Il contrasto alle sostanze stupefacenti deve essere un dovere di tutti

In seguito alla pubblicazione della relazione Emcdda, In Terris ha intervistato sul tema del contrasto alle droghe il Dottor Daniele Prucher

Nei giorni scorsi l’Agenzia Europea che si occupa delle problematiche legate alla droga e alle tossicodipendenze ha pubblicato la relazione Emcdda – European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addictiondell’anno 2021 la quale ha evidenziato che, nonostante la pandemia in atto, il mercato della droga si è adattato alla nuova situazione ed alle relative restrizioni mutando i metodi di spaccio e approvvigionamento. In Terris, in merito a questa importante tematica, ai danni che la stessa provoca ed alle metodologie di contrasto auspicabili in merito, soprattutto tra i giovani, ha avuto l’onore di intervistare il Dottor Daniele Prucher, Chimico e Tossicologo, Dirigente Chimico presso il Laboratorio Analisi Valdarno dell’Azienda U.S.L. Toscana Sud Est ed impegnato in prima linea in fulgide attività di sensibilizzazione nei confronti dei giovani nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Arezzo e di Firenze per quanto concerne l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti ed i pericoli correlati.

L’Agenzia Europea che monitora il fenomeno droghe e tossicodipendenze ha stilato la relazione Emcdda da cui emerge che, nonostante la pandemia e le relative restrizioni, lo spaccio di sostanze stupefacenti continua; quali sono le sostanze più diffuse?

Quella più evidente è la cannabis, poi vi sono anche le droghe sintetiche – tra cui le anfetamine – che però vengono sequestrate in misura molto minore rispetto alla cannabis. Se si considera il numero dei sequestri la principale è la cannabis”.

Che strategie devono mettere in campo le istituzioni per arginare al meglio il fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti?

“La prevenzione nei confronti dei giovani. Con il termine giovani intendo anche i ragazzi dai dieci anni in su. Bisogna ricostruire quel tessuto familiare che era il fronte primo contro l’utilizzo di certe sostanze. E’ necessario che questi ragazzi non si sentano più lasciati da soli ma essi devono essere coinvolti nella società al livello dell’età che hanno e fatti sentire importanti, stimolati a raggiungere qualcosa. Oggi purtroppo lo stimolo principale è quello di raggiungere un telefonino”.

Come si può prevenire il fenomeno tra i giovani? Quali sono i tempi e i luoghi migliori per parlare loro?

“Il primo baluardo è la famiglia ed il secondo è la scuola, ma non dopo i 15 anni. È necessario intervenire prima perché vi sono evidenze che dimostrano che i ragazzi cominciano ad utilizzare sostanze dai 12 anni in poi, quindi bisogna intervenire dall’ultimo anno delle scuole elementari e dal primo delle scuole medie. Questo comporta l’utilizzo del linguaggio dei ragazzi, Non reputo così importante l’organizzazione di congressi, convegni e statistiche che alla fine servono solamente per aumentare ciò che sappiamo già tutti. Questo fenomeno, porta chi lo gestisce, al controllo della società e all’indirizzo delle persone verso certi stili di vita. Infine, è utile puntualizzare che, la prevenzione di questo fenomeno, è l’attenzione che la società deve conferire ai ragazzi mediante le attività che vengono loro richieste. Gli endocannabinoidi, uno dei quali è l’Anandamide, vengono prodotti quando una persona raggiunge un obiettivo che si prefissa e provocano nel cervello quella sensazione di euforia legata al raggiungimento di questo, per questo è importante che la società stimoli i giovani al raggiungimento di obiettivi”.

Quali sono i pericoli e le conseguenze sul corpo e sulla psiche che l’utilizzo di sostanze stupefacenti provoca?

“Lo vediamo tutti i giorni con gli eventi di cronaca violenta, disturbi di tipo bipolare che fanno passare queste persone dall’euforia alla tristezza o ad una violenza folle. Vi sono molti esempi di casi in cui si è verificata una violenza o una morte legata al fatto che la persona che ha commesso il fatto era sotto l’influsso di sostanze stupefacenti. Questo è riconosciuto da decenni, sono stati fatti dei test anche sulla cannabis, i quali dimostrano che i ragazzi hanno utilizzato cannabis in età adolescenziale quando saranno adulti, ossia verso i 30 anni, saranno portati ad avere dei problemi al livello psicologico. Questo presumibilmente, come dimostra l’epigenetica, porterà i geni a modificarsi, ciò può accadere ai giovani che hanno usato droghe in età adolescenziale, quando il cervello è in formazione. Quanto precedentemente detto, da un punto di vista sanitario, ha dei costi enormi perché – queste persone – quando saranno maggiorenni ed arriveranno a quell’età che va dai 25 anni in su, saranno persone che avranno bisogno di uno psichiatra e di farmaci per l’attenzione. Tra l’altro attualmente si sta verificando un aumento dei ragazzi in età adolescenziale le cui famiglie si rivolgono al medico per problemi di iperattività e attenzione”.

Quali strumenti normativi ulteriori servirebbero al fine di contrastare al meglio lo spaccio e l’utilizzo di sostanze stupefacenti?

“La certezza della pena. Di leggi ve ne sono già anche troppe, il Codice della Strada, ad esempio, con l’introduzione dell’omicidio stradale, con il quale molti sostenevano si sarebbero risolte molte problematiche, ha aumentato invece il numero delle persone che fuggono dopo aver causato un’incidente. L’incremento del numero delle leggi in questo caso non è utile, serve la certezza della pena”.