un reato usare espressioni “vietate” nella vita reale sui social: fenomeni orrendi come l’antisemitismo, l’omofobia, l’apologia del fascismo o del nazismo vengono giustamente colpiti penalmente. La mia sensazione è che, dopo l’illusione di poter vivere in una realtà virtuale che ci garantiva una sorta di impunità o di immunità, l’umanità si sta lentamente “riallineando” al principio di realtà.

A fine anni ’90 il filosofo francese Jean Baudrillard denunciava l’assorbimento della realtà nel virtuale del web. Il rischio di questa situazione è che non si capisce più quale sia il limite tra la vita vera e i social, perché questi fanno parte del nostro mondo. Non si riesce più a distinguere cosa è giusto e cosa invece è sbagliato e questo ci rende una generazione estremamente fragile, poiché nella vita vera molte volte non si riesce neanche a formulare un discorso di senso compiuto, si pensa solamente a criticare e giudicare gli altri.

Ora, questa è la mia opinione, viviamo una fase storica nella quale la realtà sta tornando… ad essere reale: dietro lo spazio della rete ci sono uomini e donne, ci sono persone. E queste persone pensano, agiscono, amano, vivono. Per questo occorre tutelarle da altre persone che si nascondono nelle pieghe del web per violare la legge.