Coronavirus, prof. Gentile (Bambino Gesù): “Dire sempre la verità ai bimbi”

La professoressa Gentile, responsabile dell'Unità Operativa di Psicologia Clinica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, spiega come aiutare i bambini a comprendere quello che sta accadendo nel nostro Paese

bambini

Verità, serenità, giocare molto, mettere i bimbi in contatto con i parenti e particolare attenzione con gli adolescenti. Sono queste le parole chiave che dovrebbero prevalere in questo periodo in cui siamo tutti costretti in una quarantena forzata. E’ il pensiero della professoressa Simonetta Gentile, responsabile dell’Unità Operativa di Psicologia Clinica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. In Terris ha intervistato la professoressa Gentile per capire come aiutare i bambini a comprendere quello che in questo particolare periodo tutta l’Italia sta vivendo: l’emergenza coronavirus, la quarantena forzata, la chiusura delle scuole. “Questa e questa costrizione dello stare a casa, può essere trasformata in un’occasione di riflessione e crescita. Io credo molto nella capacità dell’essere umano di trasformare gli eventi più drammatici in qualcosa che possa essere un elemento personale di crescita che poi influenza anche la comunità, la famiglia, e la società. La capacità di riflessione – penso a un processo intrapsichicho, ossia elaborare dentro di noi quello che sta accadendo – va a rinforzare la resilienza delle persone, ossia utilizzare quello che ci accade per apprendere e crescere“.

Professoressa, quanto è importante spiegare ai bambini cosa sta accadendo?
“Sono dell’idea che vada sempre spiegato tutto ai bambini. Anche in ospedale, riusciamo con i più piccoli ad informarli sul loro stato di salute e malattia, così anche in questa circostanza, si può e si deve spiegare loro cosa accade”.

Come informarli?
“E’ molto importante il modo con cui comunichiamo, deve essere fatto semplicemente a secondo dell’età. Con i più piccoli, quelli di età prescolare, che non hanno la piena conoscenza di quello che accade, è un po’ più difficile. Bisogna usare mezzi visivi, parole molto semplici e soprattutto rassicurarli che gli adulti sanno cosa si sta facendo, senza allarmismi. I genitori devono essere molto sereni davvero, perché al di là delle parole che usiamo, i bimbi ci guardano dritti negli occhi e attraverso lo sguardo comprendono l’ansia, la preoccupazione ed, eventualmente, anche la rabbia. Con i più grandi, che conoscono l’esistenza di germi e batteri perché li studiano in classe, è più facile spiegare che esiste questo virus e che stiamo cercando di sconfiggerlo. Al di là di tante parole, è molto importante il nostro comportamento: ci guardano, ci osservano e imitano quello che noi facciamo, quindi dobbiamo dare il buon esempio. Con gli adolescenti, che per loro definizione sono in una fase di trasformazione, in cui hanno una forte spinta verso l’autonomia, l’indipendenza, e sono portati un po’ alla trasgressione e a dare poca importanza alle regole, sarà molto importante veicolare delle corrette informazioni, essere un pochino più insistenti ed esigere che vengano rispettate”.

Le scuole resteranno chiuse fino al prossimo tre aprile, la routine dei bambini viene stravolta. Cosa fare per farli sentire al sicuro?
“Nella fasce di età scolare i bambini soffrono molto del cambiamento delle routine, soprattutto a livello sociale: non incontrare i compagni di scuola, non fare lo sport, non andare a catechismo. E’ molto importante non confonderli e non destabilizzarli, dargli comunque delle regole quotidiane anche rispetto agli orari. Il bambino deve sapere quando è il momento di fare i compiti, quando può guardare la televisione o quando può giocare. Io invito i genitori a questa condivisione del gioco, che non si fa più: approfittiamo di questi momenti in cui siamo forzatamente a casa per ritrovare il piacere del giocare con i nostri bambini”.

Al termine di questa pandemia, come cambierà psicologicamente la vita dei bambini?
“Se c’è stata la capacità di ritrovare lo stare bene in famiglia senza falsi valori intorno, non si produrranno dei danni. I bambini sono molto duttili e credo che non avranno conseguenze. Anzi, potrebbe essere stata un’opportunità per essere più responsabili per condividere i valori della comunità”.